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XVI anniversario ordinazione episcopale PDF Stampa E-mail
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luned́ 24 gennaio 2005
Cattedrale, 24 Gennaio 2005

Omelia per il XVI anniversario dell’ ordinazione episcopale e nomina a Vescovo di Trapani di S. Ecc. Mons. Francesco Miccichè

 
Grande è la gioia che pervade il mio spirito in quest’oggi,
sedicesimo anniversario della mia ordinazione episcopale.
Ricordo con emozione e gratitudine quel giorno benedetto da Dio nel quale per l’imposizione delle mani dei confratelli Vescovi di Sicilia nella basilica d’oro di Monreale venivo consacrato Vescovo della Chiesa Santa di Dio.
Da quel giorno quale effluvio di grazie non si è riversato su di me!
Dio ha preso più pienamente possesso della mia vita,
mi ha tratto a sé con speciali vincoli di amore,
mi ha usato per sua bontà rendendomi suo strumento di grazia per gli uomini che ho incontrato sulla mia strada.
Quale abisso di amore non nasconde la storia di questi sedici anni di episcopato vissuti nella fedeltà a Dio e alla Chiesa e nella gioia della comunione con Dio e con i fratelli!
 
Proprio sette anni or sono come oggi veniva resa pubblica la mia nomina a Vescovo di Trapani.
Cominciava per me un’esperienza nuova dopo quella vissuta per nove anni a Messina con particolare mandato della Santa Sede per Lipari.
Se guardo con gli occhi della fede questi anni di grazia vissuti con voi e per voi non posso che rendere grazie al Signore per avermi guidato e sorretto con la sua grazia potente.
Quanto bel cammino insieme non abbiamo compiuto!
Abbiamo imparato a conoscerci, a stimarci, a volerci bene;
abbiamo dialogato, progettato, sperimentato strategie pastorali nuove.
Il Signore non è stato avaro con noi, ci ha benedetto particolarmente dandomi la gioia di ordinare ben nove Presbiteri, tre diaconi transeunti e sei diaconi permanenti.
L’elenco delle benedizioni è lungo e perché non sembri una celebrazione laudativa del nostro modo di essere e di operare lascio a ciascuno di voi la libertà di compilarlo per scrivere alla fine solo: grazie, mio Dio!
Il mistero che avvolge la mia vita di apostolo trova stasera in questa solenne Concelebrazione Eucaristica il suo momento clou di verità e di luce.
Com’è bello vedervi uniti a me, carissimi figli Presbiteri, come le corde alla lira, in preghiera supplice al Padre datore di ogni dono perfetto a chiedere luce e forza per il nostro cammino pastorale.
La forza della pastorale è nello spirito di comunione vero e profondo che vige tra di noi.
Un Presbiterio unito al proprio Vescovo è un Presbiterio forte, invincibile, capace di realizzare grandi progetti pastorali.
Dirvi che vi voglio bene e voglio solo il vostro bene può sembrare superfluo ma non è così,
è necessario che il nostro buon popolo sappia quale afflato di amore,
di calda amicizia, di familiarità non c’è tra il Vescovo e i suoi Presbiteri.
Questa concelebrazione è il segno più bello di questa non ipotetica,
ma reale comunione di intenti e di vita tra questo Vescovo e questo Presbiterio.
Il Concilio definisce i Presbiteri saggi e preziosi collaboratori dell’ordine episcopale.
Questa definizione sperimento ogni giorno quanto è vera nel misurarmi con le problematiche pastorali vaste e complesse della nostra diocesi.
Senza la collaborazione intelligente, fattiva di voi, carissimi Presbiteri,
non potrei fare nulla, la mia azione apostolica approderebbe a ben poco.
Grazie che ci siete e per quel che siete per me e per la nostra Chiesa.
Continuiamo su questa strada di fattiva e operosa collaborazione,
è la strada maestra segnata da Gesù nell’ultima cena:
“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
        E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17, 20-23).
In primis amo pensar che con questa preghiera Gesù intende riferirsi alla comunità degli Apostoli,
a quel cenacolo di uomini da Lui chiamati perché stessero con Lui e che Egli mandò nel mondo a predicare la buona novella e a santificare tutte le genti.
Quella preghiera ci raggiunge, carissimi Presbiteri, in questo cenacolo che è la nostra Chiesa Cattedrale ed è impegnativa per noi,
ci responsabilizza immensamente,
ci carica di gioia tutta spirituale.
Amo incontrarvi, stare con voi, dialogare con voi quanto più lungamente possibile.
Sappiate che il mio tempo, le mie energie, la mia vita vi appartengono, non fatevi scrupolo di usarmi. So che voi avete bisogno di me, so che io ho bisogno di voi.
 
