Home arrow Documenti arrow Lettere arrow Piano Pastorale 2003-2004
Piano Pastorale 2003-2004 PDF Stampa E-mail
Condividi
sabato 30 agosto 2003
Indice articolo
Piano Pastorale 2003-2004
Contemplare
Uscire
Accompagnare
Narrare
Celebrare
Vivere in Cristo
Conclusione
Santa Maria della strada
 
 
Saluto
 
Figli diletti della Chiesa di Trapani possiate,
nel cammino della vostra vita,
sentire all’unisono col vostro il mio passo amico,
sostenuti dalla forza dello Spirito Santo
sulla Strada Vera che conduce al Padre,
che è Gesù Cristo
Verità, Vita e Via,
ieri, oggi e sempre!
 

INTRODUZIONE

 

Il cammino finora fatto

 
Non abbiamo mai interrotto, per la verità, il nostro cammino; piuttosto lo desideriamo più spedito, aiutati dalla Grazia dello Spirito e dalla forza della nostra Comunione.
Nei primi tre anni del mio episcopato a Trapani abbiamo approfondito il valore della vita spirituale (Sul Tabor per sperare), l’importanza della conversione e della purificazione del cuore (Riconciliati camminiamo insieme verso Gerusalemme) e l’anelito alla testimonianza da dare a Cristo dentro la città terrena (La speranza non delude). In unità con tutti i vescovi italiani abbiamo quindi auspicato con forza, quale punto di svolta del nostro cammino diocesano, il rinnovamento (quasi una nuova nascita) della parrocchia, partendo dal modello teologico del cenacolo.
A questo fine speriamo possa contribuire anche il Piano Pastorale di quest’anno 2003-2004. Esso idealmente conclude una trilogia sulla parrocchia iniziata con i due documenti precedenti. Nel cenacolo, abbiamo detto, si impara a servire alla tavola dell’eucaristia (Come ho fatto io, fate anche voi), nel cenacolo si apprende dallo Spirito di Pentecoste la capacità di comunicare la Comunione trinitaria (Ognuno li sentiva parlare nella propria lingua), dal cenacolo si parte per dare la Buona Notizia senza mai perdere nel cuore la forza spirituale che dal cenacolo promana; come dire: usciamo dal cenacolo, ma non lasciamo il cenacolo, perché esso è simbolo della nostra unione con il Signore e della comunione con i nostri fratelli.
Così fecero gli apostoli nella prima semina del Vangelo.
Possano le parrocchie uscire da se stesse per annunciare Cristo sulle strade del nostro mondo travagliato senza mai perdere la loro identità cenacolare, che è già in sé testimonianza per l’evangelizzazione. Sogno la parrocchia-cenacolo sempre carica della forza della Pentecoste, fontana d’acqua sorgiva per gli affaticati del nostro tempo, fontana che sempre più si riempie secondo la misura del suo donare.
 

Il piano pastorale in un Progetto per la nostra chiesa

 
Una volta fissati i punti fondanti della pastorale della nostra diocesi, per così dire le boe di partenza, è arrivato il tempo di inserirli organicamente nel Progetto Pastorale della nostra Chiesa, che già vi ho annunciato con il titolo: Da Babele a Gerusalemme il cammino della comunione, e che spero possiate avere tra le mani per la Pasqua del 2004.
Si tratta di fissare più chiaramente le tappe del nostro viaggio cominciato sulla vetta contemplativa del Tabor senza perdere di vista, in mezzo all’odierna babelica confusione delle lingue, la meta che vogliamo raggiungere, e cioè una comunicazione chiara ed efficace del messaggio d’amore del Cristo con i mezzi della cultura attuale e con i suoi linguaggi cristicamente assunti; per non sminuire, figli carissimi, il significato dell’Incarnazione nel Mistero di Cristo che dobbiamo annunciare.
I Piani Pastorali dei prossimi anni potranno così concentrarsi sulle singole tappe di questo nostro viaggio pastorale, che sono poi i “nodi” della pastorale odierna, per affrontarli singolarmente in forma monotematica.
In realtà nessun discorso è mai sganciato dall’altro e nessun documento annulla i precedenti. Si tratta piuttosto di acquisire un certo numero di idee utili per la Comunicazione del Vangelo in un mondo che cambia, e di inserirle nei programmi pastorali che i singoli uffici pastorali di volta in volta elaboreranno, in sintonia con tutto il cammino diocesano guidato dal vescovo.
 

