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XIV ANNIVERSARIO DELL'ORDINAZIONE EPISCOPALE PDF Stampa E-mail
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venerd́ 24 gennaio 2003
1)  "Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore"(Sl.115,12-13).
Gli anni che passano mi portano sempre di più a rendere grazie al Signore per tutti gli innumerevoli benefici che mi ha concesso, per la ricchezza di grazie di cui mi ha colmato, per l'immenso amore con cui ha avvolto la mia vita. "Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli"(Sl.88,1). Il Signore Onnipotente mi ha chiamato alla vita in una famiglia sinceramente cristiana, mi ha messo accanto uomini e donne di provata virtù, ha predisposto per me un disegno mirabile, mi ha condotto per vie a me sconosciute, verso mete a me ignote, donando alla mia vita più di quanto io avessi mai potuto pensare e volere. Con il salmista anch'io mi sento di ripetere con convinzione profonda: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla"(Sl.22,1). Veramente grande è il suo amore e infinita la misericordia usatami.

2)  Sono qui, apostolo della santa chiesa di Trapani, con il mio carico di responsabilità, con i miei limiti, i propositi di bene, la voglia di spendermi per Dio e per le anime, a chiedervi collaborazione, comprensione, disponibilità al cambiamento, docilità a lasciarvi guidare dallo Spirito per fare di questa nostra amata chiesa trapanese uno strumento efficace dell'amore di Dio per l'uomo del nostro tempo. Coltivo un sogno: la santità quale via ordinaria della pastorale da perseguire con costanza, con impegno, con determinazione. Non ho altro desiderio se non di piacere a Dio, di dare a Lui l'onore, la lode, la gloria, il ringraziamento, l'adorazione facendomi strumento docile nelle sue mani. Voglio farmi santo, tendere alla comunione sempre più piena con Dio in uno sforzo di adesione convinta alla sua volontà, al suo progetto di amore. Dio vigila su di me, rischiara il mio cammino, dà forza ai miei passi, vigore alla mia azione. Tutto ciò vado sperimentando nella singolare e privilegiata esperienza ecclesiale della visita pastorale. Una grazia che vivo con la gioia, l'entusiasmo, l'ottimismo della fede in un crescendo di comunione ecclesiale che mi commuove e mi dà le ali per sperare in un domani splendido, significativo della nostra santa chiesa che è in Trapani. Quanta ricchezza di doni il Signore non elargisce al suo popolo fedele! Quanti propositi santi, slanci di santità vera, eroismo di coerenza non vado sperimentando! Nel mondo non c'è solo tenebra e peccato, c'è luce, amore, passione per il bene, volontà di donazione e di servizio. Bisogna che ciò esploda in un comune sentire comunionale, in un di più di ecclesialità, in un coerente progetto di chiesa che richiede mobilitazione di tutte le forze, coraggio delle scelte, abbandono fiducioso e totale in Dio, attenzione amorevole all'uomo del nostro tempo.

3)  "A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, e di far risplendere agli occhi di tutti qual'è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio"(Ef.3,8-10). L'Apostolo Paolo con rapide pennellate descrive il suo mandato apostolico, tratteggia la sua singolare missione, esplicita il suo ministero. Quanto egli è ed opera è frutto della grazia, è dono di Dio: "a me è stata concessa questa grazia" "a me che sono il minimo tra tutti i santi". In Paolo non c'è nemmeno l'ombra della superbia per la grandezza della missione a lui affidata; egli si riconosce "l'infimo tra tutti i santi". I motivi della scelta da parte di Dio non stanno nei propri meriti, nelle proprie qualità; solo l'amore di Dio spiega e fonda il suo essere apostolo. Quante volte anch'io mi sono chiesto: Signore, perché proprio a me hai concesso questa grazia? Perché proprio a me hai voluto affidare questa missione? Sinceramente e senza falsa modestia non trovo motivi sufficienti per affermare che per miei meriti Dio mi ha scelto per essere suo apostolo. Solo l'amore di Dio spiega, dà senso, fonda il mio mandato apostolico. "Per grazia di Dio però sono quello che sono"(1Cor.15,10) e mi auguro ardentemente di poter affermare con l'apostolo Paolo "e la sua grazia in me non è stata vana"(1Cor.15,10). La mia risposta all'amore di Dio dev'essere generosa, deve prendere la totalità del mio essere. Non devo vivere che per Dio: ogni mio pensiero, desiderio, azione devono essere da Lui illuminati, guidati, motivati, a Lui diretti. Veramente Dio dev'essere il mio tutto. Solo partendo da questo radicamento in Cristo, da questa vita di unione intima e profonda con Lui, da questo rapporto di assoluta sudditanza del mio essere da Dio potrò essere strumento di bene nelle sue mani. Potrò annunziare le imperscrutabili ricchezze di Cristo.

