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Omelia ammissione agli Ordini Sacri PDF Stampa E-mail
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venerd́ 07 dicembre 2001
Il dogma dell'Immacolato concepimento della Beata Vergine Maria di Nazaret è solennità liturgica tra le più importanti e più sentite dal popolo santo di Dio il quale invoca e onora l'immacolata Vergine quale madre di Dio e madre del popolo santo di Dio, la chiesa. Tutta bella sei, Maria, e la macchia di peccato originale non è in te Tu sei la letizia di Israele, tu sei la gloria di Gerusalemme Tu sei l'onore del nostro popolo, tu l'avvocata dei peccatori, o Maria, Vergine prudentissima, Madre clementissima, prega per noi, intercedi per noi presso Gesù Cristo Signore. Così la fede della chiesa si rivolge con fede filiale a Maria, la madre Immacolata. Questo straordinario e unico privilegio fa di Maria il soggetto particolare delle premure di Dio. Tra tutte le donne Ella è benedetta, difesa, amata da parte di Dio di un amore immenso che le procura pienezza di grazia: "Rallegrati, piena di grazia", così la saluta l'Arcangelo Gabriele mandato da Dio ad annunciarle la nascita del Messia che per opera dello Spirito Santo nel suo seno verginale è chiamato a farsi carne. Quel "piena di grazia" sostituisce il nome proprio di Maria; l'identità di quest'umile donna di Nazaret è specificata da un nome nuovo, da una qualità straordinaria che rivela il mistero di amore infinito "piena di grazia". Tu, o Maria, non sei, non esisti, non vivi se non nella pienezza di grazia che è per te non una veste da indossare, non un fatto marginale della tua vita, ma la ragione del tuo esistere, qualcosa di connaturale al tuo essere. Tu non puoi, per divina volontà, non essere piena di grazia. Il fiat di Maria suggella e la pienezza di grazia e la sua vocazione ad essere Madre Vergine del Verbo che si fa carne. L'annuncio profetico della Genesi, così carico di speranza, in Maria si traduce in felice realtà: "Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe, questa ti schiaccerà la testa e tu le insedierai il calcagno"(Gen.3,15). Quella donna della Genesi, donna vergine e madre è Maria, la tutta pura, la tutta santa, l'Immacolata, la Madre di Dio e Madre nostra, la Regina degli angeli e dei santi, sorella nella fede, compagna nella speranza, testimone nella carità. Quella donna della Genesi è la stessa donna vestita di sole dell'Apocalisse, bellissima, splendente di luce, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle. Maria è il capolavoro di Dio, la Donna per eccellenza, la prima Redenta, la madre dei dolori, la Regina gloriosa del cielo. In Lei contempliamo pienamente e compiutamente le meraviglie del Signore. Con verità perciò abbiamo potuto cantare nel salmo responsoriale: "Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore".(Sal.97) Quest'estasi contemplativa è possibile se i nostri occhi sono sani, se la luce della fede è in noi, se il nostro sguardo è sostenuto, orientato, reso capace dalla abituale contemplazione del volto di Cristo. Felici saremo se vivremo nell'incanto di questa visione, nello stupore delle meraviglie divine, nell'esperienza del dolcissimo incontro con Maria, la creatura che più di ogni altra esprime la purissima trasparenza di Dio, con la madre di Gesù, la piena di grazia. Maria, nel suo rapporto con Dio non offuscato né inquinato in nessun momento della sua vita dal peccato, richiama a tutti noi la necessità di tendere a un rapporto filiale, puro, devoto, obbedienziale, sereno, fiducioso con Dio. La bellezza di un'anima sta tutta nel suo essere abbandonata totalmente in Dio, nel vivere nella sua luce e nel suo amore purificante, esaustivo, gratificante. Solo Dio basta. Nulla ci manca se abbiamo Dio con noi, se viviamo pienamente in Dio. Là dove c'è grazia, là dove c'è amore, là c'è gioia, bellezza, vita vera. Contemplando Maria, l'Immacolata, nasce profondo il desiderio in noi della grazia, l'amore a Dio, l'abbandono fiducioso in Lui. Per questo siamo stati creati e questa è la nostra vocazione: la santità. Santità è vita di grazia, è comunione beatificante e appagante con Dio. "In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito del suo volere"(Ef.1,4-5). Scelti da Dio per essere santi e immacolati. Carissimi fratelli e figli, l'elezione di Dio ad essere santi e immacolati ci obbliga a fare un sincero esame di coscienza, ad interrogarci sulle nostre scelte di vita per verificare se collimano, se sono in sintonia con le scelte di Dio. La grazia di Dio è il bene più grande che possiamo desiderare, è il dono a noi della sua vita per cui da semplici creature diventiamo partecipi della natura divina. In Cristo siamo diventati figli del Padre. Ecco la grazia, mai pienamente compresa, stimata, accolta, che deve diventare l'anelito, la tensione, il desiderio e l'impegno più grande della nostra vita cristiana. Il peccato infanga la nostra vita, respinge la grazia, ci rende tragiche maschere del folle progetto dei nostri progenitori "sarete come Dio". La tragedia di tanti cristiani è: vivere senza Cristo, vivere come se Dio non esistesse, praticare l'ateismo pratico, assecondare la logica del secolo, non pensare, non vedere, non giudicare, non progettare secondo Dio, vivere nel tentativo di costruire un'eternità nel tempo sfidando l'impossibile, irridendo le leggi invalicabili della natura, prendendosi gioco della Provvidenza, rifiutando di accettare il limite della creaturalità. La lotta tra il bene e il male è la lotta tra la grazia e il peccato che si gioca in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nella chiesa, nella società. Essere santi per cambiare il mondo è la grande sfida che il Santo Padre nella "Novo millennio ineunte" ha lanciato a tutti i cristiani. La santità è un dovere che deriva dal nostro battesimo, dal nostro essere stati innestati in Cristo, fatti figli di Dio nel Figlio Gesù per lo Spirito. Senza la tensione alla santità, che è via ordinaria del cristiano, non ci può essere impegno pastorale serio, vocazione al servizio efficace. La vocazione al sacerdozio esige un desiderio-proposito-impegno di santità. Carissimi Giuseppe, Filippo, Octavio, Gianbattista, nel contesto di questa liturgia solenne in onore dell'Immacolata Vergine Maria Immacolata, venite presentati a Dio e alla chiesa ufficialmente come candidati agli ordini. La vocazione al sacerdozio non è un affare privato che si risolve tra il soggetto vocato e Dio. La chiesa attraverso il Seminario ha vagliato e continuerà a vagliare, a discernere il vostro desiderio di donazione a Dio e alla chiesa. Oggi con verità vi presenta a Dio, come Maria presentò Cristo suo Figlio al tempio. Presenta voi a Dio e fa sua la vostra volontà di donazione, di oblazione, di offerta. La comunità ecclesiale con voi e per voi si offre a Dio e vi offre a Dio accompagnandovi con amore, con affetto, con trepidazione nel cammino verso il sacerdozio cattolico. Il rito dell'ammissione agli ordini sacri ufficializza il vostro cammino verso il sacerdozio, lo rende un fatto ecclesiale che coinvolge tutta la nostra chiesa diocesana. Tutti noi siamo chiamati in vario modo a sentirci partecipi e responsabili della vostra formazione umana, spirituale, culturale, pastorale. Entrate più profondamente nel tessuto di questa chiesa; siete destinati ad essere la nervatura di questa santa chiesa di Trapani, il sistema venoso che porta sangue a tutte le membra di questo mistico corpo. Ci sta a cuore la vostra formazione, il vostro fervore, la vostra passione per il Regno, la vostra scelta per Dio, la vostra ascesa alla santità. Vi assista Maria Immacolata in questa impresa esaltante. Coltivate la purezza, siate fieri della scelta celibataria, vivete costantemente nella grazia del Signore, aborrite il male e anelate al bene, cibatevi della Parola di vita e dell'Eucaristia, siate fedeli ai doveri quotidiani, pregate senza stancarvi mai, sentite questa chiesa come vostra madre, state uniti al vostro Vescovo, offritevi con gioia a Dio come oblazione pura e santa allenandovi al sacrificio e alla rinuncia.

