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luned́ 21 agosto 2000
Celebrazione Mariana "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli"(Gal.4,4-5).
Il tempo raggiunge la sua pienezza in Cristo il figlio di Maria di Nazaret. Il tempo si divide in tempo prima della venuta di Cristo e dopo la nascita di Cristo. Cristo Gesù è il centro della storia, tutto converge a Lui e da Lui tutto si diparte. Nel disegno eterno del Padre tutto si ricapitola in Cristo "instaurare omnia in Christo"(Ef.1,10). Cristo è ieri e oggi, alfa e omega, principio e fine, unico Signore e Salvatore dell'uomo. L'anno Santo del 2000 lo stiamo vivendo nella contemplazione - riflessione - preghiera di questa fondamentale verità. Facciamo grata memoria dell'evento bimillennario della nascita terrena di Gesù Salvatore. Da quando il Verbo si è fatto carne nel seno purissimo di Maria la storia non può ignorare questa presenza, comincia un tempo nuovo della storia, diventa indispensabile confrontarci con Cristo. Il suo messaggio, la sua vita donata fino alla fine ci interpella, ci inquieta, ci sollecita a compiere una scelta chiara, senza equivoci e tentennamenti per Lui. "Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde"(Mt.12,30). La pienezza del tempo si apre con il si consapevole di una donna che come novella Eva ci riscatta con l'obbedienza della fede dal no della prima donna. Il tempo della chiesa è segnato da questo si di Maria e dalla sua presenza materna. Della chiesa Maria è Madre e modello, guida, rifugio, compagna di viaggio che conduce a Cristo. Il Padre ci ha scelti in Cristo perché fossimo suoi figli. In forza del battesimo siamo diventati tempio vivo dello Spirito, dimora della Trinità Santissima. Dio ci ha comunicato la sua stessa vita. Siamo figli di Dio nel figlio suo Gesù Cristo e lo Spirito grida in noi Abbà, Padre. Non siamo schiavi, ma figli, siamo stati raggiunti dall'amore salvifico di Dio che nella Parusia, proprio perché Padre, ci accoglierà nel suo regno di luce e di pace. Questa intimità di vita, questa comunione vitale con Dio vediamo pienamente realizzata in Maria: immacolata fin dal suo concepimento, piena di grazia, vergine senza macchia e totalmente votata a Dio, assunta in cielo in anima e corpo, coronata regina degli angeli e dei santi, aiuto dei cristiani, madre della chiesa. Da sempre chiamati a vita nuova, siamo il capolavoro di Dio, l'oggetto del suo amore preveniente ed eterno. "Gloria Dei homo vivens". Cristo è la vita, chi crede in Lui ha la vita. La fede, abbandono fiducioso in Dio, ci introduce nella vita vera. Maria vive di Dio, con Dio e per Dio perché vive pienamente e totalmente abbandonata in Lui. Quale senso avrebbe la vita, quale sbocco il vivere sulla terra, quale prospettiva il fluire del tempo se l'orizzonte non fosse rischiarato dalla speranza certa di un Dio che guarda benevolmente l'uomo e lo avvolge con infinita tenerezza e con immenso amore? "Dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio". Il salmo 22 canta la speranza provata, sperimentata nel continuo, liberante e salvifico intervento di Dio che non delude e non abbandona le sue creature. Siamo avvolti dall'amore misericordioso e benevolo di Dio che sperimentiamo nelle cure amorevoli dei nostri genitori, nell'affettuosa premura di quanti ci danno amore. "Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?"(Mt.6,26). Con Dio tutto posso, senza Dio sono niente. E' questa la grande, la sublime verità che dovrebbe farci vibrare di gioia immensa, che dovrebbe darci serenità e pace, che dovrebbe farci essere gratificati e paghi di quel che siamo ed abbiamo. Quanta insoddisfazione, quanta strana e lacerante inquietudine, quanta tristezza non pervade il pensiero ateo, la cultura nichilista postcristiana, quanto vuoto interiore, spaventoso e devastante, non c'è in chi ha decretato la morte di Dio! L'esperienza della figliolanza divina si esprime nella gioia di vivere l'esaltante esperienza del perdono, della riconciliazione, della grazia ritrovata. Migliaia di giovani convenuti a Roma per il loro giubileo hanno riscoperto la bontà, la necessità, la bellezza del sacramento della riconciliazione. La testimonianza della lode a Dio, datore di ogni dono perfetto, è un bisogno vero dell'anima: "annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea"(Sl.22,23). Maria si mise in viaggio, raggiunse in fretta, entrò e salutò. Il bambino sussultò di gioia ed Elisabetta esclamò "Benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore"(Lc.1, 42-45). La fede è lasciare tutto e mettersi in cammino, "Il Signore disse ad Abram: vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò"(Gen.12,1).
Quando Dio ci raggiunge non è lecito rimanere inerti, insensibili, apatici. La strada è il nostro posto "La chiesa è il popolo santo di Dio in cammino nella storia"LG. "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso prenda ogni giorno la sua croce e mi segua"(Lc. 9.23). il discepolato consiste nella sequela di Cristo in un itinerario mai compiuto su questa terra. Il desiderio di raggiungere la meta non deve mai abbandonarci. Le difficoltà nel cammino della vita non mancano, ma se davanti a noi risplende la vivida luce di Cristo non solo non ci smarriremo nei meandri del mondo, ma in fretta raggiungeremo la meta. Non possiamo rimandare la nostra santificazione. Ogni giorno è il giorno favorevole della nostra salvezza. Il feriale, sorretto dalla luce della fede, ci fa camminare a grandi passi verso la pienezza della vita secondo lo Spirito. Maria entrò e salutò la cugina Elisabetta. La fede non ci astrae, né ci distrae dai nostri doveri quotidiani, non ci porta fuori dal mondo, ma ci porta ad entrare nel cuore del mondo con sguardo e cuore nuovi, capaci più che di giudicare, di amare e di perdonare. Quel saluto di Maria è il giudizio secondo Dio che porta non a condannare, ma a servire la causa dell'uomo, a testimoniare la gioia di una vita pienamente realizzata perchè segnata dalla presenza amorevole e salvifica di Dio. Siamo portatori di Cristo o allontaniamo Cristo con il nostro modo di essere e di operare? Benedetta è Maria fra tutte le donne e beata perché ha creduto. Insegnaci, o Maria, a vivere di fede, facci essere strumenti di fede per quanti incontriamo sulla nostra strada, conduci i nostri passi sui sentieri di un mondo che nelle sue pieghe più profonde ci chiama a scoprire il nuovo, l'eterna giovinezza di Dio, presenza viva, nascosta ma reale, che tutto sostiene e da cui tutto riceve energia e vita.

Erice 21 agosto 2000
 
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