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Piano Pastorale 1998-1999 PDF Stampa E-mail
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marted́ 01 settembre 1998
Indice articolo
Piano Pastorale 1998-1999
Schede di Riflessione
Ascolto
Dialogo
Ministerialita'
Formazione
Speranza

1. L'Ascolto
"Una Chiesa che coltiva il ministero
dell'ascolto" (r. c.* 7)

La rivelazione biblica è essenzialmente parola di Dio all'uomo. Ecco perché mentre nei misteri greci e nella gnosi orientale la relazione dell'uomo con Dio si fonda soprattutto sulla visione, secondo le Scritture la fede nasce dall'ascolto (Rm 10,17).Già essere creatura significa esistere per il pronunciamento divino di una parola (Gen 1), che ci costituisce fondamentalmente come esseri in ascolto, in attesa di un Dio che ci parla.Ascoltate, grida il profeta con l'autorità di Dio (Am 3,1; Ger 7,2).Ascoltate, ripete il sapiente in nome dell'esperienza e della conoscenza della legge (Prov 1,8).Ascolta, Israele, ripete ogni giorno il pio israelita per compenetrarsi della volontà del suo Dio (Deut 6,4).Ascoltate, riprende a sua volta Gesù stesso, la parola di Dio (Mc 4,3-9).Dandoci il Figlio unigenito, che è la sua Parola, Dio ci ha detto tutto.

Secondo il senso ebraico di verità, ascoltare, accogliere la parola di Dio, non significa soltanto prestarle attento orecchio, significa aprirle il proprio cuore (At 16,14), metterla in pratica (Mt 7,24), obbedire.Questa è l'obbedienza della fede richiesta dalla predicazione ascoltata (Rm 1,5; 10,14s).

L'uomo, però, non vuole ascoltare (Dt 18,16-19), ed è questo il suo dramma. È sordo agli appelli di Dio; il suo orecchio ed il suo cuore sono incirconcisi (Ger 6,10; 9,25; At 7,51).Ecco il peccato dei Giudei denunciato da Gesù: "Voi non potete ascoltare la mia parola... Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; se voi non ascoltate, è perché non siete da Dio" (Gv 8,43-47). Di fatto, Dio solo può aprire l'orecchio del suo discepolo (Is 50,5; 1Sam 9,15; Gb 36,10), "forarglielo" perché obbedisca (Sal 40,7s). Nei tempi messianici, quindi, i sordi sentiranno, ed i miracoli di Gesù significano che infine il popolo sordo comprenderà la parola di Dio e gli obbedirà (Is 29,18; 35,5; 42,18ss; 43,8; Mt 11,5).Da parte sua l'uomo è chiamato a capovolgere quest'attitudine di essere "non da Dio", questa errata prospettiva verso di sé, verso gli altri e verso il mondo; deve in altre parole convertirsi.Ascoltare è dono di Dio e, in risposta, decisione libera dell'uomo in vista dell'obbedienza.Senza questo capovolgimento è decisamente impossibile ascoltare e comprendere se stessi o gli altri; sarà sempre un ascolto alterato dall'io, che prepotentemente domina la scena e drammaticamente corre verso l'isolamento.

L'ascolto si compie nel silenzio dell'amore eterno del Padre per i suoi figli, nel quale egli dice: "Questi è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.Ascoltatelo".In questo silenzio ogni cosa è venuta alla vita.Nel silenzio Dio ci dichiara il suo amore: condurrò nel deserto la mia sposa per parlare al suo cuore (Os 2,16; Dt 8,2; 1Re 19; Mc 1,12s).Nel silenzio di Nazaret Maria conservava tutte queste cose nel suo cuore (Lc 2,19). Nel silenzio Gesù sta sulla montagna di notte, sta davanti ai giudici, sta sulla croce; e alla donna che esclama: "Beata colei che ti ha portato in grembo e allattato", risponde: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano" (Lc 11,27s).

