Home arrow Documenti arrow Omelie arrow Omelia alla celebrazione introduttiva del Convegno Nazionale dei Direttori Diocesani di Pastorale Gi
Omelia alla celebrazione introduttiva del Convegno Nazionale dei Direttori Diocesani di Pastorale Gi PDF Stampa E-mail
Condividi
gioved́ 21 febbraio 2002
Carissimi amici, la grazia, la pace e la gioia di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo per la potenza dello Spirito Santo sia con tutti voi. Vi salutano le comunità ecclesiali di questa terra solare che anela al riscatto dei suoi mali antichi e moderni, vi saluta l'equipe regionale della pastorale giovanile così fervida di iniziative e con una storia decennale alle spalle, vi salutano i vescovi di Sicilia che mi hanno incaricato di darvi il benvenuto e di dirvi la loro gioia nel sapervi riuniti in convegno nella nostra regione, vi saluta la società civile che guarda con simpatia ed interesse a tutto ciò che si muove in ambito ecclesiale quale fermento di vita nuova. Convocati dallo Spirito siete qui riuniti, carissimi responsabili diocesani della pastorale giovanile provenienti dalle diocesi di tutta Italia, per mettervi in ascolto di ciò che lo Spirito oggi dice alle chiese riguardo al pianeta giovani, per leggere con intelletto d'amore i segni dei tempi, per progettare interventi pastorali mirati ed efficaci, per rispondere al grido dei giovani che chiedono risposte credibili ai loro perché, per cercare di imparare l'arte dell'accompagnamento amorevole dei giovani, per rendere ragione della speranza che è in voi, per proclamare a un mondo distratto e qualunquista l'efficacia salutare della fede, per ritemprarvi nel proposito di spendervi con passione in favore dei giovani per darvi delle regole comuni nel cammino delle chiese per far risplendere la luce dei giovani nelle comunità ecclesiali che chiedono di poter godere della freschezza di una fede giovane. Tra le priorità pastorali proposte dagli orientamenti della CEI per il primo decennio del terzo millennio "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" si impone l'attenzione e la cura pastorale dei giovani. Nel divenire della storia contemporanea i giovani sono la cartina tornasole dei rapidissimi e vertiginosi cambiamenti che interessano ogni ambito della vita personale, familiare, sociale, economica, religiosa. Sono essi le antenne che captano più facilmente il nuovo, lo metabolizzano, lo incarnano, lo sperimentano, lo soffrono. Il mondo giovanile è un laboratorio permanente in cui si sperimentano tutte le novità, le contraddizioni e i rischi, si registrano i fallimenti, si esaltano i successi. Con discrezione e amore vi accostate e accompagnate ai giovani sulla strada che va da Gerusalemme a Emmaus. L'icona dei due discepoli delusi, sfiduciati, tristi che lasciano Gerusalemme, il luogo delle speranze fallite miseramente sul Calvario, vi accompagnerà in questi 3 giorni di riflessione, di dibattito, di laboratorio, di preghiera, di gioia condivisa. Spesso i giovani finiscono per adagiarsi alla moda imperante del nulla, del qualunquismo, della mancanza di prospettive e di speranza. Quei due discepoli, delusi e amareggiati, sono i giovani che incontriamo nel quotidiano della vita, che incrociamo sulla nostra strada e che non riusciamo ad agganciare, a farci compagni umili e pellegrini capaci di condividere con loro pensieri, ansie, delusioni, speranze. Quei tanti, troppi giovani senza ideali e senza valori ci interrogano. Non vengono a noi? Andiamo noi verso di loro. La strada è il luogo dell'incontro. Bisogna che sviluppiamo una teologia pastorale della strada. I discepoli chiesero a Gesù: dove abiti? E Gesù rispose: "Le volpe hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo"(Lc.9,58). La strada è luogo teologico di salvezza. La strada è teatro ove si consuma la tragedia della disperazione, della droga, del sesso, del piacere e si muore miseramente, soli. La strada è spazio di vita pieno di insidie, ma fascinoso perché è invito a camminare, a ricercare, a perseguire l'ideale di una possibile meta. La strada è tormento e aspettativa di futuro, di speranza, di certezze. "Io sono la via",(Gv.14,6) così si definisce Gesù invitando i suoi discepoli a percorrerla. Non ci sono tante vie di salvezza, ma una sola è la via: Cristo. "Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde".