Il messaggio del vescovo ai giornalisti per la festa di San Francesco di Sales, patrono della categoria
In occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il vescovo Pietro Maria Fragnelli da Roma, dove si trovava per i lavori del Consiglio permanente della CEI, ha inviato un messaggio ai cronisti della stampa locale.
Carissime e carissimi giornalisti,
nel giorno della festa di San Francesco di Sales patrono della categoria, come vescovo e come collega, sento di rivolgervi un augurio e condividere qualche pensiero su questa delicata e difficile professione.
Papa Francesco oggi si rivolge a noi con la forza e l’autenticità della sua testimonianza per indicare un orizzonte alto su cui orientare l’impegno professionale. Nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà in Maggio e diffuso oggi, sprona tutti gli operatori della comunicazione a non cedere al conformismo per offrire all’opinione pubblica la cesta del pane buono e della novità che attraversa la storia. “La vita dell’uomo non è solo una cronaca asettica di avvenimenti, ma è storia, una storia che attende di essere raccontata attraverso la scelta di una chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere i dati più importanti. Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli ‘occhiali’ con cui scegliamo di guardarla”, dice il papa, “cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa”. Lo sguardo nuovo che papa Francesco ci propone è quello aperto e creativo della “buona notizia” senza promuovere disinformazione – precisa - “né scadere in un ottimismo ingenuo” che non si “lascia toccare dallo scandalo del male”. Non si tratta cioè di promuovere un buonismo banale che solletica emozioni superficiali o il narcisismo personale: “vorrei, al contrario, che tutti cercassimo di oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra, gettandoci nell’apatia, ingenerando paure o l’impressione che al male non si possa porre limite”, o quelle modalità comunicative, continua il papa, “dove il dramma del dolore e il mistero del male vengono facilmente spettacolarizzati, si può essere tentati di anestetizzare la coscienza o di scivolare nella disperazione”.
Carissimi, in questi tempi in cui l’invadenza dei social rischia di isolare anche i cronisti della stampa locale dal territorio e dai destinatari primi del servizio dell’informazione - la gente, soprattutto quella meno abilitata a solcare il palcoscenico mediatico, le categorie più marginali o “scartate” - il compito di decifrare la realtà e d’inforcare le lenti giuste richiede un di più di responsabilità personale, umile e paziente fedeltà al proprio servizio, la vittoria su noi stessi prima di tutto e su ogni forma di menzogna e di manipolazione a cui il lavoro quotidiano del giornalista è sempre esposto, la capacità di educarci e di educare a distinguere, a chiamare per nome le cose, a superare narrazioni stereotipate che impediscono di avvicinarsi alla realtà, d’incontrare e fare incontrare gli altri: la capacità di praticare un’informazione che non alzi muri ma costruisca ponti.
Nella Bibbia il sale ha un grande valore simbolico: fa pensare alla “comunione tra alleati”. L’alleanza è forte e vera quando il sale non è scipito. I discepoli devono conservare in sé il sapore di Cristo, altrimenti non valgono nulla, non servono a nessuno. Non danno al mondo ciò di cui l’umanità ha bisogno: l’antidoto alla sua tendenza alla corruzione. Il sale, infatti, non serve solo a dare sapore, ma anche a preservare dalla corruzione. Lo sappiamo bene noi trapanesi, che viviamo nella città e nella civiltà del sale. Mettere sotto sale i cibi significa proteggerli dalla corruzione causata dal calore e dal tempo. L’umano tende a corrompersi: quanti esempi negativi di corruzione nella pubblica amministrazione e nella vita privata, nella gestione del territorio e del bene comune in generale! Quanta manipolazione anche della dimensione religiosa e del sacro tra noi e nel mondo intero! Simbolicamente la grandezza eroica del sale sta nel fatto che si scioglie nella realtà a cui dà sapore e fecondità: non la usa, non la manipola. Come discepoli di Gesù, vi auguro di possedere “il sapere e il sapore” (così il latino sàpere, avere il sapore) del sale per riconoscere il bene comune e per costruirlo facendovi compagni di viaggio del cammino di crescita, e non al contrario, del nostro territorio.
Nell’attesa di incontrarvi personalmente, un caloroso saluto a ciascuno/a di voi!
Roma, 24 gennaio 2017
+ Pietro Maria Fragnelli
Vescovo di Trapani
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