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Omelia per l'Ordinazione diaconale di Antoniono Adragna e Salvo Morghese PDF Stampa E-mail
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gioved́ 27 aprile 2000
1. "Grande è il tuo nome, Signore" (Sl.8) La chiesa canta la sua gioia a Cristo, "al cui nome si piega ogni ginocchio in cielo in terra e sotto terra e ogni lingua proclama che Gesù Cristo è il Signore"(Fil.2,10). "Non ho né oro né argento, ma nel nome di Cristo alzati e cammina"(At.3,6) così Pietro guarisce lo storpio. Il popolo, che ha assistito al miracolo, segue Pietro, il quale, approfittando di questo fatto, così evangelizza lo stesso popolo: "avete consegnato e rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino e avete ucciso l'autore della vita. ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni" (At.3,15). Pentitevi e cambiate vita"(At.3,19). "Il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo"(At.3,16). Il risorto si manifesta ai discepoli, chiede loro di mangiare, li incoraggia, richiama le scritture, comanda loro di essere suoi testimoni(Lc.28,35-48). Noi siamo il popolo che canta e proclama oggi al mondo: "grande è il tuo nome, Signore".(Sl.8). Noi abbiamo contemplato le meraviglie del suo amore, abbiamo visto e sperimentato la sua presenza nella nostra vita e perciò testimoniamo con gioia e con forza che Egli è veramente risorto. Testimone del Risorto, testimone della vita, testimone dell'amore ecco l'identikit del cristiano vero, la tensione unica che qualifica il vero discepolo di Cristo. L'annunzio della Pasqua risuona nel mondo per la testimonianza dei risorti in Cristo Gesù, di coloro che hanno creduto e si sono lasciati condurre nel raggio della sua luce di vita. E' gioia, è vita la Pasqua, evento giubilare per eccellenza!

2. In questo clima di intensa e vera gioia con il salmista anch'io prego: che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? "Calicem salutaris accipiam et nomen Domini invocabo."(Sl.115,13). Nella gioia della Pasqua, lo Spirito del Risorto ci concede di vivere un esaltante e significativo momento di chiesa e dà a me la possibilità di compiere il gesto consacratorio dell'imposizione delle mani su voi, carissimi accoliti Salvo e Toni. Fin dall'eternità il Signore vi ha chiamati e destinati ad essere suoi ministri, servi per amore e vi costituisce oggi diaconi, nel primo grado, cioè, del sacramento dell'ordine sacro. Questo evento mi riempie di gioia particolare e specialissima poiché siete i primi a cui conferisco il sacramento dell'Ordine in questa santa chiesa trapanese. Rappresentate un augurale seme di speranza per i compagni che come voi sognano di arrivare al sacerdozio.

3. L'atto dell'imposizione delle mani è l'atto più importante e più solenne che un vescovo possa compiere, atto nel quale la paternità spirituale si carica del suo più profondo e vero significato. Gravissimo e irreparabile danno ne avrebbe la chiesa se non ci fossero più giovani disponibili a lasciarsi sedurre da Dio donandosi a Lui nell'avventura stupenda del sacerdozio cattolico! Generare nuovi ministri ordinati alla chiesa è contribuire a dare alla stessa chiesa un futuro, a costruire la chiesa di Cristo una, santa, cattolica e apostolica. Il diacono è ordinato dall'Apostolo per essergli di aiuto, dice essenzialmente riferimento all'apostolo della chiesa particolare, al quale si rende totalmente disponibile e presta l'ossequio della obbedienza filiale e dal quale il suo ministero riceve luce e forza pastorale. Voi non immaginate quanta gioia non arreca al mio animo la vostra ordinazione diaconale, carissimi figli miei Tony e Salvo. La paternità episcopale trova nell'esercizio sacramentale dell'imposizione delle mani la sua più alta e significativa espressione. L'ordinazione è l'atto della vostra nascita al ministero diaconale ed è l'atto generativo che un vescovo desidera vivere più di ogni altro atto del suo ministero. Vi sento figli, veri figli nella fede. Vi ho generato nella preghiera, nella sofferta partecipazione al cammino formativo, nella quotidiana offerta a Dio di me stesso per la vostra santificazione, nella gioiosa comunione che, per grazia di Dio, si è andata ogni giorno di più intensificando e arricchendo in un rapporto di intenso amore, di fiducia, di stima ed affetto, coltivati ogni giorno, e di cui oggi sento di non poter fare a meno. La vostra vita è legata alla mia vita ed io non posso non vedervi, non considerarvi, non trattarvi come figli miei carissimi con tutti gli obblighi, gravosi e dolcissimi, che la paternità comporta.