(Mt.12,30). "Senza di me non potete fare nulla"(Gv.15,5). Alla Parola di Gesù fa eco l'insegnamento di Giovanni Paolo II: "Solo Cristo svela l'uomo all'uomo" Non ci può essere vero umanesimo senza il riferimento a Cristo. L'evento Cristo, scandalo e pietra d'inciampo per chi non crede, salvezza e sapienza per chi crede, continua a far discutere. Davanti a Cristo non si può rimanere neutrali, bisogna prendere posizione pro o contro. Sulla strada vanno i due discepoli del Signore delusi dei fatti della passione che avevano riguardato il loro Maestro e sulla strada si imbattono nel forestiero che si accompagna a loro. Gesù, ai loro occhi velati dallo sconcerto della passione, appare un forestiero, una persona estranea, come forestiero è l'uomo della parabola del buon Samaritano. Gesù resta per tanti giovani ancora forestiero. Sono giovani con speranze spente, con disillusioni cocenti, con tanta rabbia dentro, con una voglia di cielo spezzata, con l'entusiasmo smorzato, con i sogni infranti, con la tentazione di dire basta alla vita, giovani tagliati fuori dai progetti di futuro da un feriale fatto di ingiustizie, di condanne, di incomprensioni, di accuse e di giudizi senza appello. Ma la speranza, come fuoco sotto la cenere, cova nel loro cuore. "Noi speravamo" La speranza delusa è la speranza da recuperare, rinverdire, rimotivare, riattivare. Le ragioni per sperare non mancano, bisogna avere occhi per vederle, cuore per percepirle. Tutto intorno a noi cambia così rapidamente ed anche dentro di noi c'è una notevole mutevolezza di pensieri, di emozioni, di propositi, di progetti. L'approccio con il mondo giovanile si fa sempre più difficile e sempre più difficile e problematica appare la comunicazione della fede. Nel forestiero che si accompagna ai due discepoli di Emmaus c'è la chiave di volta per uscire dall'impasse di una pastorale timidamente propositiva, ripetitiva, stucchevole, obsoleta, disincarnata. Lo stile dell'approccio è quello dell'ascolto e del dialogo. Bisogna imparare ad ascoltare entrando con umiltà nel vissuto dei giovani, quasi in punta di piedi, non con la pretesa di fare da maestri o nei panni di soloni censori, ma con il desiderio di comprendere lasciandoci interrogare, aprendo il nostro cuore alla comprensione, alla misericordia e al perdono. L'ascolto nasce da un cuore umile, si nutre di misericordia, si ammanta di silenzio, si esplica nella discrezione, rifugge dall'invadenza, dalla curiosità morbosa, si traduce in attenzione vigile, attenta e amorevole dell'altro. L'ascolto è già condivisione, compatimento, áncora lanciata all'altro offrendogli la reale possibilità di uscire dal proprio dolore, dai propri pensieri funesti, dalla propria disperazione. Dall'ascolto umile e prezioso nasce il dialogo. "Il forestiero spiegò loro ciò che si riferiva a lui"(Lc.24,27). Tutta la vita del Cristo si pone nella strategia del dialogo, Egli, Maestro e Signore, con parole e segni prepara i discepoli alla grande missione di portare in tutto il mondo il suo Vangelo. Il dialogo presuppone comunanza di vita, stare insieme, condividere un tratto di strada. "Chiamò a se i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli".(Lc.6,13) Stare con Cristo o fuggire da Cristo fu questo il dilemma su cui si consumò l'esperienza di quanti si imbatterono con il Figlio di Maria di Nazaret. Anche oggi su questo dilemma: "con Cristo o contro Cristo", "con la chiesa o contro la chiesa" si consuma il dramma di tanta gioventù. Noi abbiamo scelto di stare con i giovani, ci scommettiamo per loro, su di loro, con loro per un mondo più giusto, più solidale, più fraterno. Scegliere di stare con i giovani, di essere di parte, abbandonando i luoghi sicuri della fede e scendendo nelle strade, stando accanto a loro con discrezione e con amore, facendoci loro compagni in atteggiamento di umile ascolto, ecco la sfida che la pastorale giovanile intende accogliere. Spiegare, dare testimonianza, giocarci la vita, condividere, non ricattare, invitare, questo ed altro ancora comporta il dialogo. Questi giorni di convegno saranno ritmati da un forte richiamo all'accompagnamento amorevole che l'episodio di Emmaus emblematicamente ci propone. Alla fine del dialogo che i due discepoli ebbero con il forestiero sulla strada di Emmaus un gesto, un segno fece sì che cadesse il velo dai loro occhi e ritrovando Gesù ritrovarono la gioia, la speranza, la voglia di ritornare sui propri passi e di scommettersi per Lui.
O Gesù donaci un cuore vigile,
occhi aperti,
mente serena
per poter camminare sicuri
nella tua luce amica
verso il traguardo di una vita
appagata, fedele e felice.
Fa, o Gesù, che sentiamo
la gioia e la forza
di scommetterci con e per i nostri giovani,
ascoltandoli, comprendendoli, amandoli,
accompagnandoli con discrezione
verso un ideale futuro
di benessere spirituale,
condizione indispensabile per una vita
ricca di ottimismo e di speranza.
La missione esaltante e difficile,
impegnativa e urgente che tu, o Signore Gesù, affidi
a questi apostoli-responsabili della Pastorale Giovanile
delle chiese che sono in Italia
sarà portata avanti con la consapevolezza, 
la passione, l'entusiasmo e la forza
di chi ha incontrato Cristo
ed è stato consacrato dal suo Spirito
testimone-missionario dell'Amore.


Isole delle Femmine (PA), 21 febbraio 2002
 
< Prec.   Pros. >
© 2024 Diocesi di Trapani
Progetto e Contenuti a cura dell'Ufficio Diocesano per le comunicazioni Sociali
Rendiconto 8xmille a cura dell'Economato Diocesano
Grafica MOOD comunicazione e design
Hosting & Coding ASSO Informatica Trapani su Joomla! un software libero rilasciato sotto licenza GNU/GPL.