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Veglia di preghiera per il passaggio all'anno 2001 PDF Stampa E-mail
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domenica 31 dicembre 2000
Isaia, il profeta che più di tutti ha parlato dei tempi messianici, ci presenta un mondo riconciliato dal Germoglio che spunterà dal tronco di Iesse, dal virgulto che germoglierà dalle sue radici. Cristo è il Salvatore, annunciato da Isaia. Egli inaugura un'era nuova di pace e di gioia vera. Ma Cristo va accolto perché la pace sia vera pace, perché trionfi la giustizia e l'onestà, perché sia debellato il fanatismo e le guerre. Troppi morti, troppe guerre insanguinano la nostra terra! La preghiera di Anna che abbiamo letto dal libro di Samuele è la preghiera del giusto che vive di fede, che loda e ringrazia Dio per tutti i benefici concessi, che riconosce Dio padrone della storia, che spezza l'arco dei superbi e non fa mancare il pane agli affamati, che dà la vita, rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta, solleva dalla polvere e fa sedere tra i capi. Chi spera in Dio non resta deluso è questa la bella e consolante verità. "Ho sperato nel Signore, ha dato ascolto al mio grido" (Sl.39). S. Paolo ci invita a non ricadere nella paura della schiavitù, poiché abbiamo ricevuto lo Spirito di figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre. Quale profondità, grandezza, abbondanza di grazia non è in noi che siamo stati chiamati ad essere figli di Dio! Immagine sbiadite di Dio siamo noi quando preferiamo la morte alla vita, il peccato alla grazia. Tutto è finalizzato a Cristo. Lo Spirito viene incontro alla nostra debolezza, intercede per noi con gemiti inesprimibili. Tutto ciò che avviene nella nostra vita non avviene per caso. C'è un disegno di Dio che deve realizzarsi. Saremo felici noi se lo faremo nostro, se vivremo secondo questo disegno di amore. L'invito di Gesù riportato da Luca, è perentorio e quanto mai opportuno: siate pronti. Beati quei servi che il padrone troverà svegli. Sonno di morte è il peccato, tenebra il vizio. Ci è stato dato molto, molto ci sarà chiesto. La nostra responsabilità personale e comunitaria ci porta a fare un sincero esame di coscienza, a tracciare un bilancio. A fine anno è d'obbligo fare il bilancio della nostra vita, valutare attentamente le prospettive pastorali sulla base del lavoro svolto lungo tutto l'arco di quest'anno particolarmente intenso, ricco di iniziative, carico di profonde suggestioni per lo spirito. Nei bilanci qualche volta c'è il "rosso". E' il rosso del disimpegno, dell'insipienza, del peccato personale. E' il rosso dei fratelli non amati, ignorati, imbrogliati, defraudati dei loro diritti. È il rosso di una pastorale non attenta all'uomo, non sempre animata dalla carità, una pastorale stanca, stereotipata, ripetitiva, che manca della profezia. È il rosso di un cammino ecclesiale non sempre segnato dalla comunione, chiuso al nuovo, poco attento al socio politico, disincarnato. È il rosso di una chiesa che stenta ad impegnarsi seriamente su ciò che veramente conta, incapace di scommettersi sulla santità. È il rosso di una chiesa deficitaria nella speranza che non delude, chiamata a spendersi con più genialità e prontezza per i poveri, per i giovani, per le famiglie. È il rosso di un clero che deve dare di più in amore, in servizio, in genialità di progetti. È il rosso di una gioventù che va meglio capita, amata, guidata sulla strada del Vangelo. È il rosso di un volontariato che deve farsi strada nelle nostre comunità con forza dirompente. È il rosso di una missionarietà che va accolta e rilanciata per una chiesa più credibile e più vera. Il bilancio è solo in rosso o c'è tanto di bello e di positivo da sottolineare? L'anno 2000 rimarrà nella storia della chiesa, del mondo e della nostra chiesa un anno particolarissimo: l'anno del grande giubileo. Il bimillenario della nascita del Salvatore Gesù Cristo ci ha visto pellegrini nella fede e nella terra di Gesù, e a Roma, e nei luoghi religiosamente più significativi della nostra diocesi. C'è stato un di più nella preghiera, nell'ascolto-meditazione della Parola di vita, un di più di generosità, di impegno, di missionarietà, di comunione ecclesiale, di carità con presenze profetiche splendide: i giovani della comunità Giovanni XXIII di don Oreste Benzi e la comunità delle Beatitudini. Anno di grazia che possa con le sue luce e le sue ombre questo 2000 è stato per la nostra Trapani l'anno dell'insurrezione e del rogo al Serraino Vulpitta, l'anno del terremoto politico al comune, l'anno dei tanti immigrati clandestini a cui abbiamo aperto il cuore e le strutture per accoglierli e accudirli in nome della carità di Cristo. Rimangono insoluti i problemi della disoccupazione giovanile, dei quartieri a rischio, della imprenditoria che non decolla, della burocrazia bloccante, della micro e maxi criminalità, della presenza inquietante della massoneria. L'augurio che lancio nel nome di Cristo a questo mio popolo è il grido evangelico di Giovanni Battista ai suoi conterranei: "Convertitevi e credete al Vangelo". La vita del riscatto dalla schiavitù del peccato e di ogni altra schiavitù è il ritorno ad una fede più convinta, più coerente, più testimoniante. Signore Gesù, Dio del tempo e dell'eternità, aiutaci nello sforzo di costruire città a misura d'uomo, comunità ecclesiali luminose di santità, famiglie aperte alla vita, giovani sereni e impegnati. Maria di Nazaret accompagnaci maternamente, soccorrici, guidaci tu verso l'unica meta: la santità.

Trapani 31 dicembre 2000
 
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