Ascoltare Dio è accogliere Cristo e nello stesso tempo raccoglierci in lui.

Nel momento in cui decidiamo di ascoltarlo, sappiamo che Egli è là, segretamente presente.Ma in questo "segretamente" si nascondono tutte le difficoltà che ci attendono: questo silenzio pieno di Dio noi lo avvertiamo anzitutto come un vuoto, finché non saremo abituati a un capovolgimento completo del nostro modo di vivere.Siamo abituati a ricevere dall'esterno tutte le informazioni, in base alle quali dirigiamo la nostra vita; noi siamo ordinariamente rivolti alle creature, e a partire da esse riceviamo i dati che occupano la nostra mente; per il peso, poi, del peccato tendiamo a fermarci a queste.Dio non ci parla dall'esterno, ma all'interno; è necessario allora far compiere una piroetta alla nostra attenzione, se vogliamo ascoltarlo. E perché? Ma perché Dio, essendo nostro creatore, è più intimo a noi di noi stessi.

Ascoltare è arrestare la corsa di un'esistenza che si allontana sempre più dalla sua sorgente: "Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto" (Mt 6,6).

Questa conversione obbliga a rimettere ogni cosa a suo posto secondo il comandamento che riassume ogni altro: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le tue forze" (Mt 12,30).Rivolgendoci verso Dio, ritroviamo l'armonia nella quale siamo stati creati, riprendiamo il nostro posto dinanzi agli altri e, strappati all'isolamento, condividiamo in ogni nostra azione il progetto universale divino.

Mantenere mente e cuore nel silenzio: semplicissimo e insieme tanto difficile.Semplice, perché si tratta di non prestare ascolto ai rumori esterni (la città) ed interni (preoccupazioni, progetti, invidie, pigrizia, le mille cose); ci accorgiamo quanto è difficile non appena proviamo a tacere veramente cinque minuti bloccando le interminabili ore dedicate ad attività e discorsi.La difficoltà che avvertiamo dice proporzionalmente il nostro attaccamento alle creature piuttosto che al Creatore.Non bisogna illudersi che entrare nell'ascolto sia un gioco da ragazzi o mantenersi in esso sia scontato: è necessario decidersi.

ATTENZIONE
  • Spesso ci si trova con un processo di conversione non pienamente condotto a termine, non perfezionato nelle sue conseguenze, non coltivato nel tempo.
    Come si pensa di verificare la completezza della conversione?
    Conviene porsi la domanda se si sta seguendo il volere divino o quello proprio?
    Siamo convinti che la capacità di ascoltare l'altro debba presupporre la capacità di sapersi ascoltare?


  • L'ascolto investe la singola persona, la quale è inserita in un fascio di relazioni al di fuori della quale è inconcepibile.
    Come si pensa di favorire l'ascolto da parte della persona per se stessa, nella famiglia, nella parrocchia, nelle aggregazioni ecclesiali?
    Le nostre comunità sono luoghi in cui si ascolta?


  • Se non ci si da un programma, un minimo di regole, per quanto commisurate al proprio stato di vita, non si favorisce la scelta dell'ascolto.
    Come si pensa di rifare ordine nella vita personale innestata in quella sociale - comunitaria, trovando un giusto equilibrio?
    Si riesce a rispettare le priorità? In che modo coniugare nelle nostre comunità ascolto e silenzio, ascolto e discernimento?
    Come crediamo sia possibile attuare l'ascolto nelle relazioni familiari?


  • È forse bene ricordarsi di alcune pratiche (ascetiche, le si chiamava un tempo), intendendole però nel giusto senso, che non è quello di acquisire la perfezione qualora le si esegue puntualmente, ma di aiutarci a ricevere il dono gratuito di Dio, fornendo sostegni alla debolezza umana.
    In che senso la disciplina interiore dell'ascolto può diventare una forza operativa nelle comunità ecclesiali?


 
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