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Ordinazione Diaconale di Antonio Treppiedi PDF Stampa E-mail
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marted́ 24 ottobre 2000
La terza parte del libro del profeta Isaia al cap. 56 apre il sipario di un palcoscenico dove protagonista è Jhavè che rivela parole di speranza, invita a superare gli angusti orizzonti dell'appartenenza all'Israele di Dio così come era previsto dal libro del Deuteronomio al Cap.23,2-9 e detta nuove condizioni: "Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché prossima a venire è la salvezza; la mia giustizia sta per rivelarsi. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo....li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare"(Is.56,1.6-7). Osservare il diritto, praticare la giustizia e aderire al Signore per servirlo sono condizioni indispensabili perché i sacrifici e gli olocausti salgano graditi a Dio, per essere messi a parte della gioia messianica, per essere condotti sul monte santo. Aderire al Signore per servirlo è il fine per cui siamo stati creati, è la vocazione di ogni uomo, è la felice esperienza che ogni battezzato è chiamato a fare. Dobbiamo compiere un itinerario di fede, giungere, cioè, ad una conoscenza sempre più piena della verità rivelata in un costante ascolto-meditazione della Parola di Dio per aderire in maniera convinta e responsabile a Cristo, unico Signore e Salvatore, Sola Verità che salva. Sapere a chi diamo la nostra adesione di fede significa conoscere Colui che ci parla e ci chiama ad una profonda e vitale comunione con Lui. "So, infatti, a chi ho creduto"(2 Tm.1,12) così si esprime S. Paolo. La fede passa attraverso il tormento della ricerca, la fatica del cammino interiore che si svolge tra gli scogli del mare burrascoso della vita, tra le insidie e i perché del male, del peccato, dell'ingiustizia, del dolore e della morte. Credere è entrare nel mistero luminoso di Dio con la nudità del nostro essere scevro da pregiudizi, libero dall'egocentrismo, capace di stupore, consapevole della propria piccolezza, disposto a camminare nei sentieri della Verità. Chi incontra la Verità, che è Cristo, non può fare a meno di aderirvi. La Verità vista, contemplata, amata conduce all'adesione consapevole e gioiosa di Cristo, porta alla fede semplice, all'abbandono filiale in Dio. Donarsi a Cristo è la nostra ricchezza. Gesù è la perla preziosa, il tesoro nascosto nel campo per il Quale vale la pena di vendere tutto per possederLo. "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se steso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua"(Lc.9,23).
Servire Cristo è l'ideale della vita cristiana. Servire Gesù è servire la Verità, farsi servo del bene e per il bene, dare senso alla vita. "Voi siete il sale della terra, ma se il sale perdesse il suo sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini"(Mt.5,13). Servire è dare sapore alla vita,
farla diventare preziosa, importante, significativa, utile,
portarla fuori dal grigiore, dalla grettezza e dall'egoismo,
donarle le ali per volare alto, per vedere le cose al di là dell'angusto orizzonte del "mi piace e non mi piace", "mi è utile e non mi è utile".
Servire è vivere.
Ciò che non serve si mette da parte, si butta via, è inutile e ingombrante. Servire è dare senso alla vita, non farla girare a vuoto,
è riempirla di significato,
è darle un obbiettivo, un fine, una meta,
è riconoscere che tutto, anche il più piccolo gesto di amore, ha un peso.
