L'approccio alla realtà e al territorio della caritas
diocesana è basato su ascolto, osservazione e discernimento.
Ascoltare.
- Il senso autentico
dell'ascoltare all'interno
del metodo Caritas è quello di incontrare,
conoscere, entrare in relazione. A fondamento per l'ascolto c'è il Centro d'Ascolto, che
ogni Caritas deve avere e curare, senza il quale è impensabile che possa
esprimere la propria
identità e i propri compiti pastorali. Tuttavia la funzione di ascolto non
è riducibile soltanto a
questo: è auspicabile che la
Caritas entri in relazione con i poveri anche in altri luoghi: nei servizi
promossi dalla stessa Caritas o da altre realtà, nelle Parrocchie, nelle
case o sulla strada.
Osservare.
- Lo strumento Caritas
proprio dell'osservazione è l'Osservatorio
delle Povertà e delle risorse, ma anche questa funzione non può
essere riducibile a questa esperienza. In realtà osservare non significa
tanto produrre "dati", astraendoli da quanto si è ascoltato, ma
vuol dire soprattutto porsi delle domande rispetto a
quanto si è incontrato esperimentato nella relazione per costruire
veramente un'esperienza pastorale. Osservare esprime il desiderio di conoscere più
profondamente, di interrogarsi sulle cause, sulle dinamiche, sulle conseguenze dei fenomeni.
Discernere.
- Discernere significa
vedere chiaramente, distinguere, quindi scegliere. La Caritas, sempre a partire dai poveri, è chiamata a
discernere per agire in due direzioni: sensibilizzare e convertire la comunità ecclesiale e creare
le condizioni per una politica di cambiamento sociale. Si tratta cioè di promuovere forme
progressive e diffuse di responsabilità e di impegno: si tratta di animare. Come comunità cristiana
occorre chiedersi insieme e insieme rispondere: Quali cambiamenti sono possibili e
necessari per i poveri?
Azioni per
l'animazione: tra emergenza e quotidianità
La
Caritas Diocesana deve avere la capacità di scegliere tra tutte le azioni possibili, quelle in grado
di collegare emergenza e quotidianità. Cosa vuol dire in concreto?
Significa capire come i luoghi e i tempi dell'emergenza (di qualcosa di
imprevisto, urgente, sconosciuto, grave) possono entrare in relazione con i luoghi e i tempi del quotidiano
(consueto, familiare, ordinario e, per certi versi, rassicurante). Significa
trasformare le emergenze in "fatto educativo" per il quotidiano. La risposta al
bisognosarà allora un'azione che, attraverso la cura diretta degli ultimi,
riesce davvero a sviluppare la"funzione pedagogica", coinvolgendo sempre nuove
persone nel servizio, superando mentalità estili di vita utilitaristici,
aprendo parrocchie, gruppi, famiglie ... a gesti di accoglienza e condivisione
permanente.
Percorsi educativi per l'animazione: per i giovani, le famiglie, i volontari...Un percorso educativo richiede l'articolazione di azioni
ed esperienze, che concorrono insieme al raggiungimento dell'obiettivo posto.
E' il culmine di un itinerario che
parte dalla relazione (cioè
dal fatto); passa attraverso
una serie di azioni che
rendono educativa l'esperienza, torna
alla vita dei protagonisti - siano
essi i poveri, i volontari, i giovani ... - portandovi un cambiamento.
E' un cambiamento significativo, in grado di incidere nella vita
delle persone coinvolte. Il percorso educativo si pone come obiettivo la crescita della persona e
della comunità mediante esperienze concrete, significative e partecipate.
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