Messaggio del Vescovo per l’Anno Santo
IL PRODIGIO DELLA MISERICORDIA
Trapani, 8 dicembre 2015
Carissimi,
“Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!” - “Dio ha operato in voi il prodigio della misericordia”: Lucia Mondella, una giovane indifesa del popolo, e Federigo Borromeo, un cardinale molto amato dalla gente, furono scelti da Alessandro Manzoni per dire il messaggio più alto del Vangelo all’Innominato, l’uomo più pericoloso del romanzo I promessi sposi.
A che serve parlare di misericordia?
Papa Bergoglio, che conosce bene quel libro, con l’Anno Santo sembra voler dire a tutto il mondo che il prodigio della misericordia è sempre attuale. Oggi più che mai, in un tempo in cui il feroce Innominato assume molte facce, che i mass media ci svelano in continuazione. Siamo di fronte al nero di spaventose bandiere e al grigio di enormi città inquinate, ai bagliori sinistri delle terre del fuoco e alle terribili statistiche di morti per tumore, agli immigrati naufragati nel Mediterraneo e alla vita scandalosamente degradata a prodotto commerciale; sembriamo rassegnati alla violenza di ogni tipo di mafia e all’indegna diffusione della corruzione, alle dipendenze sempre più pervasive (il gioco d’azzardo, l’alcol, il narcisismo multiforme) e alle manipolazioni più spregiudicate del bene comune, alle falsificazioni della verità nel commercio e nei media e alla strumentalizzazione dei poveri e dei lavoratori in ogni angolo del pianeta. Di fronte a tutto ciò ci chiediamo: a cosa serve parlare di misericordia? perché passare attraverso la Porta Santa? Papa Francesco non vuole limitarsi a denunciare i mali della società; vuole coraggiosamente rilanciare “la gioia del Vangelo”, annunciando a tutti che la misericordia – cuore del Vangelo - è sempre possibile. Con lui anche noi chiediamo a tutti gli uomini di buona volontà, agli uomini e alle donne battezzate, ai sacerdoti presenti e futuri, ma specialmente alla gente più umile e povera delle nostre famiglie di fare una nuova esperienza dell’amore misericordioso di Dio e di testimoniarlo con coraggio.
Alleanza e misericordia
La prima testimone è Maria. Di lei, Madre della misericordia, papa Francesco dice: “La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore” (Misericordiae Vultus, 24). L’esperienza di Maria è indispensabile: con lei siamo chiamati a partecipare - per grazia - dell’amore misericordioso del Padre, che ci viene incontro nella nascita di Gesù, nella sua Pasqua di risurrezione e nell’effusione dello Spirito Santo. In particolare Maria ci aiuta ad entrare nel senso profondo dei due Sinodi dedicati alla famiglia. Da lei guidati, ci chiediamo: Ma noi abbiamo proprio scoperto tutto ciò che il Vangelo ha da dire sulla storia di ogni persona, di ogni famiglia? Ora, nell’Anno Santo, ci domandiamo: che cosa non abbiamo ancora sperimentato del Vangelo? Certamente Gesù non ci propone una misericordia buonista, perché in lui misericordia, verità e giustizia convergono. Siamo chiamati all’Alleanza, entrando nel mistero di un Dio che crea per amore e per amore si mette sempre dalla parte delle creature, un Dio pronto a perdonare, a redimere: “L’amore di Dio è la ragione fondamentale di tutto il creato. Ogni creatura è oggetto della tenerezza del Padre, che le assegna un posto nel mondo” (Laudato si’, 77). Gesù, volto della misericordia del Padre, ci rivela il nostro posto unico nella Chiesa e nel mondo, dandoci la grazia del perdono per occuparlo con pentimento e responsabilità! Siamo protagonisti, non spettatori, di un cambiamento d’epoca, in cui il cristianesimo ha la grande sfida da vincere, dicendo – con le parole e le opere – che “la misericordia è un prodigio sempre possibile”. Accompagnati da Maria, vogliamo gridare al mondo che “di generazione in generazione si stende la sua misericordia su quelli che lo temono” (Lc 1,50). Con Maria vogliamo costruire una Chiesa rinnovata, consapevoli che ciò che sorregge la Chiesa è l’architrave della misericordia, non la furbizia miope del potere.
Da dove cominciare?
Ognuno di noi, nella Chiesa e nella società, deve pronunciare coraggiosamente il proprio mea culpa e cambiare direzione e stile di vita. Dobbiamo cominciare dal “principio di responsabilità” in ogni relazione e continuare col riconoscere ciò che ci unisce nel variegato “piccolo villaggio” del mondo. Nel nostro territorio – ammettiamolo! – siamo in ritardo nel dialogo difficile ma indispensabile tra le diverse concezioni dell’uomo e di Dio. Le nuove generazioni sono in attesa di percorsi nuovi, da fare insieme, nel dialogo interculturale e interreligioso. La nostra Scuola teologica pastorale – Una casa per narrare – ha registrato un vero boom di adesioni: sete di Parola di Dio, di Concilio, di Catechismo della Chiesa Cattolica. Con Papa Francesco incoraggio tutti all’impegno formativo: “Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con l’Ebraismo, l’Islam e le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione” (Misericordiae Vultus, 23). L’Anno Santo – sulle orme della Laudato si’ (n. 77) – vuole introdurci nel cuore di Dio, “la Bontà senza calcolo” (San Basilio Magno); vuole metterci sotto lo sguardo de “l’amor che move il sole e l’altre stelle” (Dante Alighieri), vuole farci risalire dalle opere create “fino alla sua amorosa misericordia” (Benedetto XVI).
La misericordia è sfida, dono e impegno
I grandi testimoni, i santi, ci danno l’esempio e l’aiuto dell’intercessione nell’attuare la misericordia: la vivono come sfida urgente nella loro storia, come dono imprevedibile della grazia di Dio e come impegno totale della loro risposta. Sostenuti dalla preghiera e dalla confessione, dalla direzione spirituale e dal servizio agli ultimi, essi hanno vissuto il prodigio della “dilatazione” del loro cuore: sono diventati “misericordiosi come il Padre”. Nessuna chirurgia di facciata li ha interessati; solo un cuore “rifatto”, da cui sono fiorite le innumerevoli opere di misericordia: relazioni sorprendenti, capaci di accogliere e dare conforto, curare e ispirare, sostenere e accompagnare sempre. Con la preghiera, fino alla soglia del paradiso. La nostra diocesi, in questa epoca difficile, domanda la profezia di uomini e donne di misericordia, come Fra Santo di San Domenico e Arcangelo da Calatafimi, Teresa Fardella e Nicasio Triolo, Rosario Livatino e Pina Suriano, Pino Puglisi e Marianna Amico Roxas. Di fronte alla cultura dello scarto e alla diabolica semina del sospetto e della paura tra i popoli e le istituzioni, nella preghiera insistente chiediamo una rinnovata pentecoste con i prodigi della misericordia. Come santa Teresa di Lisieux, che ha sperimentato “l’ineffabile condiscendenza” di Gesù, anche noi – varcando la Porta della misericordia – scongiuriamo il Figlio di Dio di fare altrettanto con ogni persona ed ogni famiglia, ogni popolo e razza. Come santa Teresina, anche noi ci impegniamo a riconoscerci “deboli e piccoli” e ad abbandonarci “con una fiducia totale alla misericordia infinita” di Dio.
Vi benedico di cuore e porgo a tutti il mio sincero augurio per il santo Natale nell’Anno della Misericordia.
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