4. La storia di ogni vocazione è un poema di amore scritto a due mani: da Dio e dall'uomo. La vostra storia, carissimi figli Salvo e Toni, si inserisce nella grande e universale storia della salvezza, nella storia più che centenaria di questa nostra chiesa diocesana, nella storia della mia vita di vescovo di questa chiesa, nella storia di questo grande anno santo del 2000 con il suo carico di significato salvifico, di cammino gioioso di conversione e di rinnovamento spirituale. Voi date inizio e corpo a una nuova primavera della chiesa trapanese. Alla base di ogni vocazione c'è un atto di predilezione di Dio, c'è lo sguardo di amore particolarissimo, unico e irresistibile del Cristo, c'è la chiamata suadente, forte, cogente, alla sua sequela. Il mistero della vocazione trova la sua ragione d'essere in Dio: "Nessuno può assumersi questo onore se non chi è chiamato da Dio"(Eb.5,4). Dio sceglie, Dio chiama, Dio mette nel cuore dei giovani il desiderio di seguirLo più da vicino e di consacrare a Lui la propria vita per sempre, Dio conduce i passi dell'eletto verso una sempre più piena disponibilità al servizio nella chiesa, Dio accompagna il giovane nel difficile discernimento della sua vocazione e non gli fa mancare la luce e la forza necessarie per andare avanti, Dio è l'artefice delle meraviglie di grazia che si compiono nei chiamati, Dio suscita in loro desideri di santità, di oblatività, di testimonianza e di martirio. Voi, carissimi Salvo e Toni, siete stati materiale docile nelle mani di Dio, vi siete lasciati condurre dal Signore compiendo un itinerario di fede che ha trovato l'humus adatto nella vostra comunità ecclesiale di origine, la parrocchia del SS. Salvatore. I catechisti vi hanno aiutato a vivere la fede come esperienza di vita e non solo come apprendimento di verità, il vostro parroco vi ha dato l'esempio di un sacerdozio fedele e generoso, la comunità parrocchiale vi ha sostenuto con la preghiera costante, con la stima e l'amicizia cordiale.

5. Non sareste oggi qui a dire l'eccomi definitivo a Cristo nel diaconato se non ci fossero alle spalle le vostre meravigliose famiglie, aperte al dono di Dio, dalle quali avete appreso a credere e ad amare il Signore e la vostra fede ha ricevuto l'aiuto necessario per crescere e maturare. Esse vi hanno accompagnato con trepidazione e gioia in questi impegnativi anni di Seminario, hanno maturato insieme a voi la coscienza di essere state visitate dal Signore in modo singolarissimo. Le loro scelte di vita, la loro esperienza di fede, i loro percorsi ecclesiali si intrecciano e sempre più si legheranno nel futuro alla vosta esperienza di fede, ai vostri percorsi ecclesiali. Le famiglie dei sacerdoti dovrebbero essere fiere di così grande dono, dovrebbero sentire la gioia di tanta predilezione, dovrebbero essere grate a Dio di averle privilegiate e, pertanto, dovrebbero rispondere alle attese di Dio con più generosità e con una vita più esemplare. Siate, cari familiari di Tony e Salvo, fieri dei vostri figli, della loro scelta, del loro eccomi a Cristo Gesù nel diaconato. Siate orgogliosi del loro diaconato. Siate sempre all'altezza della chiamata a vivere accanto e in aiuto del ministro del Signore. La nostra comunità diocesana, per mio tramite, vi dice grazie dal profondo del cuore per aver dato generosamente alla chiesa Tony e Salvo. Il Signore vi ricompensi in gioia, pace, serenità, salute e vi doni ogni bene del corpo e dello spirito.

