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Omelia - Annunciazione del Signore PDF Stampa E-mail
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sabato 25 marzo 2000
Il Signore vi darà un segno: "Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emanuele, che significa Dio con noi" (Mt, 1,23). "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù"(Lc. 1,31). "Avvenga di me quello che hai detto"(Lc.1,38). Il pellegrinaggio giubilare attraverso i santuari mariani della nostra diocesi approda in questo luogo tanto caro e significativo a tutti noi: il santuario della Madonna Annunziata. Abbiamo percorso nella fede un itinerario spirituale e ci siamo confrontati con l'esperienza di Maria, la donna Vergine e Madre, pensata da Dio fin dall'eternità, segno luminoso di speranza dopo la caduta dei nostri primogenitori nel paradiso terrestre. Abbiamo camminato con Maria pellegrini nella fede e servi nell'amore. E' Maria che ci guida e ci conduce a Cristo. Lì dove c'è la presenza di Maria ivi c'è l'Emanuele Dio con noi. Il segno di cui parla Isaia profeta è lo stesso segno che il veggente di Patmos, Giovanni apostolo ed evangelista, ci descrive nell'apocalisse. In Isaia il segno vaticinato è la Vergine che concepirà e partorirà l'Emanuele, nell'apocalisse è la donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle. Maria di Nazaret è la donna vergine profetizzata. Ella è segno, modello e immagine della chiesa che genera figli di Dio. Vergine è Maria, vergine è la chiesa. Davanti all'annunzio dell'angelo che le svela il mistero della divina maternità, Maria con stupore interroga l'angelo di Dio: "Come è possibile? Non conosco uomo"(Lc.1,34). C'è in Maria la consapevolezza di non appartenere a nessun uomo. Per grazia Ella vive nell'equilibrio dei sentimenti e nell'armonia delle passioni. La sua reazione è di stupore e di meraviglia, ma non si chiude al mistero. Infatti, appena l'angelo la rassicura con le parole della fede: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo"(Lc.1,35), accetta. Il suo seno verginale concepisce il figlio, Ella entra docilmente nella dimensione della maternità. Sarà vergine e madre, veramente vergine e veramente madre. La verginità non è una pura dimensione corporale, ma è essenzialmente una dimensione dello spirito. La verginità dice disponibilità a farsi dono senza riserve, senza inquinamenti, senza sotterfugi, apertura della mente e del cuore, attesa vigile e gioiosa. Gesù racconta la parabola delle vergini stolte e delle vergine sagge. Le prime, distratte e superficiali, non presero l'olio per le lampade e quando venne lo sposo rimasero fuori dal talamo nuziale, le seconde, sagge e prudenti, presero con sé l'olio per le lampade e quando venne lo sposo entrarono nel talamo nuziale. La chiesa è questa Vergine sposa di Cristo, resa feconda dallo Spirito del Risorto, che concepisce e genera sempre nuovi figli di Dio attraverso il santo battesimo. C'è un amore profondo, indissolubile ed eterno che lega Cristo alla chiesa sua sposa. S. Paolo nella lettera agli Efesini utilizza questa immagine sponsale che riferisce a Cristo e alla chiesa per esprimere la ricchezza di amore che dev'esserci tra l'uomo e la donna nel matrimonio. "Come Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola"(Ef.5,25-27). Il poema dell'amore, il libro del Cantico dei Cantici, esprime la ricchezza, la profondità e la bellezza dell'amore sponsale oblativo, puro, carico del valore verginale dell'attesa gioiosa, del desiderio e dell'ardore, della passione serena e non turbolenta. Israele peccatore viene bollato dai profeti come la donna prostituta, venduta e traditrice, avendo preferito gli dei falsi e bugiardi all'unico Signore Dio Jahvè. La verginità nella sacra Bibbia presuppone fedeltà, i profeti con i toni e gli accenti dell'amore tradito si propongono di suscitare la nostalgia del bene perduto: "Ritorna, Israele". Il periodo sacro della quaresima è il momento favorevole per attuare una sincera e vera conversione. Siamo chiamati a vivere un cambiamento di rotta aprendoci a Cristo, facendo una scelta esclusiva e totalizzante per Lui, considerandoLo lo sposo fedele a Cui dover dare tutto di noi stessi nei pensieri, nei desideri, nei propositi. "Fiat mihi secundum Verbum tuum" (Lc.1,38) è la decisione ferma e definitiva di Maria alle parole rivelatrici dell'arcangelo Gabriele. Il fiat qualifica, specifica, arricchisce, corrobora l'essere e lo stile della chiesa e dei credenti. Un fiat non sciocco, non superficiale, ma motivato, consapevole e profondo a Dio, l'Amico e lo Sposo fedele, l'unico Salvatore e Signore del mondo e della