Da dove il titolo di questo piano pastorale


Come negli anni scorsi ci facciamo di nuovo guidare da un’immagine tratta dalla Sacra Scrittura. Ho pensato a questa necessaria uscita dal cenacolo e ho pensato subito alla strada.
Negli Atti degli Apostoli l’andare sulla strada è la conseguenza della Pentecoste e nasce dall’urgenza dell’annuncio sgorgata nel cuore dei discepoli dentro il cenacolo.
Un episodio, in particolare, insiste sul tema della “strada”: è quello dell’incontro che il diacono Filippo, mosso dallo Spirito, fa con un eunuco, tesoriere di una potente regina etiopica, sulla strada da Gerusalemme a Gaza.
Questo incontro si presta a suggestive metafore; esse ci sono utili per indicare l’urgenza di questa “uscita” delle parrocchie verso il mondo, per stabilire alcune priorità della loro azione pastorale in vista dei singoli approfondimenti a cui ci costringerà il Progetto.
Leggiamo dunque attentamente il brano che si trova in Atti, capitolo 8, ai versetti da 26 a 39. Per comodità di lettura mettiamo in evidenza alcune espressioni che guideranno la nostra riflessione.
 
Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: “Alzati, e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta”. Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: “Va’ avanti, e raggiungi quel carro”. Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: “Capisci quello che stai leggendo? ”. Quegli rispose: “E come lo potrei, se nessuno mi istrada? ”. E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:
Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.
Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.
E rivoltosi a Filippo l’eunuco disse: “Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro? ”. Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella: Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c’era acqua e l’eunuco disse: “Ecco qui c’è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato? ” Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia per la sua strada.
 
Leggendo il brano si capisce che la domanda dell’eunuco (“Come potrei capire se nessuno mi istrada?”)  produce una svolta nel dialogo con Filippo. Essa non apre ancora ad una “istruzione” dogmatica o a un approfondimento catechistico, ma piuttosto all’annuncio del Cherigma da parte di Filippo. Per questo la parola “istradare” ci sembra più adatta ad indicare quello che è solo l’inizio del cammino di fede dell’eunuco, sufficiente a fargli ricevere il battesimo. Pur aprendo alla dinamica sacramentale il brano sembra più interessato a evidenziare il percorso che prepara alla fede, a descrivere il processo di conversione che apre all’accoglienza del Cherigma e alla conseguente trasformazione interiore (pienezza di gioia) data dal battesimo. La domanda dell’eunuco può essere perciò interpretata come la domanda di ciascun uomo che vuole cominciare, o ricominciare (se è già battezzato), a camminare sulla Strada di Cristo come suo discepolo. Una domanda che pensiamo rivolta alle nostre parrocchie, chiamate perciò come Filippo, a uscire sulla strada.  Da qui la scelta del titolo. Sarà il prossimo Piano Pastorale ad approfondire il tema di tutti e tre i sacramenti che costituiscono l’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima ed Eucaristia.

Gli elementi-guida del brano:

Nel nostro brano l’iniziativa dell’evangelizzazione è dello Spirito, che prima è chiamato “Angelo del Signore”, poi semplicemente “lo Spirito”, infine lo “Spirito del Signore”, espressione che rimanda indubbiamente allo Spirito del Signore Risorto. Man mano che l’annuncio di Filippo si orienta a Cristo, anche lo Spirito viene via via connotato con l’attributo che rimanda alla Sua missione preannunciata da Gesù nei discorsi di addio. Filippo “si alza”, “”, “corre”, “raggiunge il carro” guidato dallo Spirito del Risorto. Nel cenacolo, comunicandosi agli Apostoli, lo Spirito Santo aveva già manifestato la sua potenza evangelizzante e la capacità di superare, attraverso la parola “in lingue”, le barriere culturali dello spazio.
 
