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OMELIA CORPUS DOMINI PDF Stampa E-mail
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domenica 17 giugno 2001
"Dategli voi stessi da mangiare"(Lc.9,13) - Quest'imperativo rivolto agli apostoli è una sfida che Gesù lancia ben sapendo della difficoltà che gli Apostoli hanno di reperire il cibo, in quel luogo, per tutta quella gente. La risposta degli Apostoli è disarmante e dice tutta la loro pochezza, la loro inadeguatezza: "non abbiamo che cinque pani e due pesci".( Lc.9,13) Con così poco, com'è possibile sfamare tanta gente? Gesù accoglie questa loro disarmante disponibilità - riconoscimento della loro incapacità a risolvere da soli il problema e comanda: "portatemi quanto avete con voi". Poi disse: "fate sedere la folla e iniziate a distribuire il pane e i pesci". Tutti con meraviglia e stupore ebbero di che mangiare e alla fine con gli avanzi furono ripieni dodici canestri. Quell'imperativo di Cristo, oggi nella nostra Trapani, suona come monito, incitamento, sprone per tutti noi a fare qualcosa per risolvere i vecchi e nuovi drammi della povertà, della miseria morale e materiale, della disoccupazione, del disagio sociale, della politica distorta, della devianza giovanile, delle ingiustizie e dei soprusi presenti in questo territorio ferito da una dissennata corsa al profitto. C'è tutto un popolo che attende finalmente risposta ai problemi seri di un quotidiano intristito da un malaffare così pervasivo e sfrontato, così capillare e diffuso che crea paura, servilismo, acquiescenza, disamore, convivenza con il male. La città soffre, diventa sempre più triste, attende chi dia da mangiare. La città aspetta il cibo della libertà dal bisogno, dal padrone di turno, dalle baronie del potere, dalla necessità delle raccomandazioni per avere un qualcosa di dovuto, dalle lobby che tutto condizionano in nome di una solidarietà tra classi elitarie. Una città non è libera se manca l'acqua nei rubinetti di casa, se le sue strade sono intasate dall'immondizia, se le vie del centro storico restano transennate, se le case si sbriciolano, i monumenti sono chiusi, le gru continuano a proliferare in periferia, simbolo di una città che, sfuggendo ai suoi reali problemi, si affida al mattone selvaggio che genera quartieri squallidi, senz'anima, senz'identità e senza bellezza. Non possiamo stare inerti a guardare, non possiamo e non dobbiamo disinteressarci del nostro territorio. Dobbiamo avere occhi e cuore per comprendere e dare risposte, mettere a disposizione le nostre povere forze "Cinque pani e due pesci" e confidare nell'aiuto e nella forza che viene da Cristo Gesù per dare una svolta salutare agli endemici e gravi problema che ci affliggono. La comunità Eucaristica, che nel giorno del Signore è convocata in assemblea dallo Spirito, intorno all'altare, segno di Cristo, per celebrare la Pasqua, oggi, solennità del Corpo e Sangue del Signore, si fa pellegrina per le strade di Trapani in atteggiamento di adorazione, di lode e di ringraziamento per il dono di tanto amore e testimonia a tutti, senza rispetto umano e solennemente, la propria fede nella reale presenza di Gesù nell'ostia consacrata. Quel corpo spezzato, quel sangue versato per noi e per tutti gli uomini è il prezzo pagato da Cristo per la nostra salvezza, è il segno più grande dell'amore di Dio per l'uomo. "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici"(Gv.15,13). La comunità eucaristica deve scuotere la comunità battesimale dal suo torpore spirituale, dalla sua pigrizia, dal suo disinteresse, dalla sua indifferenza e apatia testimoniando la gioia di essere comunità dei salvati, impegnandosi a vivere coerentemente con la fede, sanando la frattura tra fede e vita. L'Eucaristia è richiamo forte alla comunione, una comunione affettiva ed effettiva che deve tradursi in progettualità comune , in solidale impegno di promozione umana, di risposta seria ai reali problemi del popolo che vive in questa città. La comunione è continuamente insidiata dal peccato, dal cuore inquinato dall'odio, dal rancore e dalla malizia. Il dono del Signore Pasquale è il suo corpo a noi donato, il suo sangue per noi versato. L'Eucaristia è questo perenne memoriale della Pasqua, è questo dono di amore che genera comunione, che riunisce il popolo disperso, che fa di noi, sebbene molti, una sola cosa. Non è pensabile vivere la dimensione comunionale della chiesa se non si parte dall'Eucaristia, seme e fonte di comunione nello Spirito. Siamo un popolo non popolo, un popolo senza identità, senza storia, senza prospettive, senza futuro, incapace di agire, di misurarsi con senso sui problemi del vivere quotidiano se non viviamo in dimensione Eucaristica la nostra vita. "Tutti mangiarono e si saziarono"(Lc.9,17). Nessuno deve rimanere fuori dai beni che il Signore ha messo nelle nostre mani. La solidarietà è la via maestra di una comunità giusta ed