6. La costituzione dogmatica Lumen Gentium al n°29 definisce la missione del diaconato in questi termini: "Servire il popolo di Dio nella diaconia della Liturgia, della Parola e della carità, in comunione con il Vescovo e con il suo presbiterio". Il servizio della Parola e il servizio della carità è il vostro specifico. Siete chiamati a svolgere questa preziosa e necessaria ministerialità in comunione con me, apostolo di questa chiesa e il presbiterio. Mi aspetto da parte vostra docilità e obbedienza, disponibilità e fiducioso abbandono in Dio, zelo e slancio missionario, spirito di servizio e di carità, desiderio di santità, impegno, passione e testimonianza limpida e coraggiosa del Vangelo. Siate innamorati della vostra vocazione, gridate con la vostra vita a tutti, ma soprattutto ai giovani che incontrerete sul vostro cammino a quale meravigliosa avventura la bontà del Signore non vi ha chiamati e quanto fortunati non siete a rispondere con l'eccomi pieno e consapevole. La nostra chiesa ha bisogno di ministri del Signore generosi, entusiasti, capaci, dotti, umili, moderni, significativi, santi. Legatevi a Dio con l'impegno della volontà e del cuore indivisi, donatevi totalmente e completamente a Lui. il Signore è la vostra parte di eredità e il vostro calice, è Lui che vi darà un giorno la ricompensa. Non attendetevi nulla dal mondo, il maestro di cui noi siamo umili discepoli ci mette in guardia in tal senso: "Un discepolo non è più del maestro"(Mt.10,24) "hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi"(Gv.15,20). Il diacono è un consacrato, un segregato per Cristo, un uomo scelto da Cristo per stare con Lui. Stare con Gesù significa coltivare la vita interiore assaporando la dolcezza dell'amicizia con Cristo, vivere la familiarità con Lui, sentire il suo alito, conoscere i suoi pensieri, essere messi a parte della sua volontà di amore. 7. I luoghi teologici del vostro ministero sono il presepe, il Calvario, il tabernacolo. La ministerialità diaconale deve essere vista come servizio all'uomo, alla sua salvezza integrale, nella logica dell'incarnazione. Povertà e umiltà, sacrificio e carità devono ritmare la vita del diacono, riempire i suoi pensieri, muovere la volontà, dare corpo alle sue azioni, dare senso alle sue parole, dirigere i suoi passi. Il diacono è puro dono di amore, è offerta, oblazione e sacrificio gradito a Dio con il suo cuore indiviso, con la sua scelta libera e responsabile del celibato per il regno, con la sua scelta di campo del servizio senza riserve a Dio e ai fratelli. Fin dai tempi apostolici il diaconato è stato pensato e voluto come aiuto al vescovo e al suo presbiterio nella diaconia della carità. La dimensione del diaconato segnerà definitivamente la vostra vita. Lo spirito che anima la missione diaconale dovrà restare intatto anche dopo la ordinazione presbiterale. Il diacono è al servizio della parola - dell'altare - dei fratelli. Dovete coltivare un più intenso ascolto - meditazione della Parola di Dio, ruminare la Parola, farla vostra in un crescendo di interesse per il Vangelo. Il vostro ministero vi porta all'altare, vi colloca nel cuore del ministero della chiesa, al servizio dell'Eucaristia di cui sarete ministri devoti, consapevoli, zelanti. Le vostre mani toccheranno il corpo di Cristo e lo porteranno ai malati come viatico. Presiedendo la liturgia della Parola dispenserete la Parola di Dio. Amministrando il Santo battesimo generate figli alla chiesa. Il ministero della carità vi vedrà solerti operai nella vigna del Signore. Saranno, ve lo auguro di tutto cuore, mesi di grande tensione e fervore spirituale quelli che vi attendono, di cammino deciso verso un più pieno e desiderato traguardo: il sacro presbiterato.

8. Gli apostoli dopo aver invocato lo Spirito, scelgono sette diaconi perché si affianchino a loro e li aiutino nell'esercizio della carità. I criteri della scelta sono descritti nel libro degli Atti. "Cercate, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di saggezza" "gli apostoli dopo aver pregato imposero loro le mani"(At.6,3ss). Nella vostra tessera di riconoscimento diaconale devono figurare necessariamente queste caratteristiche: buona reputazione, saggezza, docilità allo Spirito Santo. Solo l'amore salva il mondo. Siate epifania dell'amore di Dio Il vostro celibato è dono di amore, la vostra preghiera è dono di amore, il vostro ministero è dono di amore, tutta quanta la vostra vita è dono di amore. L'amore è concretezza, l'amore è esperienza, l'amore è sofferenza e gioia, l'amore è sacrificio, croce e martirio, l'amore è pienezza di vita, l'amore è servizio umile e disinteressato. La stola è il segno della dignità diaconale. Indossatela con santo orgoglio, ma non dimenticate di indossare il grembiule, quel grembiule di cui Gesù nell'ultima cena si cinse i fianchi e che non smise, segno di un servizio che stupì e sconvolse gli apostoli, testimoni dell'atto di Gesù che lava loro i piedi. Sia quest'abito diaconale indossato da voi con slancio e generosità, diventi habitus, felice abitudine, virtù, abito permanente lo stile della carità solerte e operosa. Dovete condividere, compatire, caricarvi dei pesi degli altri, prevenirne i bisogni, aiutarli a portare la croce, partecipare alle gioie e alle sofferenze dei fratelli, farvi compagni di strada di ogni uomo, attivarvi per promuovere l'uomo in ogni suo aspetto materiale e spirituale. Cristo servo non ha disdegnato di calarsi nei bisogni di quanti incontrava, si è chinato sui mali dell'umanità e pieno di compassione li ha assunti a sé, è andato incontro ai bisogni più vari del prossimo: dal vino che mancava e offuscava la festa degli sposi, alla vista del cieco nato, al figlio unico della vedova di Naim che era morto, alla suocera di Pietro che era a letto con la febbre, al figlio del centurione gravemente ammalato, al paralitico, a Lazzaro morto già da quattro giorni. Gesù passò per le vie della Palestina beneficando tutti e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità. Sia il vostro camminare nel mondo un continuo portare beneficio a tutti coloro che incontrerete e che accoglierete nel vostro cuore e nella vostra vita. Non vi scoraggi l'ardua e impegnativa impresa. Sappiate di non essere soli. La chiesa è con voi. Il vescovo è con voi. Il presbiterio è con voi. Andate avanti con gioia. Il Cristo risorto, con la forza luminosa che si sprigiona dal sepolcro vuoto, vi doni la certezza che la vita donata a Cristo è la vita più bella che potevate desiderare di vivere. Questa luminosa certezza vi accompagni e vi dia lo slancio necessario per vivere in pienezza il vostro ministero.

Trapani 27 Aprile 2000
 
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