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Discorso in piazza Vittorio davanti ai Gruppi dei Misteri PDF Stampa E-mail
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venerd́ 29 marzo 2002
In questa piazza, davanti ai venerati gruppi dei Misteri, pulsa il cuore credente del popolo trapanese. Trapani religiosa è qui, in questo popolo che segue con devozione e pietà i gruppi dei misteri in questa suggestiva, tradizionale processione dove si mescolano motivi di fede e di folclore, ma in cui non manca il patos, il sentimento, la carica emotiva che l'Evento passione di Cristo suscita in ciascuno uomo che è aperto alla fede. Siamo qui non per curiosità, ma per soddisfare un bisogno dell'anima; siamo qui non come spettatori, ma come partecipi del mistero del dolore che Cristo Gesù, uomo con gli uomini, incarna e che noi condividiamo nel quotidiano della vita. La passione di Cristo ci richiama al nostro patire, alla sofferenza dell'umanità; il calvario di Gerusalemme ci rimanda al calvario del mondo spesso invisibile, nascosto, segreto, ma vero, autentico calvario. Le nostre case, scuole, uffici, piazze, strade sono calvario in cui si consumano le tragedie di tante vite spezzate, crocifisse, ferite. Famiglie dove non si respira amore, accoglienza, condivisione, affetto; scuole dove non si coltiva l'intelligenza e non si educa la volontà; uffici dove non vige la logica del servizio efficiente e premuroso; strade dove non c'è rispetto per le regole e si trasformano facilmente in giungle dove l'uno passa accanto all'altro ma non si incontra con l'altro e ognuno rimane solo con i suoi crucci, i suoi drammi e le sue tragedie. Nella liturgia del Venerdì Santo non è prevista la celebrazione della Santa Messa, ma la proclamazione del Vangelo della Passione e l'adorazione della nuda croce. Nelle lamentazioni che accompagnano questo gesto di amore e di fede la liturgia mette in bocca a Cristo queste parole:"Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi. Forse perché ti ho fatto uscire dall'Egitto, ti ho riscattato dalla casa di schiavitù e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria?"(Mi.6,3-4). O tu che passi guarda se v'è un amore più grande di questo. Per te io muoio sulla croce, per te verso il mio sangue fino all'ultima goccia. Dio non ci ha amato per scherzo. Il nostro Dio non è l'Onnipotente Signore del cielo e della terra distante dagli uomini, ma è Dio con noi, è l'Emmanuele, l'Uomo-Dio Cristo Gesù nella cui esperienza ci è dato di comprendere tutto l'amore di Dio per l'uomo. A tanto amore non si può rispondere ignorando, facendo finta di niente, relegando la religione tra le tante cose superflue di cui è piena la vita, barattando la fede con le misere e passeggere proposte di felicità del mondo. Sul calvario la soldataglia che l'aveva accompagnato lungo la via dolorosa e l'aveva crocifisso, lanciava atti di sfida contro di Lui: "Se tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce"(Mt.27,40) e lo beffeggiavano, lo bestemmiavano, lo caricavano di insulti, lo deridevano. L'innocente crocifisso vive fino allo spasimo la sua missione, soffre e si offre al Padre al Quale consegna il suo Spirito. E fu tenebra su tutta la terra. Il velo del tempio si spezzò, la terra tremò, la soldataglia impaurita si disperse, qualcuno ravvedutosi esclamò: "veramente quest'uomo era il Figlio di Dio!" (Mc.15,39). Fortunati noi se riusciamo a riconoscere Gesù Figlio di Dio, se riusciamo a far risvegliare in noi la fede sopita, stanca, demotivata, superficiale. La fede è riconoscere Gesù Cristo Dio con il Padre e con lo Spirito Santo. "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?"(Lc.18,8). La fede d'occasione non serve, è fuorviante e non salva. La vita deve essere impastata di fede, guidata e sostenuta dalla fede. La fede non è appannaggio dei deboli, ma è forza dell'uomo viatore sulla terra. Nell'ottica della fede si affrontano i problemi con grinta e in una prospettiva nuova, la fede ci pone nella certezza che Dio è con noi ed è nostro compagno, ci sostiene, ci aiuta, ci guida. Non siamo soli, Dio è con noi. La solitudine dell'uomo senza fede è terribile e spezza l'uomo e le sue sicurezze quando il mistero del dolore si abbatte su di lui. Allora c'è la notte, il buio più fitto, prende il sopravvento la disperazione. La fede è l'àncora di salvezza e di vita lanciata all'uomo pellegrino nel mondo. Un popolo fedele non è mai un popolo sfiduciato, disperato, alla deriva. Bisogna puntare sui "Misteri" cuore della religiosità popolare a Trapani. Bisogna partire da questo attaccamento ai "Misteri" per dare consapevolezza alla fede, per rendere fruttuosa la fede nel tessuto della nostra città. Bisogna evitare la frattura tra fede e vita, tra Vangelo e cultura. La religiosità popolare compie bellamente questa sintesi, sana questa frattura, dà continuità alla fede nella vita. Vivi, popolo dei "Misteri", con consapevolezza ciò che celebri; àncora la tua vita ai valori perenni del Vangelo; non livellarti sulla moda corrente dell'irrisione della religione, della morale e della fede; aggrappati saldamente alla fede dei tuoi padri; dentro questa esplosione di fede e di folklore che annualmente ti vede protagonista c'è la tua anima più vera, c'è il tuo credo più sincero, c'è la tua passione, il tuo tormento, il tuo pianto liberatorio, la tua ansia di riscatto e di liberazione. Trapani non può e non deve chiudersi nel suo muto dolore del venerdì santo, ma deve aprirsi alla Pasqua di resurrezione e di vita. La tua passione sono i problemi vecchi e nuovi che ti affliggono, il tuo immobilismo servile, la mancanza di imprenditorialità, l'endemica mancanza di occupazione, il malaffare sommerso che blocca il tuo sviluppo, la politica non sempre attenta ai bisogni e alla vocazione del territorio, la scarsezza di volontari che amino spendersi nei campi più vari del vivere civile ed ecclesiale. Trapani, città della sofferenza e della passione, anela a diventare città della resurrezione e della vita! Attiva un processo di crescita umana, culturale, civica, imprenditoriale, ecclesiale; dai una marcia in più alla tua voglia di riscatto morale; sii città libera e felice nella quale cittadini-credenti liberi e felici, figli di Dio, si scommettono per l'affermazione della civiltà dell'amore. Stai dentro la passione, ma con la speranza-certezza della resurrezione, stai dentro la croce e l'urna di morte, ma con la ferma volontà di sperimentare la realtà della tomba vuota per l'avvento di quel mattino di Pasqua in cui risuonerà anche per te, popolo di Trapani, il lieto annuncio: " non è qui, è risuscitato"(Lc.24,6). E tu, Trapani, sei chiamata a vivere nella logica della Resurrezione, nel rispetto delle regole, nello spirito della solidarietà, nell'impegno del lavoro, nella scommessa dell'onestà, nella volontà di spenderti al servizio dell'uomo trapanese.

Trapani, 29 marzo 2002
 
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