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Omelia ai Funerali del giovane Stefano barbaramente ucciso PDF Stampa E-mail
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sabato 13 ottobre 2001

"Sia che viviamo, sia che moriamo, noi siamo dunque del Signore"(Rm.14,8). Questa verità solare apre il cuore alla speranza: "in te speriamo Signore, Dio dei viventi". Davanti alla bara del nostro fratello Stefano sentiamo il bisogno di essere sostenuti dalla speranza che non delude, quella speranza che il cero pasquale esprime con la sua luce che richiama a Cristo, splendore del Padre, veramente risorto da morte. Anche il credente, innestato in Cristo per il santo battesimo, vive l'esperienza pasquale che trova nella morte il suo compimento. La morte segna l'alba di un giorno nuovo, l'eterna domenica poiché la morte non è la fine di tutto, ma è l'inizio della vita nuova. Tanti perché tragici si affollano nella nostra mente, tanti perché senza risposta che ci lasciano storditi, smarriti, confusi. Gesù davanti alla bara di un giovinetto, figlio di madre vedova, compie l'impossibile, lo chiama nuovamente in vita "Giovinetto, dico a te alzati"(Lc.7,14) e lo restituisce alla madre felice. Stefano, giovane stroncato alla vita, ha incontrato Gesù nel giudizio finale, Gesù, volto amabile della misericordia e del perdono del Padre celeste. Nella fede ci è di conforto pensare che anche a lui Gesù abbia detto "Giovinetto, dico a te alzati". Quell'alzati è la vita vera che Gesù riserva a chi si fida e si affida a Lui. A noi che rimaniamo ancora pellegrini sulla terra questa morte dev'essere un insegnamento, un monito a stare sempre pronti, a vivere la nostra vita coerentemente al Vangelo e secondo i comandamenti di Dio. I tanti giovani presenti in questa chiesa sono i primi depositari del messaggio che si parte da questa bara. Il malessere della società ha il volto dei giovani. Il mondo giovanile con la sua tragica sequenza di droga, di violenza, del nulla elevato a sistema di vita, è realtà che raggela il cuore e tarpa le ali alla speranza. Cosa fanno le istituzioni, le famiglie, la scuola, la chiesa per queste sentinelle dell'aurora che dovrebbero annunciare il nuovo giorno, il domani bello, ricco di pace, di fratellanza, di umanità? Constato con amarezza che il mondo giovanile ha il richiamo della notte buia, delle tenebre che obnubilano la mente e isteriliscono il cuore. Fatti come quelli capitati ad Alcamo lasciano sgomenti e impongono una serie e matura riflessione sul ruolo e sul significato educativo del mondo adulto. Il ruolo della chiesa è messo in crisi da questi fatti e non possiamo vivere il domani con leggerezza, facendo finta che niente sia successo. Come all'alba dei tempi Caino uccide il fratello Abele, la voce di Dio ancora una volta ha da risuonare nel mondo: "Caino, dov'è tuo fratello?"(Gn.4,9). A noi il compito di evitare che nel disinteresse, nel qualunquismo, nella logica aberrante dell'io assolutizzato ancore una volta la risposta debba essere: "Sono forse io il guardiano di mio fratello?"(Gen.4,9). Ritorni l'uomo a pensare nei valori, il credente a vivere una fede matura e consapevole, la chiesa a farsi carico dell'uomo pellegrino nel mondo,accompagnandolo con amore verso la scoperta della luce di Cristo, verità che salva. Ritornino le famiglie ad essere scuola e palestra di vita e di amore; ritorni la scuola a progettare una cultura che abbia come perno la persona umana e il suo valore intangibile. Ritorni la società ad avere rispetto dell'uomo e il suo valore intangibile. Ritorni la società ad avere rispetto dell'uomo per quello che è e non per quello che ha e può dare. Ritornino le istituzioni tutte ad avere come interesse primario il bene della persona. Alla luce della fede, un grido di speranza si leva dal corpo martoriato di questo giovane barbaramente ucciso: mai più la violenza brutale di un uomo contro un altro uomo. Il tuo nome, carissimo Stefano, mi fa pensare ad un altro Stefano proto-martire che prima di morire invocò il Padre perché perdonasse ai suoi uccisori. Voglia Iddio che anche la tua reazione sia stata come quella del martire Stefano. Se così fosse la tua morte non sarebbe inutile e la tua lezione può diventare balsamo ed incentivo per i fratelli che si sono resi colpevoli di tanto misfatto a intraprendere una vita nuova.

Alcamo, 13 ottobre 2001
 
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