4)  Il Vescovo è un inviato per l'annunzio: un annunzio franco, coraggioso, profetico, che deve trovarmi in prima linea sempre; un annunzio motivato, consapevole, chiaro, solare, capace di scuotere le coscienze, di interrogarle, di dare ragione della speranza che è in me. Devo annunziare Cristo, il suo amore misericordioso, la ricchezza di questo amore liberante e salvifico. Ne sarò veramente capace? Ci riuscirò? In questi giorni della visita pastorale mi capita di incontrare migliaia di persone, di dover parlare di Cristo, di dover ascoltare l'ansia di verità, i bisogni, le angosce e le speranze del popolo. C'è sete di Dio, c'è un acuto bisogno di verità, c'è una richiesta di senso della vita. Cristo continua ancora ad affascinare, ad attrarre giovani, adulti, anziani a se. Cristo rimane oggi e sempre il Vivente, il Salvatore, il Signore della storia e dell'uomo. Devo proclamare il mistero nascosto da secoli perché sia manifestata per mezzo della chiesa la multiforme sapienza di Dio.

5)  La chiesa che è in Trapani è chiamata a purificarsi, a darsi uno stile, un programma di azione, a rinnovarsi, ad attuare un cambiamento che la faccia essere accetta all'uomo del nostro tempo. Una chiesa aperta, disponibile al dialogo, che riconosce la signoria di Cristo, povera, impegnata sul fronte della promozione integrale dell'uomo, in difesa degli ultimi, degli indifesi, dei malati, degli handicappati. Una chiesa viva, dinamica, solare, conquistata dal suo Signore, amante della vita, propugnatrice dei valori umani, dell'onestà, della giustizia, della legalità, della solidarietà. Una chiesa che cammina con i passi dell'uomo, amorevole, impegnata, umile, disposta a chiedere perdono. Una chiesa non ingessata, non ammuffita, non arroccata nel potere ma pronta al servizio. Questa è la chiesa che credo, questa è la chiesa che amo, questa è la chiesa che manifesta la multiforme sapienza di Dio.
Chiesa, lievito della società
Chiesa, luce del mondo
Chiesa, sale della terra.
Chiesa santa, in cammino verso la santità, bisognosa ogni giorno di purificazione, di conversione.

