Cattedrale
La parabola umana dell’uomo Wojtyla si è conclusa alle 21,37 del 2 aprile, sabato scorso.
Si conclude con la morte di Giovanni Paolo II uno dei pontificati più lunghi della storia, 26 anni e 5 mesi di servizio alla Chiesa senza risparmio di energie, con il coraggio e la grinta dei testimoni della fede.
Giovanni Paolo II è il papa che abbiamo conosciuto nel pieno delle sue forze fisiche, atleta di Dio che ha percorso in lungo e in largo nazioni di ogni continente, nel declinare delle sue forze fisiche a causa della malattia e dell’età, ma sempre fermo nello spirito, mai pago di spendersi per il Vangelo.
Abbiamo amato questo papa straordinario che ha stupito il mondo con il suo stile apostolico missionario, aperto al mondo;
egli è stato evangelizzatore instancabile, innamorato dell’uomo, moderno, attento alle dinamiche della comunicazione che ha saputo piegare agli interessi del Vangelo.
Abbiamo trepidato in questi ultimi mesi di passione in cui la salute del papa si andava sempre più declinando.
Davanti a noi si è stagliato come gigante la sua figura sofferta, piegata, che accusava difficoltà di linguaggio prima, segnata dal silenzio poi.
Giovanni Paolo II non ha abdicato al suo mandato di servizio fino in fondo, fino all’ultimo respiro.
Le migliaia di uomini e donne che si sono raccolte in preghiera in piazza S. Pietro e i miliardi che hanno seguito l’andamento della sua malattia attraverso i mezzi della comunicazione sociale rivelano la popolarità, l’amore, l’affetto che circondava la sua persona di pastore universale della Chiesa.
Il papa nell’era della globalizzazione è l’uomo verso cui hanno guardato con stupore i capi di stato, la gente comune, i giovani soprattutto che l’hanno sentito padre, a loro vicino.
Giovanni Paolo II è stato il papa dei giovani.
Più di ogni altro ne ha interpretato i bisogni, le ansie e le speranze, li ha amati, ha dato loro fiducia, non li ha condannati, li ha invitati sempre alla speranza, all’ottimismo della vita.
Le giornate mondiali della gioventù sono state la sua più bella invenzione, egli le ha volute, le ha animate, si è calato in esse dando ai giovani il messaggio del Vangelo, caricandoli con l’ottimismo della fede.
Giovanni Paolo II ha preso sul serio i giovani, non li ha snobbati, non si è lamentato di loro, ha saputo cogliere le potenzialità che sono nel loro cuore, li ha spronati al di più della fede in Cristo Gesù unico Signore e Salvatore.
Non ha avuto paura di indicare loro i valori alti della santità, della purezza, della preghiera, del perdono.
I giovani l’hanno capito e l’hanno amato.
Come dimenticare i milioni di giovani che l’hanno abbracciato in un corale entusiasmo nei molteplici incontri realizzati con loro?
Quel grido che lanciò al mondo all’inizio del suo pontificato: “aprite, anzi spalancate le porte del vostro cuore a Cristo, solo Lui conosce quello che c’è nel vostro cuore, solo Lui può risolvere i problemi che angustiano l’uomo”, stasera risuona forte e vigoroso in questa nostra assemblea.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II si è presentato al mondo come il grande innamorato di Cristo, unico Signore e Salvatore.
Egli ci appare un mistico, un animo in continuo dialogo con Cristo, in dolce contemplazione del suo volto glorioso.
Quel ritrovarsi nella preghiera, quel suo sentire la preghiera, ma non in maniera bigotta, l’hanno reso degno di massima ammirazione.
È stato l’uomo di Dio che vorremmo sempre incontrare sulla nostra strada.
Non solo la sua parola era di insegnamento, anche il suo silenzio, tutta la sua persona erano un continuo insegnamento.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II si è presentato al mondo come l’innamorato dell’uomo, di quest’umanità disastrata dalle ideologie assassine che hanno funestato il 20° secolo: il nazismo, il comunismo e lo stesso capitalismo selvaggio.
La donna ha avuto in lui il cantore più eccellente della sua dignità.
La lettera apostolica “Mulieris dignitatem” è il più bel poema alla donna che sia stato mai scritto.
È stata una voce libera, voce profetica che ha saputo raccogliere il grido dei poveri che sale dai popoli della terra.
Ha supplicato le nazioni ricche a farsi cirenee delle nazioni povere, ha saputo tuonare il no alla guerra, alle armi proponendo la stupenda avventura della civiltà dell’amore.
Questo papa, da qualche miope definito conservatore e medievale, ha saputo coniugare fede e ragione da vero pensatore, cultore delle scienze umane.
Pensiamo all’enciclica “Fides et ratio”.
Giovanni Paolo II è stato il papa del perdono.
Non è stato capito anche da uomini della Chiesa.
Quale forza non si sprigiona da quei ripetuti mea culpa detti a nome dei figli della Chiesa per la purificazione della memoria.
Una Chiesa che con questi gesti si è presentata al mondo nella sua fragilità, nella sua realtà umano-divina, realtà santa e peccatrice, sempre bisognosa di purificazione.
Il rapporto di questo papa che entra nella storia con il titolo di Giovanni Paolo II il Grande, con la Madre di Gesù, Maria di Nazareth, è stato così intenso, così forte che ha caratterizzato tutta la sua vita e il suo ministero di presbitero, di vescovo, di papa.
L’abbiamo visto presentarsi spesso con la corona del Rosario in mano, l’abbiamo seguito pellegrino ai più importanti santuari mariani del mondo.
Il motto del suo stemma episcopale “Totus Tuus” dice chiaro riferimento a Cristo significato dalla croce e alla Madonna Santissima significata dalla M.
Celebriamo stasera la solennità dell’annunciazione dell’angelo a Maria Vergine, la celebriamo in suffragio del Santo Padre Giovanni Paolo II.
La nostra Santa Chiesa di Trapani in unione a tutta la Chiesa Universale vuole rendere grazie a Dio attraverso questa celebrazione Eucaristica:
per averci dato per 26 anni questo papa straordinariamente grande,
per l’esempio