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Convegno Ecclesiale Erice PDF Stampa E-mail
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luned́ 21 agosto 2000
Celebrazione di Apertura "A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha"(Lc.19,26). Il re consegnò le mine ai suoi servi dicendo: "impiegateli fino al mio ritorno"(Lc.19,13). La vita, tutto ciò che abbiamo, il nostro essere e il nostro operare, è dono di Dio, tutto proviene da Lui e trova in Lui la sua origine. Verso di Lui ci proietta la vita nel suo naturale evolversi dalla nascita, alla crescita, alla sua naturale fine. A Dio, nostro ultimo referente, dobbiamo rendere conto di noi stessi nel giorno del giudizio finale. Quel giudizio segnerà la nostra eterna destinazione: Paradiso o inferno. Questa verità, non secondaria del nostro credo cattolico, illumina la vita dei credenti in Cristo che sono chiamati a vedere tutto "sub specie aetenitatis". Vedere la vita "sub specie aeternitatis" significa andare oltre l'interesse contingente, leggere la storia piccola e grande partendo dai valori veri annunciati da Gesù nel Santo Vangelo, reputare vantaggioso non quello che il mondo esalta, ma ciò che lo Spirito ci rivela come prezioso e fondamentale per la nostra salvezza. La speranza cristiana è radicata nel credo in Cristo Gesù, unico Signore e Salvatore che ha rivelato a noi il volto misericordioso del Padre e ci ha indicato la via della salvezza. La chiesa, suo mistico corpo, la rende attuale. Proclamare la speranza significa scegliere Cristo, stare dalla sua parte, accettare il suo Vangelo, impegnarci sul fronte dell'umanità peccatrice per dare il nostro apporto umile e prezioso alla soluzione dei tanti problemi che affliggono l'umanità. In questi giorni di convegno ci caricheremo interiormente delle superiori motivazioni della speranza che non delude, aiutati da alcuni fratelli e sorelle nella fede che si sono resi disponibili a renderci questo servizio: le professoresse Anna Pia Viola e Silvana Manfredi, il Prof. Maurilio Assenza e Mons. Giordano Frosini, gli animatori dei gruppi. Su questi lavori di gruppo il convegno, innovativo in rapporto a quelli precedenti, intende particolarmente scommettersi. L'invocazione allo Spirito Santo sale spontanea dal cuore dei partecipanti a quest'assemblea di chiesa che con verità vuole misurarsi sul tema della speranza che non delude. Siamo chiesa in un determinato territorio, in un momento storico particolare, con urgenze, tensioni, problemi nuovi che richiedono risposte nuove, nuovi tipi di intervento, nuove tecniche pastorali. La tipologia dell'uomo del terzo millennio è mutata in rapporto a quella del passato. Viviamo un processo di cambiamento epocale che non può lasciarci indifferenti, ciechi e sordi. La chiesa annuncia e porta salvezza all'uomo storico, all'uomo in situazione. Capire l'uomo, caricarci dei suoi bisogni è condizione indispensabile per poter efficacemente annunciare, testimoniare, donare Cristo. La giornata mondiale della gioventù è stata un grandissimo evento mediatico. Un milione et ultra di giovani, provenienti da tutto il mondo, sono convenuti a Roma. E' apparso un esercito ordinato, gioioso, motivato, pacifico che ha invaso Roma in ogni suo angolo. I giovani hanno un solo ideale dichiarato con forza: incontrare Cristo. La speranza della chiesa e del mondo ha il loro volto, le loro voci, i loro canti, le loro riflessioni, il loro gioioso stare insieme. I passi della nostra chiesa diocesana intendiamo ritmarli con quelli di questi giovani e di quanti non intendono vivere nell'assuefazione al male, al peccato, al malaffare, all'ingiustizia. La preghiera che concluderà questo momento di preghiera, ben racchiude il senso di questo convegno ecclesiale: "conoscere ciò che è gradito a Dio per attuarlo nell'unità e nella concordia". Alla Santa Maria di Nazaret, nostra madre, protettrice e modello di vita, donna della speranza, affido i lavori di queste giornate di fraternità, di riflessione, di preghiera e di santi propositi,

Erice 21 agosto 2000
 
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