6)  Il Signore mi ha mandato ad annunciare la lieta novella ai poveri, la libertà ai prigionieri, agli afflitti la gioia. Il Vangelo va annunciato con forza profetica, con coraggio, entrando nei nuovi linguaggi del mondo moderno con competenza per dire in maniera credibile, nuova e accattivante Gesù, oggi. Il Piano Pastorale di quest'anno di grazia 2002 - 2003 "Ognuno li sentiva parlare la propria lingua" è un tentativo, uno sforzo per tradurre in modi nuovi la forza dirompente del Vangelo, orientando la cultura, il pensiero, il modo di essere e di vivere di oggi a Gesù unico Signore e Salvatore ieri, oggi e sempre, sanando la spaccatura tra fede e vita, Vangelo e storia. L'uomo imprigionato dal peccato, incatenato dal vizio e dall'errore è il giovane alla deriva, vittima della droga, del sesso, del piacere, del divertimento; è l'adulto avido di potere e di denaro, disilluso, dal cuore di pietra, incapace di sentimenti e di azioni nobili, chiuso in se stesso, narcisisticamente pago del proprio io, brutale nelle sue azioni, capace di crimini inauditi; è il bambino usato e abusato, vittima delle violenze in famiglia e nella società, abbrutito nella coscienza ferita mortalmente da orchi terrificanti che hanno nome pedofili, televisione, internet; è la famiglia in balia di un'insana voglia di provare a scimmiottare modelli televisivi di star e divi del cinema e della televisione, senza scrupoli, senza morale, senza regole; è il funzionario disonesto che non solo non compie il suo dovere, ma tiranneggia l'utente con il pizzo; è il politico arrivista e malaccorto che ha smarrito il senso del bene comune; è il lobista in doppio petto che lucra sui poveri, che sfrutta la sua posizione sociale entrando in combutta con il malaffare, la mafia, vera cancrena della nostra bella terra di Sicilia. Il Vangelo è messaggio liberante, è gioioso annunzio di salvezza che scuote le coscienze intorpidite dal sonno del peccato. Quale abisso di male non si nasconde dietro il paravento di un certo perbenismo borghese che si fa strada in tanti ambienti della nostra città e diocesi!

7)  Vorrei richiamare in questa felice e provvidenziale occasione voi tutti figli di questa santa chiesa trapanese a unirvi a me, ad essere con me un cuor solo e un'anima sola per affrontare in maniera unitaria la sfida del momento presente. La prima forma di comunicazione della fede, il primo mezzo ed obiettivo della pastorale è la comunione. Comunione con Dio che non si può dare per scontata, che ha bisogno di essere continuamente alimentata dall'ascolto della Parola di Dio, dall'Eucaristia, dall'esercizio della carità. Comunione nella chiesa tra presbiteri, diaconi, vescovo e popolo santo di Dio. Comunione che è dono, grazia del Signore da implorare con fede in una preghiera incessante a Dio, fonte della comunione vera. Da questo ci riconosceranno: se ci ameremo, ci stimeremo a vicenda, dialogheremo, progetteremo, opereremo insieme, in sinergia di intenti, con una carica di amore vero e forte a Dio e alla chiesa.

8)  O Vergine Maria,
madre e Regina del mio episcopato
Tu che sei stata vicina al tuo figlio
dalla culla alla croce
siimi accanto, soccorrimi, guidami,
dirigi i miei passi di pastore e padre
di questa santa chiesa di Trapani
verso l'ideale della santità
che bramo per me e per quelli
che il tuo figlio Gesù Cristo mi ha affidato.
Fa, o Maria,
che non venga mai meno
agli impegni assunti con la sacra ordinazione,
che ami Dio e la chiesa più di me stesso,
che mi spenda con amore e con passione
per l'avvento del Regno di Dio
nella nostra diocesi.
Ottienimi, o Madre,
la grazia di una vita santa,
fedele, serena, impegnata
nel diffondere e organizzare speranza,
nel ricercare le pecore smarrite,
nel risanare le deboli,
nel dare a tutte
la certezza della verità che salva.
Ti dono, o Maria, la mia vita,
mi consacro a te come tuo schiavo,
ti chiedo di aiutarmi a implorare
per questa santa chiesa di Trapani
la grazia di numerose e sante vocazioni al sacerdozio,
di operatori pastorali competenti e generosi,
di comunità parrocchiali docili al cambiamento.
A te, Madre dolcissima,
affido ogni mio desiderio e proposito,
da te mi attendo le grazie necessarie
per essere pastore buono del gregge santo di Dio
della chiesa di Trapani
alla quale intendo, stasera,
rinnovare il mio atto di fedeltà e di amore.
Amen.

Trapani, 24 gennaio 2003
 
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