Estendo questo pensiero ai diaconi, figli prediletti di questa Santa Chiesa di Trapani che sono per il mio cuore di padre di grande consolazione per il loro modo di essere nella pastorale della nostra diocesi,
presenze significative, serene, aperte alla collaborazione,
veramente votate alla causa del Vangelo.
 
Ai cari seminaristi, giovani del nostro tempo ma con una marcia in più dico solo: coraggio, andate avanti, il Vescovo vi guarda con sguardo di predilezione e si attende molto da voi.
 
Nell’anno pastorale dedicato alle famiglie vorrei poter raggiungere tutte le famiglie della nostra santa chiesa di Trapani per far sentire l’amore di Dio per esse, per far capire quanto è preziosa la famiglia nella pastorale della Chiesa, per dare alla famiglia quel ruolo centrale che le compete nella realizzazione dei progetti pastorali.
 
I giovani e i ragazzi si sentano amati dal loro Vescovo.
Sentirei gelo nel cuore se non vi vedessi presenti ed operanti nelle realtà parrocchiali.
Non vi giudico se non ci siete, bramo dal desiderio di incontrarvi, sarà la visita pastorale un occasione bella per incontrarvi, per scambiarci il dono dell’amicizia, per dialogare.
 
 
 
La memoria di S. Francesco di Sales Vescovo della Chiesa Santa di Dio ci aiuta a capire maggiormente il senso di questo ministero nella Chiesa particolare.
Il Vescovo è principio di unità,
è garanzia di autenticità ecclesiale,
è strumento prezioso del dinamismo pastorale della Chiesa particolare.
“Io sono il buon pastore conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv 10, 14).
Questa bontà vorrei che fosse in me, mi sforzerò di vivere attingendo al cuore di Cristo, cibandomi della sua Parola in ogni istante della mia vita.
La bontà non è un semplice sentimento del cuore,
è un abitus che Cristo per divina clemenza dona ai suoi eletti.
Signore Gesù, rivestimi della tua bontà,
che io veda con i tuoi occhi,
che ami con il tuo cuore,
che mi spenda con l’intensità della tua volontà pienamente votata al Padre.
Aiutatemi ad essere Vescovo secondo il cuore di Dio,
ad essere pastore buono.
 
O Gesù pastore sommo delle nostre anime
con cuore umile mi rivolgo a te
in questo giorno anniversario
della mia ordinazione episcopale.
Rendimi meno indegno del tuo dono di amore,
fammi essere pastore buono del gregge
che hai voluto affidarmi.
Che la tua bontà sia in me
con capacità di comprendere, di perdonare, di amare.
Aiutami con la tua grazia
a guidare le anime a te,
a indirizzarle verso l’ideale alto della santità.
Tieni unito questo Presbiterio al suo Vescovo
fammi padre e pastore solerte e vigile
del tuo popolo santo.
O Madre Vergine Maria,
ti raccomando di vigilare
sulla mia azione pastorale.
Voglio vivere solo di Dio e per Dio
e tu Vergine Santa presenta a Gesù,
Unico e Sommo pastore delle nostre anime,
questa mia accorata preghiera:
che non si abbia a perdere
nessuna delle anime
che hai affidato a me come pastore e padre
della Chiesa di Trapani.
Amen.
 
 
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