Servire è gioia di vivere,
è dinamismo interiore che conquista l'animo assetato di Dio, votato alla Verità, appassionato del bene. La diaconia, è lo specifico del sacramento dell'ordine nel grado del diaconato che, stasera, in questa nostra chiesa cattedrale, nella memoria liturgica della sua dedicazione, ti viene conferito, carissimo accolito Ninni. La chiesa, attraverso i superiori del Seminario che ti hanno seguito nell'itinerario formativo, ti chiama a dire l'eccomi definitivo della consacrazione a Dio nel sacro ordine del diaconato. Evento di grazia, assunzione di responsabilità, momento di gioia grande è questo che stiamo vivendo. Lo è per te, innanzitutto, che vedi il coronamento di un sogno, lo sbocco di un cammino lento, sofferto e impegnativo e lo è, anche, per la chiesa che è in Trapani che conta su di te, sulla tua preparazione culturale, spirituale e pastorale. Sei chiamato al servizio di Dio, al servizio della Verità che salva ed è per questo che ti verrà consegnato il Vangelo. Sei chiamato al servizio di Dio nella lode, nell'adorazione, nel ringraziamento, nella preghiera che quotidianamente innalzerai al Signore, in nome della chiesa, con la recita del breviario. Sei chiamato al servizio di Dio nel ministero della santificazione che ti vedrà impegnato all'altare, al fonte battesimale, al letto dei malati, nei luoghi della sofferenza, sempre pronto a sanare le ferite, a dare speranza, a infondere gioia. Sull'esempio dei setti diaconi degli Atti degli Apostoli nella tua vita devi fare una scelta che non è opzionale, ma è d'obbligo, la scelta degli ultimi, dei poveri, di coloro che non hanno voce, dei diseredati, degli incompresi, dei peccatori. Servire la causa degli ultimi è servire la causa di Dio che negli ultimi, nei bisognosi e nei poveri si identifica. Anche solo un bicchiere d'acqua fresca dato al proprio fratello non rimarrà senza ricompensa. Non attenderti ricompensa dal mondo, non ti aspettare applausi ed elogi. Il mondo non riesce a comprendere una vita donata per amore, spesa nel servizio gratuito. E' questa la grandezza della nostra missione: donare, servire, amare senza pretendere nulla in cambio. "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date"(Mt.10,8). E' già tanto che il Signore ci usi, si serva di noi. Cosa possiamo desiderare di più? Cristo servo si rende presente al suo popolo nel diacono, servo della Parola, dell'Eucaristia, servo dei fratelli. Oggi celebriamo la solennità della dedicazione della nostra chiesa Cattedrale, madre di tutte le chiese della diocesi. Questo luogo sacro, immagine del tempio vivo, rimanda alla chiesa, popolo profetico, regale e sacerdotale che vive, soffre, spera, opera, cammina in questo territorio diocesano. Alla chiesa che è in Trapani, carissimo Ninni, consacri la tua vita. Questa chiesa trapanese è il mistero a cui ti affidi, nell'obbedienza filiale al suo pastore. A questa realtà ecclesiale devi attaccare il tuo cuore, verso di essa devi nutrire sentimenti di amore sincero, per essa devi spenderti con amore, con intelligenza, con spirito di fede. Siamo chiamati a rendere sempre più bella, più ricca, più santa la nostra amata chiesa di Trapani! Tu non puoi, non devi tirarti indietro in questo impegnativo servizio del diaconato che dovrà essere essenzialmente promozionale. Devi promuovere con la tua vita, con il tuo esempio e con la tua testimonianza una coscienza rinnovata di chiesa in quanti ti accosteranno e fruiranno del tuo servizio pastorale. Sii innamorato della tua vocazione,
cammina spedito e gioioso nella via che il Signore ti ha tracciato,
aderisci con forza a Dio,
abbi la certezza di essere da Lui scelto,
da Lui chiamato e teneramente amato di un amore più grande.
Ninni, tendi alla santità,
solo la santità renderà prezioso il servizio diaconale,
solo se darai spazio a Dio nella tua vita sarai strumento efficace di grazia,
solo se ti affidi a Dio con la totalità dell'essere potrà Egli usarti liberamente e compiere le sue meraviglie.
Non deludere le attese di Dio. Non deludere le attese della chiesa.
Questa santa e amata chiesa trapanese, nell'annuale convegno di Erice, si è interrogata sul tema: "La speranza non delude. Chiamati a iscrivere la legge divina nella vita della città terrena". Ho già consegnato, insieme agli atti del convegno, le linee del piano pastorale per quest'anno sociale 2000-2001.
