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Messa in Coena Domini PDF Stampa E-mail
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gioved́ 12 aprile 2001
"Avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine"(Gv.13,1).

Questo flash di luce ci apre al mistero del Dio di Gesù Cristo, Dio dell'amore, Dio che si fa dono, che comunica all'uomo la sua vita, lo rende partecipe della sua divinità, lo eleva da semplice creatura a figlio.

Resi figli di Dio nel figlio suo Gesù noi abbiamo accesso al Padre ricco di misericordia e di perdono, il nostro orizzonte è la vita divina, che nel tempo ci viene donata per grazia e nell'eternità troverà pieno compimento, allora quando Dio sarà tutto in tutti e nulla potrà più separarci dal suo amore.

Questo amore estremo, infinito, impensabile e inimmaginabile, divino trova la sua epifania più significativa nel cenacolo, in quella memoria della Pasqua ebraica che Gesù ha voluto celebrare con i suoi apostoli in un clima di intimità e di pietà.

Il luogo è decoroso, è arredato con cura, è importante, solenne per quanto Gesù dirà e farà.

Si avvicina la sua ora e Cristo sente l'urgenza di trasfondere nei suoi discepoli tutta la carica del suo amore salvifico mettendoli a parte del suo progetto di amore, facendoli depositari di un mandato che li abiliterà nei secoli a perpetuare questo suo progetto di amore.

L'importanza, la solennità e la maestosità del momento è evidenziata dal luogo, dai gesti e dalle parole di Gesù.

Il luogo: sempre l'uomo ha sentito il bisogno di destinare degli spazi a Dio, di consacrare dei luoghi particolari al rapporto con Dio.

Il tempio di Gerusalemme, costruito dal sapiente re Salomone, ricco di marmi e d'oro è il cuore, il centro vitale del popolo d'Israele. Verso Gerusalemme e il suo tempio santo si muovono i passi del pio Israelita che con gioia ogni anno inneggiando al Signore con salmi graduali vi si reca devotamente, piamente.

La Sinagoga è lo spazio sacro intorno a cui si sviluppano le cittadine di cui si fa menzione nel santo Vangelo: Cafarnao, Nararet.

Del Figlio di Dio è detto che lo zelo per la casa del Signore lo divora.

Vediamo Gesù fanciullo fermarsi nel tempio più giorni in preghiera e in dialogo con i sapienti del tempio, lo vediamo carico di zelo scacciare i mercanti dal tempio che egli definisce luogo di preghiera, di incontro, di dialogo dell'anima credente con Dio.

I discepoli del Signore Gesù hanno innalzato a Dio monumenti di fede grandiosi, hanno da sempre consacrato a Dio luoghi significativi, hanno saputo e voluto creare il meglio da destinare a Dio.

L'arte, la bellezza, il decoro delle nostre chiese, dei nostri luoghi di culto è segno di una fede viva, di una fede che intende manifestarsi solennemente, pubblicamente e dalla cura con cui il tempio è pensato, voluto, realizzato e attenzionato si evince l'importanza e lo spessore della fede dei credenti.

Lì dove c'è abbandono, incuria, insensibilità, sciatteria non c'è zelo per la casa del Signore, c'è una fede fredda, scialba, incolore, insipida, che non trascina, non è significativa, non rivela Dio.

Il primo grande insegnamento che ricavo dal cenacolo, in questo giovedì santo, è l'amore, la cura, lo zelo, la passione per la casa del Signore che deve prenderci, consumarci.

La casa di Dio va amata, ad essa bisogna destinare il meglio dell'arte, del bello creando un sodalizio con quanti sono cultori del bello per vocazione: gli artisti.

I gesti: Gesù si cinge i fianchi con un grembiule, prende un catino con dell'acqua e si china a lavare i piedi degli apostoli.

Quest' azione è riservata ai servi e Gesù, servo per amore, sceglie il servizio come stile della sua vita.

Cristo-Dio, servo dell'uomo, è il massimo dell'amore che appare scandaloso, follia a chi non crede.

Il servizio troverà la sua espressione somma sulla croce, ove si consuma l'esperienza terrena di Cristo, la sua offerta al Padre, il suo servizio di amore fino all'ultima goccia di sangue.

Servire è regnare. La vita cristiana deve essere improntata allo stile del servizio, un servizio umile, intelligente, generoso, non ostentato, mirato. Chi si pone nella logica del servizio non dà spazio all'io ingombrante, ma a Dio e ai fratelli; non ostenta se stesso ma si considera strumento nelle mani di Dio, confida in Lui e nella sua potenza per cui l'efficacia di ogni suo gesto, di ogni suo dire, di ogni sua azione non lo inorgoglisce, non lo esalta, ed è consapevole del fatto che se non è Dio ad edificare la casa invano faticano i costruttori.

E' Dio l'autore e il perfezionatore di ogni cosa buona.

