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marted́ 01 settembre 1998
Indice articolo
Piano Pastorale 1998-1999
Schede di Riflessione
Ascolto
Dialogo
Ministerialita'
Formazione
Speranza

5. La Speranza
"Colorate di speranza le vostre associazioni, gruppi, movimenti ecclesiali; colorate di
speranza le comunità parrocchiali, gli impegni e i percorsi delle nostre
comunità; colorate di speranza i nostri paesi, la politica" (r. c. 18)

Molteplici, e spesso distinti tra loro, sono i significati che vengono attribuiti al termine speranza nella nostra società.Questa oscillazione del linguaggio ai limiti della contraddizione, rispecchia l'atteggiamento dell'uomo nei riguardi del futuro. Si passa da una grande fiducia verso di esso, perché può essere considerato capace di offrire una illimitata realizzazione, ad un suo rigetto con il conseguente rifugio nel passato o con lo sfruttamento edonistico del presente perché il futuro sarebbe foriero di morte o di quella sofferenza provocata dai mostri costruiti dall'uomo stesso.


Tali oscillazioni, spesso frutto anche dei condizionamenti culturali di matrice occidentale, ha certo una radice profonda nell'animo umano, che si percepisce insieme chiuso in una sua finitezza ben determinata, ma aspirante ed aperto all'infinito.


Queste due percezioni, entrambe insite nel cuore dell'uomo, vanno educate perché egli non disperi, affondando in una deprimente disistima di sé, né coltivi deliri di onnipotenza, presumendo oltre misura.


In vero, la fondamentale e naturale aspirazione ad essere sempre più se stesso non può essere appagata dentro l'orizzonte mondano, perché nulla può soddisfarla.Infine essa si scontra con il mistero della morte: questo mistero mette a nudo il livello più profondo dello spirito umano, che custodisce l'incontenibile desiderio di esistere senza fine, ponendo concretamente l'uomo di fronte all'interrogativo ultimo su se stesso.


L'esistenza del singolo, inoltre, è connessa con il cammino dell'umanità; ne segue che il problema del futuro dell'umanità e del mondo riguarda il significato stesso dell'esistenza di ogni uomo in quanto responsabile dell'intera comunità umana.


La speranza è la scelta nella quale l'uomo interpreta il senso ultimo della sua esistenza.


Nella storia della salvezza scopriamo la meravigliosa dinamica di un vissuto incentrato sulla speranza: da un lato Dio che promette e attrae l'uomo, un popolo, l'umanità intera, dall'altro il popolo che cammina poggiando e confidando nella signoria di Lui.Israele ha vissuto la sua esistenza come storia aperta al futuro a partire dall'evento dell'esodo, in cui ha sperimentato il Dio dei padri come un Dio della promessa perché Signore della storia e dei popoli.Già con Abramo la promessa-speranza assume i contorni di attesa storica: possedere Dio possedendo una terra, la salvezza dal nemico, la vittoria del giusto.Iprofeti sconfessano la pretesa di Israele di autocostruirsi il proprio futuro; essi spostano la promessa di salvezza verso una azione futura di profondo rinnovamento interiore ad opera di Dio (Is 11,1-10; 53,5-12; Ger 13,31-34).


A fondamento e garanzia di questa e di ogni promessa è la fedeltà di Dio.


In Cristo la promessa di Dio è diventata realtà (At 13,32-33); il dono dello Spirito è la conferma della promessa realizzata (At 1,4-5; 2,33).Adesso la speranza trova il suo definitivo punto di appoggio e si fa insieme rinuncia ad ogni sicurezza umana e abbandono completo e fiducioso al mistero assoluto di Dio.


Il mistero pasquale è centro della speranza cristiana.Nella morte Cristo si dà definitivamente al Padre con un atto di esodo da sé e di fiducia in Dio (Eb 5,7).


