Il saluto del vicario generale a nome di tutto il presbiterio a don Michele Di Stefano
Saluto a don Michele Di Stefano del vicario generale mons. Liborio Palmeri a nome dei presbiteri della Diocesi
Caro padre
Michele,
voglio esprimere a nome del nostro presbiterio il saluto che ti si deve dopo una vita spesa a servizio del Vangelo, nella Chiesa, tua e nostra madre.
Infatti, caro confratello,
a te,
più
anziano di me certo per età,
ma forse più giovane di me, per
temperamento ed energia,
a te è toccato diventare segno martiriale
della nostra affaticata Chiesa di
Trapani.
Quel colpo che hai
ricevuto oltraggiosamente e vigliaccamente nel sonno,
tu inerme, tu
anziano, tu onesto,
ha raggiunto tutti noi.
In te siamo stati
colpiti tutti, è stata colpita ancora una volta la nostra
Chiesa,
un
po' di morte ha raggiunto anche noi, come il fiele sulla bocca di
Cristo
in croce,
e lo ammetto, per un momento sulle labbra ci siamo
ritrovati le parole del
salmista e abbiamo detto:
"Forse Dio ci
respingerà per sempre,
non sarà più benevolo con noi?
E' forse
cessato per sempre il suo amore,
è finita la sua promessa per
sempre?".
In questi anni troppo ha sofferto il corpo della nostra
Chiesa,
e quest'ultima bastonata ci è apparsa insopportabile.
Ma
sentendo quelle parole di sfiducia tu ci avresti rimproverati,
dolcemente però,
con quel sorrisetto ironico che ti mettevi ogni
tanto.
Eri ottimista, sempre.
E ci avresti detto:
Semen est sanguis
christianorum.
E' un seme il sangue dei cristiani.
Dunque è un
seme il tuo sangue versato, padre Michele.
E il seme del sangue
innocente, il seme di ogni vittima dell'insensata
violenza, caduto in
terra, muore per portare frutto,
partecipa infatti delle sofferenze e
della morte di Cristo,
per partecipare anche della sua gloria.
Pertanto, così com'è certamente della tua anima, sia anche della nostra
Chiesa.
Ricordalo ora al Signore, imploralo per questa Chiesa, se sei
già davanti al
suo cospetto
Dunque abbiamo fiducia: chi ha ucciso
il tuo corpo, non ha ucciso la tua
anima.
Compito nostro è invece
difendere la terza vita che ti rimane, caro
confratello nostro, quella
sociale, il buon nome, la fama di un ministero
esercitato con bontà e
generosità, a servizio di tutti, soprattutto i poveri
e i bisognosi.
Come in questi giorni in tanti hanno testimoniato, giovani,
anziani,
uomini, donne, anche sui mezzi di informazione.
Vorremmo,
pertanto, che si fermasse chi gioca a fare ipotesi che niente
hanno a
che vedere con la trasparenza del tuo operato, che nessuno si
permettesse di aprire "filoni di indagine" presenti solo nella loro
testa e
nella loro maldicenza.
Ringrazio invece per quanta
sensibilità, delicatezza, rispetto hanno
mostrato i carabinieri, in
particolare il comandante provinciale colonnello
Fernando Nazzaro e
tutte le forze dell'ordine intervenute, per la prontezza
d'azione dei
magistrati, il procuratore Marcello Viola e il sostituto
Massimo
Palmeri.
Da loro speriamo di ricevere presto una notizia: che chi ti
ha ucciso è
stato scoperto e affidato alle mani della giustizia umana.
E a chi, in modo così barbaro e incosciente, ti ha ucciso, mandiamo
l'unica
invettiva possibile ad un cristiano: che sia divorato dal
rimorso, che
conosca il dolore immenso e salutare del pentimento.
Un'ultima cosa, padre Michele.
Non correre più, ora.
Lo sappiamo,
diciamolo a voce bassa, quanto ti piaceva.
Sarai entrato in cielo
sicuramente oltre i limiti di velocità.
Ora hai finito la tua
corsa, hai raggiunto la tua meta,
goditi il riposo del Signore,
che
tanto hai amato,
tanto testimoniato.
e non alzare troppo la voce
quando canti,
anche questo, lo sappiamo, ti piaceva molto,
a meno che
tu non decida ogni tanto
di farti sentire
fino qua
da tutti quelli
che ti hanno amato.
Amen.
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