Quanta varietà di servizi e ministeri non è richiesta per l'edificazione del Regno di Dio! Siamo stati costituiti servi per il Santo battesimo e siamo chiamati a compiere questo servizio ciascuno secondo il carisma ricevuto, ma non possiamo esimerci dal servire, tradiremmo il nostro battesimo.

La varietà e molteplicità dei servizi impegna i singoli e le comunità ecclesiali a crescere nella consapevolezza del servizio che deve essere risposta concreta, costante alle attese di Dio e ai bisogni dei fratelli.

Un laicato da promuovere in prospettiva di servizio alla causa del Regno è l'auspicio, il proposito della nostra santa chiesa di Trapani di essere serva di Dio e dell'uomo.

Ciascuno di noi è chiamato ad essere umile servo di Dio.

O Maria, Vergine del Cenacolo, facci entrare nella logica del servizio con l'intensità, la forza, la pregnanza con cui Gesù si è posto a servizio del Padre e dell'umanità.

Le parole: vi dò un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati.

L'amore non ha limiti, non ha frontiere, non ha tempo. L'amore vero si misura sull'amore che Dio in Cristo Gesù ci ha rivelato, un amore smisurato, divino, eterno, misericordioso, capace di perdono.

L'amore è l'unica forza che cambia il mondo.

L'amore è l'unica via della chiesa.

L'amore a Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze è la grazia delle grazie, è la sola stupenda avventura per cui vale la pena di vivere. Una vita priva di amore per Dio è una vita sciupata, un inferno, una tragedia senza fine.

Una vita chiusa all'amore, refrattaria all'amore verso i fratelli è una vita arida, buia, triste, meschina, non degna di essere chiamata vita, destinata a consumarsi, a corrodersi nell'io devastante dell'odio, del rancore, dell'invidia, della follia del super io.

L'Eucaristia è l'espressione suprema dell'amore di Dio per l'uomo.

Dio si fa pane, cibo e si dona a noi, si fa mangiare da noi.

La sua carne, il suo sangue alimentano e sostengono la nostra vita nel pellegrinaggio terreno. Mistero dell'amore!.

Grazie, o Signore Gesù, del tuo dono di amore da noi mai sufficientemente apprezzato, amato, desiderato, adorato.

Se comprendessimo fino in fondo quel che è l'Eucaristia non ci staccheremo mai dal tabernacolo, vivremmo da innamorati dell'Eucaristia in perpetua contemplazione.

L'Eucaristia è memoria della Pasqua del Signore, è pane di vita eterna, è pegno di gloria futura, è fonte della comunione ecclesiale, è il segreto dell'efficacia e della forza della nostra azione pastorale.

L'Eucaristia è sacramento di unità. Tutti sebbene molti formiamo un corpo solo. Professiamo una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre, abbiamo una sola Eucaristia.

Intorno alla mensa ci riuniamo come famiglia dei figli di Dio per celebrare la memoria del Cristo morto e risorto, "Cor unum et anima una," visitati dallo stesso Spirito, confortati dalla stessa Parola, resi forti dalla stessa Eucaristia.

Come vorrei che la nostra chiesa vivesse la spiritualità del Cenacolo!

Sogno una chiesa in comunione profonda, dove non si è l'uno accanto all'altro in una solitudine mascherata dalla compagnia, ma gli uni con gli altri e per gli altri in un processo dinamico di ascolto, di dialogo, di amore, di servizio, di comprensione, di perdono, di solidarietà.

Sogno una comunità cenacolare attenta, devota, in ascolto, contemplazione del suo Signore, una chiesa capace di silenzio, del silenzio che interroga le coscienze, le inquieta, le spinge alla ricerca del vero, le proietta verso la meta sublime della santità.

Sogno una comunità che si lascia plasmare dal Cristo, in atteggiamento di profonda e vera umiltà, pienamente abbandonata in Dio e che si lascia lavorare da Lui.

Sogno una comunità che sperimenta la gioia inebriante del Cristo servo per amore, pane di vita , maestro e salvatore.

Sogno una comunità che sceglie di essere, di radicarsi nell'Amore di Dio, di vivere e testimoniare Cristo amore nel concreto della vita, nel feriale più piccolo e più insignificante.

Una comunità che coltiva la spiritualità del cenacolo è la comunità che si sforza di vivere la diocesanità, aperta alla missionarietà, una comunità che spezza e abbatte i muri della divisione, dell'egoismo, del particolarismo settario.

La comunione è il frutto della salvezza offertaci da Gesù.

"Padre che siano una sola cosa, come tu ed io siamo una sola cosa perché il mondo creda che tu mi hai mandato"(Gv.17,21).

Questa consegna-testamento di Gesù troppe volte, spesse volte viene ignorato, disatteso, calpestato. Signore Gesù, facci uno nel tuo Spirito, rendici disponibili e aperti alla comunione perché il mondo creda Amen.

Trapani, 12 Aprile 2001
 
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