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Omelia giorno di Pasqua PDF Stampa E-mail
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domenica 31 marzo 2002
La testimonianza degli apostoli si fa forte del fatto che essi hanno "mangiato e bevuto con lui dopo la sua resurrezione dai morti" hanno cioè fatto esperienza diretta della resurrezione, hanno visto, parlato, dialogato, mangiato con il Risorto. La resurrezione di Cristo non è il frutto del sogno, della fantasia, del desiderio di rivincita dei discepoli del Signore Gesù, delusi, amareggiati dalla sconfitta subita dal loro maestro e Signore messo a morte dai Giudei sul legno ignominioso della croce. La resurrezione ha dei testimoni. Gli apostoli sono testimoni speciali della resurrezione e la loro vita a partire da questa esperienza straordinaria ed unica non sarà più la stessa. Essi vivranno, penseranno, opereranno, rischieranno la vita a partire dalla resurrezione, vedranno tutto alla luce della resurrezione. Il cristiano è l'uomo della resurrezione. Il santo battesimo ci immerge nell'oceano della misericordia di Dio, ci purifica e ci fa nuove creature, figli della luce, comunità dei risorti. Facciamo esperienza della resurrezione del Cristo tutte le volte in cui ci lasciamo raggiungere dal suo amore attraverso la Parola del santo Vangelo, attraverso i sacramenti. Nel giorno del Signore quest'esperienza si fa più forte poiché la domenica è la Pasqua settimanale, la piccola pasqua del cristiano. Vivere il mistero pasquale significa valorizzare la domenica, giorno consacrato alla memoria dell'evento che dà senso e forza alla nostra fede: Cristo Risorto. La S. Messa nel segno del pane e del vino consacrati rinnova, riattualizza il mistero pasquale, mistero della fede. Con ferma convinzione affermiamo il nostro atto di fede nella Pasqua che viviamo partecipando alla Santa Eucaristia: "Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell'attesa della sua venuta". La domenica è il giorno di Cristo Signore, è il giorno pasquale, è il giorno nel quale la comunità dei credenti fa memoria, nella gioia più pura e più santa, dell'evento che ha cambiato la storia, ha ridonato la speranza all'umanità: la resurrezione di Gesù. La Pasqua annuale con un'intensità e una forza particolarissime nel giorno di Cristo Signore ci fa esplodere nell'alleluia, quell'alleluia che nel periodo quaresimale non è risuonato nella liturgia. L'alleluia, canto esplosivo della gioia, ritorna nella liturgia della Pasqua a risuonare nelle assemblee che vengono così immerse nella verità liberante della vita che vince la morte. L'alleluia è il canto della vita, della gioia, del credo carico di speranza, coraggioso, grintoso, battagliero, capace di martirio. Con Cristo risorto, l'apostolo Paolo ci richiama a cercare le cose di lassù dove c'è Cristo. Cristo è con il Padre e con lo Spirito nella gloria. Cercare le cose di lassù significa innamorarci perdutamente di Cristo, sentirci appagati del suo amore, vivere nella sua amicizia e nel suo perdono, bramare di compiere il bene, di amare ciò che è puro, nobile e santo. Significa vivere di cielo. "Come mi sembra brutta la terra quando contemplo il cielo". Vivere di cielo è la nostra felice condanna. Vivere di cielo è vivere veramente. Brancoliamo nel buio più fitto, siamo morti spiritualmente quando non siamo in grazia di Dio, quando rifiutiamo l'amicizia di Dio, quando ci crogioliano nei piaceri della carne, quando trasgrediamo la legge del Signore, quando calpestiamo il suo insegnamento, quando agiamo come se Dio non esistesse. "Perché cercate tra i morti Colui che è vivo"? Cristo è il vivente ed oggi Egli vuol comunicare a noi la sua vita. "Son venuto perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza"(Gv.10,10). Cristo è la vita vera, vita dell'anima: "chi crede in me anche se è morto vivrà e chiunque vive e crede in me non morrà in eterno"(Gv.11,25). Tutto passa, tutto scorre inesorabile, solo Dio resta, solo Cristo è ieri, oggi e sempre Signore e Salvatore, vita che trionfa sulla morte. Egli è Dio e la morte non può avere potere su di Lui. Chi vive di Dio partecipa della sua vita e la morte come lo è stato per Cristo non è se non un passaggio per la vita senza fine. Il divin maestro non promette qualcosa, ma dà tutto, dà se stesso, e noi vivendo di Cristo, possiamo andare sicuri per le strade del mondo sicuri che nulla ci mancherà. "Andate, dice Gesù, e non portate con voi nulla, io sarò con voi fino alla fine del mondo"(Mt.28,20). Cristo è il compagno discreto e fedele dell'uomo pellegrino sulla terra. L'interrogativo: perché cercate tra i morti Colui che è vivo? è un invito pressante a sperare, a colorare di luce, di sole la vita, a non lasciarci avvolgere dalla disperazione, dall'angoscia della morte. "Se Dio, il Vivente, è con noi, chi potrà essere contro?" Auguri, figli carissimi. La Pasqua del Signore sia immersione salutare nella vita di Cristo attraverso i sacramenti della riconciliazione e dell'Eucaristia. Cristo, il Vivente, porti pace all'umanità ferita dalle guerre, dal terrorismo, dalle ingiustizie, dagli odi. La cultura della vita trionfi sulla cultura della morte. Si diffonde sempre di più la convinzione che della nostra vita ne possiamo disporre come vogliamo, è nostra in assoluto e dipende da noi gestirla ed anche sul quando e come spegnerla. Scenari di morte si addensano sull'umanità che dice di sì all'autanasia. La vita è sacra. La vita è dono. La vita è il bene più prezioso da accogliere, da difendere, da curare. Coltivare la vita è accogliere la Pasqua, il mistero della nostra salvezza, mistero di morte e di vita, gioia senza fine, trionfo della vita sulla morte.

Trapani, 31 aprile 2002
 
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