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Piano Pastorale 2003-2004 PDF Stampa E-mail
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sabato 30 agosto 2003
Indice articolo
Piano Pastorale 2003-2004
Contemplare
Uscire
Accompagnare
Narrare
Celebrare
Vivere in Cristo
Conclusione
Santa Maria della strada


CONCLUSIONE

Nel rapporto tra la Chiesa e il mondo, tra lo spazio del sacro e la strada, esiste “un pericolo reale e che oggi più di prima cogliamo nella sua drammaticità” (EN): è il loro dualismo, la loro separazione che può “accentuarsi a tal punto da fare della comunità ecclesiale un cenacolo chiuso, sequestrato dalla società in cui si trova e paralizzato nella sua efficienza sia dottrinale che pedagogica, caritativa e sociale e da rendere il mondo profano insensibile ai problemi religiosi, ai massimi problemi della vita, e perciò esposto al ricorrente pericolo di credersi da sé sufficiente, con tutte le conseguenze dolorose che tale illusione porta alla fine con sé. Occorre un ponte che metta la vita religiosa della Chiesa in comunicazione con la vita profana della società temporale” (Id): il ponte è il “Filippo” che vive la duplice appartenenza, la soffre e ne diventa anima. Per “Filippo” non si deve intendere semplicemente il singolo, ma la comunità che lo manda. Filippo è la comunità, siamo tutti noi.
Non c’è alternativa per la Chiesa a quella di stare sulla strada e di vivere la strada.
 S’impone con forza la necessità e l’urgenza di rifiutare la tentazione-illusione di poter vivere al sicuro nella nostra “torre d’avorio”.
 
E a conclusione rivolgiamo lo sguardo a Maria per chiedere il suo materno aiuto.
Raggiunta nella sua casa, dentro la vita di ogni giorno, dalla visita di un Angelo messaggero, con il suo fiat si fa Lei stessa “strada” per il Verbo che s’incarna nel suo grembo; e dandoLo alla luce , non esita a seguirLo come discepola e pellegrina per le strade della Palestina. Essa diventa così icona visibile del cammino di tutti i battezzati, “quelli della strada
Sulla strada con Cristo, “Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti” (At 10,38), è Maria, anch’essa pellegrina. Attenta ai bisogni del prossimo (la cugina Elisabetta), profuga in Egitto a causa della prepotenza di Erode, discepola del Maestro da Bethlemme fino al Calvario, Maria si ferma solo sotto la croce (Stabat mater) su cui è inchiodato suo Figlio. In realtà Maria sotto la croce ha preso la direzione nuova, non più quella orizzontale del cammino terreno, ma quella verticale della salita al cielo. Associata in tal modo al dolore della morte del Figlio, ha potuto partecipare anche alla gioia della sua risurrezione, percorrendo con Lui, assunta in corpo ed anima, la strada verso il Padre. Maria indica a noi, ancora sulle strade del mondo e immersi nella complessità e ricchezza di tutti i nostri cammini, la dolcissima Meta.


Nel rapporto tra la Chiesa e il mondo, tra lo spazio del sacro e la strada, esiste “” (EN): è il loro dualismo, la loro separazione che può “” (Id): il ponte è il “Filippo” che vive la duplice appartenenza, la soffre e ne diventa anima. Per “Filippo” non si deve intendere semplicemente il singolo, ma la comunità che lo manda. Filippo è la comunità, siamo tutti noi.Non c’è alternativa per la Chiesa a quella di stare sulla strada e di vivere la strada. S’impone con forza la necessità e l’urgenza di rifiutare la tentazione-illusione di poter vivere al sicuro nella nostra “torre d’avorio”. E a conclusione rivolgiamo lo sguardo a Maria per chiedere il suo materno aiuto.Raggiunta nella sua casa, dentro la vita di ogni giorno, dalla visita di un Angelo messaggero, con il suo si fa Lei stessa “strada” per il Verbo che s’incarna nel suo grembo; e dandoLo alla luce , non esita a seguirLo come discepola e pellegrina per le strade della Palestina. Essa diventa così icona visibile del cammino di tutti i battezzati, “”Sulla strada con Cristo, “Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti” (At 10,38), è Maria, anch’essa pellegrina. Attenta ai bisogni del prossimo (la cugina Elisabetta), profuga in Egitto a causa della prepotenza di Erode, discepola del Maestro da Bethlemme fino al Calvario, Maria si ferma solo sotto la croce () su cui è inchiodato suo Figlio. In realtà Maria sotto la croce ha preso la direzione nuova, non più quella orizzontale del cammino terreno, ma quella verticale della salita al cielo. Associata in tal modo al dolore della morte del Figlio, ha potuto partecipare anche alla gioia della sua risurrezione, percorrendo con Lui, assunta in corpo ed anima, la strada verso il Padre. Maria indica a noi, ancora sulle strade del mondo e immersi nella complessità e ricchezza di tutti i nostri cammini, la dolcissima Meta.
 
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