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Felice 2004 PDF Stampa E-mail
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marted́ 30 dicembre 2003
Il vescovo Francesco Micciché per il nuovo anno
Un nuovo anno che arriva porta con se sempre attese, speranze, deisderi
d'impegno, un carico di progettualità.
Il tempo è dono como dono è la vita che abita il tempo. Fruire di questo
dono è l'impegno che ci prefiggiamo se non vogliamo cadere
nell'insignificanza del vivere. Valorizzare ogni istante della vita
impreziosendolo del dono dell'amore è la grande scommessa che gioca che
vive alla luce della presenza dell'amore che si è fatto carne in Gesù.
La chiesa dedica a Maria, la madre di Gesù, la prima giornata dell'anno.
La donna è madre e la madre, nell'orizzonte della storia, porta
speranza, certezza di vita, tenerezza, conforto. E' nel segno della
donna, pienamente consapevole del suo ruolo che l'umanità può essere
addolcita nelle sue asprezze, smussata nelle sue angolature,
rappacificata nelle sue contrapposizioni. Il desiderio-bisogno-necessità
della pace, è l'obiettivo della Giornata della Pace che si celebra il
primo di Gennaio, giornata voluta fortemente da Giovanni Paolo II. La
pace non è assenza di guerra; la pace è esplosione d'amore, bisogno di
perdonare, necessità di servire gli ultimi, i dimenticati della società.
Le logiche abberranti di un terrorismo globalizzato non possono frenare
la voglia di bene che gli uomini coltivano intensamente nel loro cuore.
Il bambino Gesù, rivelazione dell'amore del Padre, che abbiamo
contemplato nel mistero del Natale, ci dà la certezza che la sotira
visitata dalla sua presenza è storia di salvezza. Il bene, la luce,
l'amore siamo certi che si affermeranno nel mondo a condizione che
ciascuno di noi lo voglia e s'impegni nel concreto della propria vita.
Se la cultura della pace si affermerà non vi saranno più kamikaze che
seminano terrore, orchi terribili che abusano di bimbi innocenti e donne
inermi o di poveri indifesi.
Questa nostra città con la sua provincia, in cui insieme a tanti aspetti
negativi non mancano certamente uomini e donne di buona volontà
impegnati nella costruzione della civiltà dell'amore, mi auguro che in
questo 2004 possa sognare alla grande.
Sogna, Trapani, per i tuoi figli e le tue figlie, famiglie riscaldate
dall'amore pervase di tenerezza e di perdono; giovani pieni
dell'entusiasmo di vivere proiettati verso un futuro di lavoro onesto e
dignitoso; società felice perchè assecondata nei bisogni primari, non
ferita dal disordine e dall'egoismo; pubblici amministratori attenti e
sensibili al bene comune; chiesa al servizio dell'uomo soprattutto più
povero e indifeso.
Auguri carichi dell'ottimismo della fede a tutti e a ciascuno: che il
2004 possa, in quest'ottica, essere un anno veramente felice.
 
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