storia. Gesù, richiesto dagli apostoli di insegnare loro a pregare, ci consegna il Padre nostro che ha questa invocazione centrale "sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra". E' possibile fare la volontà di Dio se la si conosce, la si fa propria, ci si sintonizza sulla sua lunghezza d'onda, si accetta la volontà di Dio come volontà di amore, liberante e salvifico. Gesù si rifà sempre alla volontà del Padre: "quae placita sunt Ei facio semper"(Gv.8,29). "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà"(Mt. 26,42). "Questa è la volontà di Dio, ci ricorda S. Paolo, la vostra santificazione"(1Ts. 4,3). Il sì di Maria alla volontà del Padre la rende obbediente. L'obbedienza della fede le fa vedere, considerare, vivere ogni avvenimento dell'esistenza nella luce di Dio, le fa riconoscere che è Dio l'artefice delle meraviglie che in lei si compiono. "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome"(Lc.1,49). Il sì a Dio pronunciato con timore e tremore da Maria all'annunciazione è il sì della fedeltà, dell'impegno nel quotidiano di questa donna, sposa e madre, la quale deve fare i conti con i bisogni, le necessità, i problemi di ogni giorno, con la cattiveria del mondo che la costringerà ad andare esule insieme a Giuseppe e al bambino Gesù in Egitto. E' il fiat della passione, della sofferenza e della croce che ci fa incontrare Maria sul Calvario. Lì stava sotto la croce Madre del dolore, Vergine dell'attesa dell'alba radiosa della Pasqua di risurrezione e di vita. "Stabat mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa dum pendebat Filium" (Gv. 19,25). "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto"(Gv.12,24). Il fiat di Maria è attesa e speranza. Non si gioca sul tutto e subito, ma sui tempi e sui modi di Dio che non paga il sabato. Ha una logica diversa da quella del mondo, infatti, dà la vita vera al ladrone pentito e non disdegna di accogliere nel suo regno le prostitute e i peccatori. Il fiat della chiesa e dei credenti è sempre un fiat, come per Maria, carico di attesa e di speranza, non è il fiat dell'impazienza e della vittoria immediata. Il cristiano vero è un perdente per il mondo, un paradosso, un povero illuso, un enigma. Il fiat del cristiano si coniuga con le beatitudini, con il duplice comandamento dell'amore, con la sconvolgente esperienza della croce gloriosa. Dalla capanna di Betlemme al Calvario è lo stesso Mistero di luce e di amore che si fa strada nei meandri del mondo. La chiesa, fedele al suo Signore, è chiamata a dire il suo fiat e lo dice oggi e qui, in questo territorio della diocesi di Trapani, con la vita, l'impegno, la testimonianza, l'entusiasmo, la gioia di noi credenti, amati da Dio. E' il fiat della fedeltà a Dio e all'uomo storico. Fedeltà al Dio di Gesù Cristo via, verità e vita, a Lui che nel tempo della storia si è fatto visibile, si è rivelato nella povertà, nel dolore, nella sofferenza della croce e fedeltà alla chiesa che di Cristo è segno e strumento. E' il fiat della fedeltà all'uomo storico, concreto, al prossimo che incontriamo sulla nostra strada e che siamo chiamati ad amare, a comprendere, ad ascoltare, con cui dobbiamo dialogare, a cui dobbiamo portare conforto, consolazione, speranza. O Maria, vergine donna, madre tenerissima, affido a te, a conclusione di questo pellegrinaggio attraverso i santuari mariani della nostra chiesa trapanese, questi tuoi figli, custodiscili, difendili, protegili. Mostrati sempre e solo madre. Consola, guida, aiuta tutti noi a vivere il fiat a Dio e ai fratelli con docilità, disponibilità e gioia. Corrobora con la tua materna intercessione il fiat del tuo apostolo Francesco. Fa, o Vergine Santa, che io non viva che per questo fiat, che mi consuma e arda per il Signore e per le anime. Infiamma, o Maria, dell'amore e della passione per Dio e per la chiesa i seminaristi, i diaconi e i presbiteri di questa Santa chiesa trapanese. Vergine annunziata, ridesta nei religiosi la gioia della consacrazione, nei tuoi figli credenti di questa chiesa la volontà di seguire Cristo Gesù, i suoi insegnamenti, la sua volontà. Camminando verso la Pasqua del Signore camminino spediti verso Gesù i ragazzi e i giovani, soprattutto quelli che si stanno preparando a ricevere i sacramenti dell'Eucaristia e della Confermazione. A te, Madre Vergine Maria, con lo spirito del giubileo, consegniamo il nostro fiat della docilità, della disponibilità e della fede. Consegna tu, o Maria questa volontà di bene, al Padre di ogni grazia e consolazione, Dio eterno e infinito, Amore senza fine. Amen. Trapani 25 Marzo 2000
 
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