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Piano Pastorale 2003-2004 PDF Stampa E-mail
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sabato 30 agosto 2003
Indice articolo
Piano Pastorale 2003-2004
Contemplare
Uscire
Accompagnare
Narrare
Celebrare
Vivere in Cristo
Conclusione
Santa Maria della strada

6. Andare gioiosi per la propria strada (vivere in Cristo)

L’eunuco è una persona potente e ricca, ma sola ed emarginata. Pur avendo tutto si sente estraneo a quella stessa strada che lo riconduce a casa. Con una finezza che non stupisce nell’evangelista del Magnificat il nostro brano, subito dopo aver raccontato la conversione dell’eunuco, sottolinea che egli “proseguì per la sua strada”. Pur tornando nello stesso posto l’eunuco ha trovato la “sua” strada. Chi ha fatto l’esperienza della conversione sa bene di cosa parliamo: nulla cambia, eppure tutto cambia; la presenza di Cristo fa riappropriare della propria storia, la fa leggere con tutti i segni che conducevano a lui, ora finalmente ci appartiene e noi le apparteniamo. E’ la compagnia della fede che non ci lascia più soli su nessuna strada. La gioia  rende spedito il passo verso una meta che va oltre Gaza, e ritorna a Gerusalemme come meta finale, dinanzi alla quale il credente potrà cantare: “Quale gioia quando mi dissero andremo alla casa del Signore” (Sal 122,1).
Il nostro eunuco, forse nato così, o reso eunuco dagli uomini, ora, nella Grazia, “si è fatto eunuco per il regno dei cieli” (cf. Mt 19,12). Per questo è “pieno di gioia”. Luca stupendamente usa lo stesso verbo con cui l’angelo ha salutato Maria  nell’Annunciazione: “Gioisci, o piena di Grazia, il Signore è con te” (Lc 1,28). Così, pieno di Grazia, pienamente gioisce l’eunuco, perché il Signore è con lui in quel deserto, su quella strada.
 
 
La gioia è la prova che il sacramento è operante e che lo Spirito agisce nella vita di una persona. Se tornassimo all’inizio del brano a trovare Filippo quando viene chiamato dallo Spirito e prima che vada sulla strada ad evangelizzare l’eunuco, lo troveremmo pieno di quella stessa gioia che alla fine del suo incontro troviamo nel cuore dell’eunuco che ha accolto Cristo.
La tristezza, come insistono a dire tutti i maestri dello Spirito, è una conseguenza del peccato, oppure nasce da chiusura spirituale e incapacità di abbandono alla volontà di Dio. La gioia è invece il primo frutto della Pasqua (“I discepoli gioirono al vedere il Signore”, Gv 20,20), secondo la sua promessa:”Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv15,11); è il primo segno dell’accoglienza del Regno: “Il regno di Dio è gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17) e manifestazione dello Spirito:”I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo” (At 13,52).
La gioia non deve confondersi con l’allegria, con la scherzosità o la giovialità, tutte qualità apprezzabili, ma legate semplicemente al carattere di una persona.
Paolo VI uomo dallo sguardo severo e dal sorriso difficile ha scritto parole bellissime sulla gioia cristiana.
 
 
La conversione è mettersi sulla giusta strada, progredire nella vera libertà e nella gioia” (Paolo VI, Gaudete in Domino, cap. V, 1975)
Questa gioia per dirla con Paolo VI, vuole essere ”una gioia per tutto il mondo”:
Il nostro spirito e il nostro cuore si rivolgono anche verso coloro che vivono al di là della sfera visibile del popolo di Dio. Conformando la loro vita ai richiami più profondi della propria coscienza, che è l’eco della voce di Dio, anch’essi sono sulla via della gioia.
Ma il popolo di Dio non può avanzare senza guide. Sono i pastori, i teologi, i maestri di spirito, i sacerdoti e quanti con essi collaborano all’animazione delle comunità cristiane. La loro missione è di aiutare i fratelli ad incamminarsi sui sentieri della gioia evangelica, in mezzo alle realtà di cui è costituita la loro vita e dalle quali non potrebbero evadere” (Id.)
Questi “sentieri della gioia” sono quelle strade su cui devono uscire le nostre parrocchie per adempiere quella missione della gioia che è il mandato di Cristo a tutti noi. Annunciamo dunque questa gioia per fare nostre le parole di san Giovanni:”Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi… e la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1,1-4).
 


 
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