Home arrow Documenti arrow Lettere arrow Omelia - Domenica delle Palme
Omelia - Domenica delle Palme PDF Stampa E-mail
Condividi
domenica 16 aprile 2000
L'austero cammino della quaresima ci ha accompagnato con la voce dei profeti, dei salmi e del Vangelo a vivere con la penitenza, il digiuno e nelle opere di carità la nostra personale e comunitaria conversione a Dio. Si apre la grande settimana dell'anno liturgico durante la quale la liturgia ci fa rivivere attraverso i riti la grande ora di Cristo Gesù nostro maestro e Salvatore, pontefice della nuova alleanza, compagno discreto dell'uomo, servo per amore. Questa settimana è detta santa perché è irrorata dal sangue di Cristo, il tre volte santo. Gesù viene accolto con gioia in Gerusalemme quale re e Messia, al suo passaggio vengono stesi i mantelli come se fossero tappeti, vengono agitati rami di palma e di ulivo, un coro di osanna si leva dalla folla dei bambini, dei giovani, degli adulti e degli anziani. Si avvera la profezia di Zaccaria "Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re, Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina"(Zc.9,9). C'è tutto il popolo intorno a Gesù, il popolo da Lui evangelizzato, curato, guarito da ogni sorta di male, sfamato. Il popolo lo acclama Re d'Israele, Messia e Signore "Benedetto Colui che viene nel nome del Signore". Il popolo fa ressa per osannarlo. L'entusiasmo è alle stelle e tutto sembra stare dalla parte di Cristo. E' il momento della gloria, è il riconoscimento e la proclamazione solenne e pubblica della sua missione, è l'inizio dell'ora annunziata "quando giungerà la mia ora"(Gv.16,4), è il compimento della missione affidatagli dal Padre fin dall'eternità. Mentre il popolo è in strada ad accoglierLo, nei palazzi dei potenti si congiura contro di Lui. Si ordisce una strategia subdola e perversa che trova nel collegio apostolico Giuda Iscariota che già coltiva nel cuore il tradimento. Infatti è lui che pattuisce con i capi di far catturare Gesù per trenta denari. La domenica delle palme apre lo scenario della tragedia più inquietante che si sia mai consumata sulla faccia della terra. Cuore della liturgia odierna è la lettura della passione del Signore secondo il racconto dell'Evangelista Marco. Il Salmo responsoriale con il suo grido straziante: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?"(Mt.27,46) ci immerge nel mistero della cattiveria umana che si accanisce contro il giusto, il quale "Non ha sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare deluso"(Is.50,6). L'esaltazione e l'umiliazione, l'osanna e il crocifigge sono due facce della stessa medaglia, due momenti che s'intersecano. Il mistero di iniquità e il mistero della salvezza si rincorrono, si confrontano, si sfidano. Luce e tenebre, peccato e grazia, bugia e verità, morte e vita ingaggiano una battaglia che vede Cristo protagonista, vittima innocente, immolato sull'altare del potere, stritolato da un legalismo che uccide, da un'autorità cieca e abbietta. Cristo reagisce a tanta cattiveria accettando la passione, sopportando le ingiurie e le accuse, abbandonandosi totalmente al volere del Padre, soffrendo fino allo spasimo, dando così una limpida testimonianza al Vangelo annunziato. "Cristo umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sottoterra e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore"(Fil.2,5-11). Entrare nel mistero di Cristo è accettare la logica sconvolgente del Vangelo "chi si umilia sarà esaltato, chi si esalta sarà umiliato"(Lc.18,14),
è percorrere la via stretta della rinuncia e della croce, della sequela di Gesù umiliato, deriso, crocifisso,
è accettare di morire per vivere.
La sconvolgente esperienza di umiliazione e di dolore del Cristo uomo Dio è il paradigma di chi si pone alla sua sequela: "Non c'è discepolo maggiore del maestro, hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi"(Gv.15,20). Entrare nel clima spirituale della settimana santa significa accettare la sfida della passione come strumento e via per la vita nuova, per la vita da risorti. La tomba non è l'ultima stazione del Messia crocifisso, è un passaggio obbligato, ma non è il luogo dove viene seppellita definitivamente la speranza. Da quella tomba vuota, all'alba del terzo giorno, un angelo annuncia verità che da 2000 anni viene con forza proclamata dalla chiesa: "è risorto non è qui"(Mc.16,6). Guardandoci intorno notiamo che Cristo non finisce di essere osannato e beffeggiato, tradito e crocifisso. La passione continua. Continua Cristo a soffrire, a patire e a morire: nei milioni di bambini che ogni anno muoiono di fame,
nei vecchi soli e abbandonati della società dell'efficienza e del benessere,
nei giovani sbandati, drogati, senza punti di riferimento certi,
nelle prostitute, nuove schiave, di questa società permenistica ,
nei bambini concepiti e uccisi nel seno materno,
nei poveri a cui è negato ogni diritto dai potenti di turno.
La cattiveria imperversa nel mondo: si inneggia alla pace, ma si costruiscono armi micidiali e si fanno guerre, si parla di solidarietà e si favorisce l'egoismo gretto, si osanna la dignità dell'uomo e si permette il suo sfruttamento e lo si schiavizza. Tutto ciò che non aiuta a promuovere l'uomo, tutto ciò che frena lo sviluppo economico e sociale di una città e del suo territorio,
tutto ciò che concorre ad asservire le menti e a confondere le coscienze,
tutto ciò che crea sudditanza dell'uomo,
tutto ciò che procura ingiustizie, soprusi, delusione, morte, contribuisce a rendere attuale la passione del Cristo.
Cristo continua a patire e a morire in ogni uomo vittima della cattiveria umana. Vi invito, fratelli e figli carissimi, a non chiudere gli occhi e il cuore a tutto il dolore che c'è nel mondo, alla passione che si consuma intorno a noi. Facciamoci carico della croce del mondo. Il sesto segno del giubileo è il condono del debito estero dei paesi poveri da parte dei paesi più ricchi del mondo. E' avviata già da tempo la campagna per la sensibilizzazione dei governi affinché prendano iniziative concrete in tal senso e non si fermino a velleitarie promesse. La chiesa che è in Italia vuol dare un segno forte in tal senso e pertanto invita i fedeli a privarsi di qualcosa per destinarla a questo nobilissimo scopo. Tra le tante iniziative che abbiamo varato nella nostra diocesi c'è n'è una che è partita in questi giorni: offri una margherita per azzerare il debito pubblico. Troverete in pizzerie, ristoranti, locali che hanno accettato questa sfida la possibilità di fare qualcosa di veramente giubilare. Facciamo nostra la preghiera che la liturgia ci mette sulle labbra: "fa, o Signore Gesù, che abbiamo sempre presente l'insegnamento della Tua passione, per partecipare alla gloria della resurrezione" Trapani 16 Aprile 2000
 
< Prec.   Pros. >
© 2024 Diocesi di Trapani
Progetto e Contenuti a cura dell'Ufficio Diocesano per le comunicazioni Sociali
Rendiconto 8xmille a cura dell'Economato Diocesano
Grafica MOOD comunicazione e design
Hosting & Coding ASSO Informatica Trapani su Joomla! un software libero rilasciato sotto licenza GNU/GPL.