Non vorrei che questi input cadessero nel vuoto. Il contenuto del convegno e del piano pastorale deve passare nel tessuto delle nostre comunità ed attivare un processo di approfondimento, di coscientizzazione delle istanze, delle problematiche, dei bisogni, delle speranze, dei rischi e delle ricchezze che la nostra chiesa vive, soffre, di cui è impegnata a farsi carico ogni giorno. Nell'orizzonte dell'odierna società la speranza appare come una tenue luce che spesso si ferma all'oggi, al tempo e allo spazio fuggevole e limitato della realtà e non riesce a proiettare l'uomo nella prospettiva dell'escaton, delle verità ultime. L'escatologia non è di moda, le verità ultime non trovano sufficiente spazio nel pensiero e nella vita di tanti battezzati. La città terrena viene poco scalfita dalla presenza dei credenti, spesso scialba, sciatta, non grintosa, non organizzata, non sufficientemente testimoniante. La vita morale è via obbligata perché il Vangelo, lieta notizia rivelataci da Gesù, raggiunga efficacemente gli uomini e li porti a conversione. Il socio-politico è l'ambito in cui si misura la capacità di incidere del cristiano, non chiuso nel tempio, ma aperto al mondo, cristiano della strada e del feriale, pronto a sporcarsi le mani, capace di pagare di persona, pronto a rendere a tutti ragione della speranza che è in lui. La città degli uomini deve camminare verso l'ideale città di Dio, la Gerusalemme nuova, città della pace.
Siamo chiamati a contrastare, a lottare il malaffare, la cultura dell'effimero, il dogma del successo e dell'avere a tutti i costi.
Siamo chiamati a servire la causa dell'uomo, armati solo della fede in Dio e spinti dalla carità di Cristo.
Promoveremo, con la grazia di Dio, percorsi formativi per quei battezzati che si disporranno a servire la città terrena nel campo minato della politica perché sia meno inquinata da egoismi settari e risplenda della luce della carità evangelica.
La parrocchia ci appassiona e ci responsabilizza nel divenire di un percorso pastorale che accetta la modernità come valore, intende scuotersi di dosso ogni odore di muffa, di stantio, di vecchio, di sorpassato per andare incontro all'uomo di oggi.
La scommessa delle zone pastorali, delle unità pastorali e delle interparrocchialità è una scommessa vincente che dobbiamo accettare di vivere nel rinnovamento, nella volontà comune di costruire chiesa viva, Gerusalemme nuova.
E' possibile che tutto ciò diventi realtà?
E' possibile che la nostra chiesa cammini unita su questi obiettivi, verso queste mete?
E' possibile creare una rete di pensiero e di azione, capaci di mobilitare tutte le componenti della nostra chiesa, diaconi, presbiteri, religiosi, religiose, laici?
Sì, è possibile, con la grazia di Dio e con il nostro credo convinto alla chiesa.
La chiesa ci è madre,
la chiesa è il grembo vitale in cui troviamo caldo rifugio,
da cui riceve linfa la nostra fede.
Nella chiesa siamo chiamati a trovare il nostro posto,
alla chiesa siamo chiamati a dare la nostra disponibilità,
tutti possiamo e dobbiamo costruire la chiesa.
Sii fiero di questa tua scelta.
Ama la chiesa senza stancarti mai.
Ci saranno altri giovani disposti a seguire il tuo esempio?
Mi auguro di sì. Per questo innalzo ogni giorno la mia preghiera al Signore, "Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe"(Mt.9,38).
Chiesa di Trapani, hai un motivo in più stasera per sperare.
Sì, la speranza non delude.
Oggi ha il volto, il nome dei vari Ninni, Toni, Fabiano, Filippo, Alberto, Giuseppe, Fabio, Vincenzo, Massimo, Antonino, Vito, Giovanni Battista, Ettore, Sebastiano......
Chiesa di Trapani, la tua speranza non è vana!

Trapani 24 ottobre 2000.
 
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