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Omelia Veglia di Pentecoste PDF Stampa E-mail
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sabato 18 maggio 2002

1)

La veglia di Pentecoste di quest'anno di grazia 2002 ci trova con lo spirito turbato per i tanti fenomeni inquietanti che attraversano il nostro territorio e che non possono non scuotere le nostre coscienze e non interrogarci con forza. La sequenza dei suicidi si è fatta impressionante, colpisce la fascia di popolazione medio giovane ed in tutta la sua tragicità devastante è un segnale di malessere preoccupante. Il senso ultimo della vita si perde e la disperazione prende il sopravvento su tutto, lo sconforto dilaga nel profondo delle coscienze che sperimentano l'abbandono, la solitudine, l'angoscia, la paura del futuro. Il dono della vita viene schiacciato e annullato dal vuoto dei valori, terribile, spaventoso, incolmabile. La recrudescenza di atti delinquenziali di stampo mafioso ripresentano il problema della legalità nelle nostre città; la cultura della mafiosità appare sopita ma non sconfitta, si afferma il disprezzo delle regole e l'affermazione del sopruso, delle angherie per far valere un potere ingiusto e occulto. Le coscienze vanno allertate. Non è lecito abbassare la guardia, concedere sconti alla lotta contro l'illegalità, l'ingiustizia, la cultura del più forte che detta regole e schiavizza i deboli.

2)

Babele è l'icona della città senza Dio, senza regole e senza etica, dell'uomo secolarizzato, che non conosce tabù, fiducioso nella sua intelligenza e proteso verso l'impossibile in uno sforzo titanico di superare il limite della creaturalità. Babele è l'emblema della città dove domina la follia dell'onnipotenza che tenta di annullare le frontiere del lecito. Nell'odierna Babele trova cittadinanza l'uomo della tecnica, dei robot, dei computer, della comunicazione virtuale, della cibernetica e del ciberspazio. L'uomo sperimenta la solitudine del postmoderno, la depressione e l'angoscia di un presente duro da affrontare e di un futuro incerto che fa solo paura. Nello spazio-giungla delle nostre città vive l'uomo delle grandi conquiste della scienza e della tecnica; è l'uomo dei grattacieli delle grandi metropoli, delle stazioni spaziali orbitanti intorno alla terra, del potenziale nucleare con una capacità distruttiva formidabile. Quest'uomo, che ha raggiunto l'apice del progresso, è pieno di paure, vive nel terrore degli attentati dei troppi fondamentalismi presenti nel mondo, si percepisce solo in una realtà ostile dove la solidarietà, il concetto di prossimo sono sempre meno reali e più virtuali. La lingua che può unificare i popoli della terra, rendere le nostre città luoghi di vera umanità, di gioiosa convivenza, di pacifica e solidale comunione è la lingua dell'amore che tutti comprendiamo, che unisce e non divide, edifica e non distrugge.

3)

Il monte Sinai è il luogo dove Jahvé si rivela a Mosè e per lui a tutto il popolo d'Israele. La rivelazione di Jahvé a Mosè si carica della memoria delle meraviglie compiute da Dio in favore del suo popolo: "ho sollevato voi su ali di aquila e vi ho fatti venire fino a me". La manifestazione terribile di Jahvé "vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba" provoca grande tremore nel popolo. Il Dio tremendo e potente richiama Israele alla fedeltà, ad osservare le tavole della legge. C'è attenzione, premura, interesse di Dio per il suo popolo, Dio si china verso le sue creature, chiama Mosé per essere suo interlocutore, suo ministro per il popolo. Passiamo da Babele, città senza Dio, al monte Sinai luogo della rivelazione potente di Dio.

4)

"Apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele". La valle piena di ossa aride, che si presenta agli occhi del profeta Ezechiele per la potenza dello Spirito "Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano", è il nostro mondo fatto di morti che deambulano, uomini privi della grazia, staccati da Dio, nemici di Dio per il peccato, è il mondo dei cultori della morte che provocano attraverso l'aborto e l'eutanasia; è il mondo dei turisti del sesso, dei dissacratori della natura, dei potenti che ignorano i deboli. Lo Spirito pregato dai profeti riuscirà a scoperchiare i sepolcri, i tanti, i troppi sepolcri in cui giacciono le ossa aride di quanti ignorano Cristo e il suo Vangelo. È urgente e necessario che ci sia l'Ezechiele di turno che invochi lo Spirito dai quattro venti, che comunichi il Vangelo con forza, che testimoni la gioia del Risorto che salva.

5)

La visione di Gioele sul monte Sion e Gerusalemme è una visione di speranza, di sereno ottimismo: "gli anziani faranno sogni, i giovani avranno visioni, tutti profeteranno". Il nuovo popolo, riscattato dal sangue di Cristo Gesù, è il popolo tutto profetico, chiamato ad annunciare e testimoniare le meraviglie del Signore. La profezia e la testimonianza sono il cardine della vita cristiana. Lo Spirito santo è anima della chiesa, è la forza del cristiano impegnato nel mondo a costruire la nuova civiltà dell'amore. Il riscatto dal peccato è stato pagato da Cristo, che ci ha donato il suo Spirito, e questo Spirito intercede per noi con gemiti inesprimibili. Le lusinghe della carne ci portano lontani dal bene: sentiamo in noi la nostalgia del cielo eppure ci rifugiamo nelle tenebre, siamo attratti dalla luce e amiamo rotolarci nel fango delle passioni. Questo desiderio interiore che ci fa vivere nell'inquetitudine è la prova della presenza dello Spirito che è in noi, che ci fa sentire lo struggente anelito del bene. Felici noi se riusciamo ad assecondare la voce dello Spirito, se diamo corpo ai desideri dello Spirito.

6)

"Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno". L'acqua zampillante vita eterna è lo Spirito Santo fonte di vita per le anime. La chiesa è chiamata a riscoprire questa forza vitale da cui discende ogni opera di bene e tutta l'efficacia della sua azione pastorale. Sgorgheranno dal seno della chiesa fiumi di acqua viva, ricchezza di progetti pastorali per la promozione integrale dell'uomo, messaggi di amore che cambieranno i cuori degli uomini, esempi di vita santa che incideranno sul corso della storia. Penso alla nostra comunità ecclesiale diocesana, alle sfide che deve affrontare ogni giorno, alla progettualità pastorale che deve esprimere e trovo che tante sono le povertà che l'attraversano, impari sono le sue forze. Se ci apriremo al dono dello Spirito spunterà l'alba di un mondo nuovo, verrà una nuova primavera per le nostre parrocchie, per i nostri gruppi, movimenti, associazioni ecclesiali, per il mondo dei nostri giovani, per le nostre famiglie, per le nostre città. Sgorgheranno i fiumi d'acqua viva della santità, via ordinaria del cristiano, misura alta della vita cristiana, rifioriranno le nostre comunità nell'ascolto della Parola, nella lode al Signore e nella testimonianza della carità, abbonderanno le vocazioni di speciale consacrazione, non mancheranno gli operatori pastorali motivati, consapevoli e gioiosi, gli apostoli della carità politica, i testimoni della speranza.

Trapani, 18 maggio 2002
 
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