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Diaconato di Fabiano e Rosario PDF Stampa E-mail
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sabato 03 novembre 2001
C'è aria di festa che si ripete a distanza di dieci giorni nella nostra santa chiesa di Trapani. Dopo l'ordinazione diaconale di tre figli di questa chiesa, due uxorati e un celibe che nel discernimento della chiesa sono stati reputati degni di esercitare il diaconato permanente, oggi, siamo convocati dallo Spirito, ancora una volta, per ordinare diaconi un alunno del nostro seminario Fabiano Castiglione, in cammino verso il sacerdozio e il religioso conventuale Rosario Gabriele Maria Merlino anche lui in cammino verso il sacerdozio. È una gioia purissima la nostra che nasce dal pensiero di essere stati privilegiati dal Signore il Quale si è degnato di chiamare al suo servizio un figlio della comunità parrocchiale S. Pietro di Trapani. È una gioia che condividiamo con i minori conventuali per la chiamata al servizio del Signore nel carisma francescano di Rosario Gabriele Maria. La nostra gratitudine a Dio si fa pressante preghiera per questi vocati e per quanti il Signore sceglie e chiama al suo servizio. Mosè presenta al sacerdote Aronne la tribù di Levi perché sia al servizio di Dio. La tribù di Levi è scelta per custodire gli arredi della tenda del convegno e per prestare servizio nella dimora del Signore. Come Mosè al sacerdote Aronne, anche stasera, il rettore del seminario e il provinciale dei minori Conventuali hanno presentato a me, apostolo di questa santa e amata chiesa di Trapani, questi figli prediletti della chiesa per custodire e per servire. I superiori hanno assolto a questo compito perché, nel discernimento spirituale di questi anni di seminario, hanno compreso che il Signore veramente ha chiamato Fabiano e Rosario e li ha scelti per una missione specialissima. Carissimi Fabiano e Rosario, il Signore vi ha scelti per custodire e per servire. Consegnandovi l'Evangeliario, questo indispensabile, principale, fondamentale arredo del tempio, la liturgia dell'ordinazione diaconale mi impone di ricordarvi. "credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni". Custodire non è mettere in cassaforte, al sicuro la ricchezza della Parola ricevuta, ma vuol significare crederla, insegnarla, viverla. Maria conserva la Parola nel suo cuore. Maria è la donna della fede, la testimone fedele, la icona della perfetta sequela di Cristo fino in fondo: "Stabat mater iuxta crucem". Non c'è tesoro più grande, non c'è verità più evidente della Parola che si è fatta carne; Cristo è la Parola, il Vangelo; la sua vita è Parola che interroga, illumina, riscalda, converte, salva. Conoscere, gustare la Parola è vivere di Cristo, innamorarci di Lui, sentire con Cristo fin nel profondo del nostro essere. La Parola è fonte di acqua viva alla quale come cervi assettati dobbiamo recarci per saziare il nostro desiderio di infinito, il nostro bisogno di Dio. Custodire la Parola significa prendere familiarità con la Parola, averla nella mente, nel cuore, sulle labbra; respirarla, lasciarci docilmente abitare dalla Parola che ha in se una sua forza vitale, creatrice, rivoluzionaria, salvifica. Il diacono è ministro della Parola. Oggi viviamo nell'inflazione delle parole; un nominalismo vuoto e vacuo impera nei mezzi di comunicazione di massa, tanta overdose di parole uccide la capacità critica, massifica, crea confusione, disperazione, babele. "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" è la grande sfida che le chiese che sono in Italia ci siamo date per questo primo decennio del terzo millennio. Ho assunto questo impegno nel piano pastorale di quest'anno: "come ho fatto io fate anche voi". La terza priorità con cui siamo chiamati a declinare il messaggio del Cenacolo è l'annuncio. L'annuncio del Vangelo vuole ministri innamorati del Vangelo, competenti, desiderosi di spendersi senza risparmio perché la Parola di Dio sia conosciuta, accolta, vissuta: "Guai a me se none evangelizzo", grida l'apostolo Paolo. Siete scelti per servire nella dimora di Dio. Il piano pastorale trova la sua forza propositiva nell'icona del Cenacolo narrataci da Giovanni: "Come ho fatto io fate anche voi". Il memoriale della carità deve urgerci dentro, non lasciarci tranquilli. Dobbiamo far morire il nostro io, la nostra pigrizia, la nostra piccineria, la nostra grettezza. Con Cristo servo siamo tutti chiamati a servire. È questa la regalità alla quale