O Vergine Immacolata, Madre di Cristo e nostra madre Maria,
accogliamo, stasera, con gioia la volontà di questi tuoi figli
Giuseppe, Filippo, Octavio, Gianbattista,
di volersi donare a Cristo e alla chiesa nella prospettiva
del sacerdozio cattolico.
Il segno della tunica nera e della cotta bianca
esprime questo loro desiderio di donazione e
della nostra chiesa che con loro intende donarsi
in uno slancio di generosità apostolica, di impegno
e di servizio alla chiesa tutta che, in quest'anno pastorale,
guarda alla parrocchia nuova, vero cenacolo, scuola di formazione umana, teologica, culturale e pastorale.
Accogli, benigna, questi tuoi giovani figli
sii per essi madre, modello, guida sicura.
Te li affidiamo nella consapevolezza che tu, o Maria piena di grazia,
li guiderai alla meta del sacerdozio
alimentando nel loro cuore un più vivo desiderio di santità.
Santi per santificare il mondo
sia questo il desiderio-proposito
che in loro possa accrescersi di giorno in giorno
e che fa ben sperare per il domani
della nostra santa chiesa di Trapani.
Con il tuo aiuto la nostra chiesa sarà più ricca e più santa
Per la ricchezza e la santità di questi tuoi figli,
oggi ammessi agli ordini sacri.
O Maria Immacolata nostra dolcissima Madre.
Amen


Trapani, 7 dicembre 2001
 
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