equa. La solidarietà è l'essenza della comunione. Non si dà comunione vera se non nello spirito della solidarietà, dell'amore che si dona, della condivisione, del rispetto reciproco, del perdono dato e ricevuto. La comunione "intra ecclesiale" è il dono da invocare con forza perché solo una chiesa unita e in comunione può essere una chiesa credibile, efficace, propositiva, profetica. Solo se saremo una cosa sola in Cristo il mondo crederà. Intorno all'Eucarestia si costruisce la comunità credente. Ritornare a Cristo, secondo il pressante invito di Giovanni Paolo II nella "Novo millennio ineunte", vuol dire ritornare a vivere una vita cristiana più intensamente Eucaristica, riscoprire la Domenica giorno del Signore, come cuore e anima della nostra fede, sperimentare la forza liberante e salvifica dell'Eucaristia, il dinamismo di grazia che il corpo e il sangue di Gesù da noi ricevuto nella comunione sacramentale produce in ordine alla santità di vita, all'impegno nella storia, alla testimonianza e alla missionarietà. La fede nell'Eucaristia non deve affievolirsi. Non può l'Eucaristia ridursi a una stanco memoriale della Pasqua, non ci è lecito sciuparla in una squallida e triste sequenza di riti senza gioia, di routine, senza slancio, senza amore. Curare la liturgia Eucaristica domenicale, prepararla degnamente, viverla e parteciparla nella gioa, impegnandoci nei vari servizi, che postulano disponibilità e generosità, è l'ideale e il proposito che ogni comunità eccclesiale particolare è chiamata a fare. Bisogna innamorare i nostri piccoli di Gesù Eucaristia. Con gioia ho potuto constatare il fiorire di gruppi di chierichetti che si affiancano ai gruppi di ministranti giovani e adulti nel servizio all'altare. La vocazione al sacerdozio riceve forza illuminante dall'Eucaristia. Chi serve all'altare si abitua a pensare la propria vita in termini di servizio a Dio che nel sacerdozio ministeriale ha il suo punto di forza, la sua espressione sacramentale più significativa. "Melchisedech, offrì pane e vino", (Gn.14,18) simbolo del sacrificio che Cristo Gesù comandò agli apostoli in sua memoria di rinnovare e per loro ai vescovi e ai presbiteri fino alla consumazione dei secoli. Lì dove c'è un sacerdote che nel nome di Cristo pronunzia quelle parole di vita ivi si rinnova il miracolo della divina presenza nel segno del pane e del vino. Quel pane e quel vino consacrati continuano ad essere l'alimento di luce, di vita e di forza delle vergini, dei confessori della fede, dei martiri, in ogni tempo della chiesa. Cristo Signore è Sacerdote per sempre e noi ministri suoi per grazia siamo stati costituiti sacerdoti per sempre, strumenti del suo amore, con Cristo chiamati ad essere pane spezzato, vino versato. La nostra vita è dono, è servizio, deve sapere di fragranza, di profumo di bontà, vero pane che si offre all'umanità in un diuturno e generoso servizio a Dio e ai fratelli. Noi, sacerdoti esclusivamente per grazia, per dono del Signore, dobbiamo essere i primi a lasciarci conquistare dal mistero dell'Eucaristia, vivendo ogni volta la nostra messa come se fosse la prima, l'unica, la sola, l'ultima Eucaristia della nostra vita. Anime Eucaristiche che amano sostare lungamente, in contemplazione, in orante riflessione davanti a Gesù sacramentato, ecco il sogno - proposito di un presbiterio luminoso, bellissimo di santità, di progettualità pastorale, di esempio e di testimonianza di vita evangelica. O Gesù Eucaristia, pane di vita, donaci occhi di fede per vederti, contemplarti, riconoscerti presente e vivo in mezzo a noi nell'augusto sacramento del tuo corpo e del tuo sangue misticamente significati dal pane e dal vino consacrati. La fede nella tua presenza Eucarestica, o Gesù, non venga mai meno nella tua chiesa, si accresca in noi l'ardore per il tuo amore senza limiti, o Gesù sacerdote e vittima di amore, mistero tremendo e fascinoso, e possa la nostra esistenza cristiana trovare in te, o Gesù Eucaristia, la sua fonte di luce, di forza, di vita per testimoniare, diffondere la gioia del tuo amore salvifico. Senza di te tutto è grigio e senza calore, insipido e scialbo. Tu sei la luce, la verità, la sapienza, la dolcezza, il calore, la vita, la forza. Tu sei tutto, o Signore Gesù, sei divina, misteriosa, reale presenza nel sacramento dell'altare. Fa, o Gesù, che io tenda, viva, mi consumi, come lampada davanti al tuo altare, che il mistero del tuo corpo e del tuo sangue pervada la mia vita e le dia quello lancio di amore, quella passione per il regno, quella forza interiore capace di eroismo e di santità. O Divina Eucaristia infiamma, riscalda, vivifica e trasforma i nostri cuori. Uniti nella fede e nell'amore possa la nostra chiesa diventare nel territorio di questa città seme di vita nuova, speranza non aleatoria, gioiosa testimonianza di vita nello Spirito. Amen

Trapani 17 giugno 2001
 
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