ci abilita il santo Battesimo, è questo l'ideale che Gesù ci indica. Scendeva un uomo da Gerusalemme a Gerico. Un samaritano si fermò, ebbe compassione, caricò quell'uomo ferito dai briganti sulla sua cavalcatura, gli fasciò le ferite, lo portò al sicuro, pagò perché fosse accudito. Servire la causa dell'uomo è servire la causa di Dio. Un servizio che per il diacono si richiede maggiore responsabilità e si specifica nella ministerialità. Servizio ministeriale che vi fa essere attenti al Vangelo della Carità, servi per amore, promotori, sollecitatori, operai, manovali generosi, intelligenti, propositivi, indefessi della carità di Cristo verso gli ultimi, i poveri, gli indifesi. Nell'esercizio del vostro diaconato deve risplendere l'amore di Cristo servo, servizio che parte da uno stare nella casa del Signore, da un amore per il tempio dove si celebrano i divini misteri, dove si innalzano le lodi al Signore, dove risuona la Parola di Dio. Prestare servizio nella dimora del Signore significa lo zelo che dovete coltivare per la sua casa e la passione che deve animare la vostra vita per il tempio vivo e spirituale che è la chiesa. Il Salmo 83 con toni lirici ci ha portato a pensarci felici presso l'altare del Signore: "Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L'anima mia languisce e brama gli atri del Signore. .... Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi! Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio"(Sl.83). L'apostolo Pietro nel discorso presso la casa di Cornelio si presenta come testimone privilegiato di Cristo, dell'evento unico che ha cambiato la storia e afferma la necessità per lui di annunziare e attestare (testimoniare) tutto questo. Il diacono è chiamato alla più intima familiarità con Cristo, a partecipare al suo mistero d'amore, a vivere di Cristo pienamente. La vita di grazia coltivata nella preghiera, nella quotidiana partecipazione al sacrificio Eucaristico, nella recita del breviario, nella orazione mentale e nella lectio biblica è la grande, l'unica, la sola ricchezza che dovete servire e testimoniare. "Come il Padre ha mandato me così anch'io mando voi"(Gv.20,21). Gesù manda i suoi nel mondo dopo aver fatto loro toccare con mano la verità della Resurrezione. La gioia, sperimentata dagli Apostoli, si traduce nel coraggio di testimonianza fino al martirio. "Ibant gaudentes". Andavano gli Apostoli gioiosi verso il martirio. Chi ha incontrato Cristo e si è lasciato sedurre da Lui non teme ostacoli che lo fermano nel proprio cammino; sapendo a chi ci si è donati non si può essere schiavi della paura. Certamente il vostro impegno diaconale richiede rinunzie non indifferenti: rinunciate a una sicura carriera professionale, ad una famiglia carnale, a una vostra progettualità umana e nell'obbedienza docile vi affidate con generosità alla chiesa. I propositi-voti di povertà, castità e obbedienza vi riguardano e vi qualificano nella tensione di un servizio che vi auguro senza smagliature, coraggioso, leale, umile, generoso. Vi affido alla Vergine del Cenacolo e con le stesse parole con le quali chiudo il piano pastorale voglio stasera pregare per voi e per questa nostra santa chiesa che oggi vi accoglie come ministri del Signore nel grado del diaconato. O vergine Maria, o cuore amorevole di Madre, tu che a Nazaret hai accolto la Parola che nel tuo seno si è fatta carne, ottieni alla nostre parrocchie dall'Emmanuele Figlio tuo, la grazia di divenire casa ospitale ed amica, grembo materno che accoglie la Parola, la incarna nella vita di ogni giorno, la serve con amore. Sperimentino, o Madre, le nostre parrocchie lo Spirito del Cenacolo risuoni in esse il cantico di lode e di ringraziamento, celebrino nella gioia e nella comunione la divina Eucaristia, sperimentino la forza e il dinamismo misterioso dello Spirito nell'esercizio della carità. O Vergine del Cenacolo, fa che le nostre parrocchie diventino luoghi di formazione umana, teologica, cristiana, vere comunità accoglienti e in ascolto dei bisogni dell'uomo in situazione. Benedici, o Maria, il nostro impegno ad operare con passione per il rinnovamento della parrocchia, e ogni battezzato con il tuo soccorso e sul tuo esempio possa diventare, o Maria, corresponsabile del mistero di salvezza. Siano le parrocchie scuole di fede in cui si accoglie si ascolta si annuncia l'Amore del Cristo Risorto. Gloria a Lui nei secoli dei secoli.

Amen.

Trapani, 3 Novembre 2001
 
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