Con la risurrezione ha inizio una vita nuova non soltanto per lui, ma anche per noi, perché Cristo fu risuscitato da Dio come primogenito di molti fratelli (1 Cor 15,20-57; Rm 8,29; Col 1,18).


La sua vittoria è vittoria per noi, perché è compimento irrevocabile della promessa di Dio e inaugurazione del futuro dell'umanità e del cosmo intero (Col 1,15-20; Ef 1,10.20-23).

La risurrezione di Cristo, però, implica la dialettica interna del compimento e della promessa: è compimento di tutte le promesse fatte da Dio ad Israele (Gal 3,16-22; 1Cor 1,19-20; Lc 24,25-47) ed è insieme un ulteriore compimento.

Il futuro di Cristo deve ancora venire (At 1,11; Eb 9,28; 10,23) e sarà l'adempimento nella gloria di Dio della piena liberazione dell'uomo: evento av-venire.

La presenza dinamica dello Spirito pone il cristiano in uno stato di tensione e di attesa.Egli sa che la potenza creatrice di Dio è comprensibile della luce della croce, cioè nasce dal totale annientamento di ogni attesa mondana.Per questo la speranza cristiana non teme il negativo: è una speranza crocifissa che si apre al nuovo e alla vita come dono.La libertà nata dalla croce distingue la speranza dall'ottimismo sicuro di sé come pure dal nichilismo.La speranza è l'andare verso il Dio creduto Signore del futuro.

Così intesa essa ci sottrae alla duplice tentazione, sopra menzionata: il perdersi nel chiuso del presente mondano, con le sue azioni concrete e i suoi progetti, che conduce la persona all'estraneazione e alla alienazione nella rete dei rapporti con la natura e con i propri simili, o nell'incapacità di uscire da sé autospecchiandosi e autoaffermandosi come assoluto nei suoi prodotti.La speranza apre invece il momento attualmente vissuto alle possibilità che la paura, il terrore del nuovo, del rischio tendono ad eliminare; apre la possibilità che può essere data dall'Altro, al di fuori di ogni previsione.

Confidare in Dio significa amarlo, e l'amore non è autentico se non è fedele al fratello.La speranza ha l'esigenza di incarnarsi per servire l'uomo nei suoi bisogni concreti, anzi essa è motore trainante della solidarietà.

Il credente, inserendosi pienamente nella dinamica degli eventi storici, può guardarli in profondità, accettando il rischio delle scelte presenti con la costante tensione al futuro.Egli accetta, cioè, il limite radicale delle scelte storiche, ne accetta in anticipo la morte (che la propria morte) nell'abbandono al Dio che risuscita dai morti.Così la vita terrena con le sue scelte viene eternizzata, non mediante la sua prosecuzione senza limite di tempo, ma mediante la sua assunzione nel piano di Dio attraverso la pasqua di Cristo.

La speranza cristiana è piantata nella storia, passando per l'itinerario di sofferenza e morte che la storia provoca, con l'offerta di tutto a Dio in Cristo, attendendo.

Guardando al Risorto l'attesa ha un senso: verrà il Dio che è già venuto.Egli è la pienezza reale dell'uomo in tutte le sue dimensioni, dove il faticoso impegno storico non è distrutto, ma trasfigurato ed esaltato.

ATTENZIONE
  • Quali motivi di speranza offre la società in cui viviamo.
    Quali speranze nutre?
  • Le nostre chiese sono segno di futuro e di sguardo fecondo in avanti?
  • Come superare inevitabili momenti di scoraggiamento personale e comunitario?
  • Come possono muoversi le parrocchie, e tutti gli organismi ecclesiali per rendere la speranza una scelta credibile per i più dubbiosi, incerti o pessimisti?
  • Quali spinte positive può concretamente attivare la Chiesa Trapanese per diventare segno di speranza per la città?
  • Quale attenzione dedichiamo ai giovani, futuro e speranza della società e della Chiesa?


 
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