Il campo d’azione dello Spirito si è spostato ormai fuori dal cenacolo, sulla strada, e con insistente sottolineatura. Il termine “strada” (e dunque “cammino”) è strettamente legato nell’Antico Testamento agli eventi storici della salvezza di Israele (chiamata di Abramo, emigrazione di Giuseppe con i fratelli in terra d’Egitto, esodo attraverso il Mar Rosso, attraversamento del Giordano per entrare nella Terra Promessa, ritorno dall’esilio); E’ la Parola a indicare la “strada” che conduce alla salvezza e alla gioia (“Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza”, Sal 16,11), cosicchè la strada finisce con identificarsi sia con la scelta morale del bene sia con l’insegnamento della Thorà (“Fammi conoscere, Signore le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi ”, Sal 25,4); del saggio infatti si dice che “la luce del Signore è la sua strada” (Sir 50,31)
Il Nuovo Testamento riferisce il termine alla Parola-Evento, a Cristo Gesù, che rivela se stesso come “Strada” per raggiungere il Padre, e la cui vita è tutta un “cammino” sulla strada per Gerusalemme. E’ una strada difficile e impegnativa quella di Cristo, mentre larga e spaziosa è quella che conduce alla perdizione (Cf. Mt 7,13s).
Suggestivamente, negli Atti degli Apostoli, e proprio a partire dal nostro brano, questo termine indicherà anche tutti i discepoli di Cristo, chiamati pertanto “Quelli della Strada” (At 16,17; 18,25.26; 19,9; 22,4; 24,14.22)
 
Nel brano c’è un altro termine rilevante: il carro. San Luca indugia a precisare che l’eunuco è seduto sul carro. L’eunuco stesso rivolge a Filippo l’invito a “salire sul carro”. Questo accade in seguito alla domanda di Filippo: “Capisci quello che stai leggendo?”. Il particolare è curioso: è come se Filippo facesse questa domanda da terra mentre corre innanzi al carro; in questa corsa, fatta per ordine dello Spirito, Filippo è riuscito ad ascoltare il passo della Scrittura che l’eunuco stava leggendo sul carro e intercettare la curiosità che gli era venuta a proposito della sua interpretazione.
 
Al centro anche strutturale del brano c’è il racconto della Pasqua, l’annunzio della Buona Novella, che è Gesù. E’ la trasformazione del cuore dell’eunuco. Questi sta cercando una risposta alla propria triste condizione di uomo sterile e senza posterità,  vissuto sempre nella morte sociale e affettiva, e si pone la domanda sul Servo Sofferente del libro di Isaia: Servo che, andando volontariamente incontro alla morte, sembra invece ottenere una posterità, e dunque una fecondità, che a lui, in quanto eunuco, è negata. E’ a questo punto che la fecondità della Risurrezione del Servo Sofferente che è Gesù di Nazareth apre il cuore dell’eunuco alla speranza di una fecondità che va ben al di là delle pure leggi biologiche.
 
La scelta dell’eunuco di fermare il carro e di scendere nell’acqua per essere battezzato fa diventare quel suo cammino da Gerusalemme a Gaza nel deserto un piccolo esodo, che lo conduce ad una pasqua personale di risurrezione in Cristo Gesù. E’ la celebrazione di una vita che sembrava ormai chiusa nell’ombra di morte della propria solitudine e che ora può aprirsi alla compagnia della fede.
 
Ben diverso è dunque l’atteggiamento interiore dell’eunuco dopo che è risalito sul carro; lasciato nuovamente solo, ora non lo è più, e quella strada che portava a Gaza, alla corte di Candace in cui la sua condizione di morte biologica garantiva il potere della Regina, ora è diventata la “sua” strada; perciò può tornare gioioso, perché sente vivo nel proprio cuore il seme della Parola che rende feconda la vita dell’umanità intera.



 
< Prec.   Pros. >
© 2024 Diocesi di Trapani
Progetto e Contenuti a cura dell'Ufficio Diocesano per le comunicazioni Sociali
Rendiconto 8xmille a cura dell'Economato Diocesano
Grafica MOOD comunicazione e design
Hosting & Coding ASSO Informatica Trapani su Joomla! un software libero rilasciato sotto licenza GNU/GPL.