Accoglienza della "Comunità delle Beatitudini"
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sabato 11 dicembre 1999
La liturgia di questa terza domenica di avvento ci introduce nel mistero della Chiesa e della sua missione nel mondo. La Chiesa è mistero di salvezza. Sulla comunità dei discepoli, raccolti in preghiera nel cenacolo insieme a Maria, il Risorto invia il suo Spirito. Ed essi diventano araldi del Vangelo, sacerdoti della nuova alleanza, missionari, apostoli e santificatori. La Chiesa tutta è chiamata per annunciare il Vangelo: "Andate e predicate"
  • per consolare gli afflitti: "Beati gli afflitti perché saranno consolati"
  • per dare libertà agli schiavi: "Son venuto perché gli uomini abbiano la vita"
È Gesù che ci ha liberato dalla colpa antica con la sua morte in croce. Egli viene a promulgare il tempo nuovo, l'anno di misericordia: "Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia". "Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori". L'insegnamento di Gesù ci mostra tutta la tenerezza e l'amore del Padre nelle parabole della misericordia che aprono il cuore alla più grande speranza. L'anno della misericordia è il tempo nuovo, l'anno nuovo inaugurato da Cristo, l'anno segnato dalla presenza del Salvatore venuto nel mondo per sconfiggere il male e per far trionfare il bene. L'Anno Santo, ormai alle porte è dato a noi di viverlo come un singolare anno di grazia e di misericordia in cui più intensamente siamo chiamati a celebrare l'amore del Signore. Ogni anno è, deve essere anno di grazia e di misericordia, tempo di perdono e di riconciliazione. Prendere coscienza di tutto ciò è gioire, esultare nel Signore. Egli ci ha salvato e ci salva; è giustizia e verità, misericordia e bontà, amore infinito e perdono, è Padre tenero e giudice giusto, Signore della storia e compagno di viaggio nel pellegrinaggio terreno. Non siamo soli e abbandonati alla nostra sorte di povere e fragili creature, Dio ha posto la sua dimora in mezzo a noi. L'Emanuele vive con noi e per noi e pertanto possiamo contare sempre su di Lui. Egli si è caricato della fragilità di tutti noi, si è fatto uomo perché l'uomo diventi Dio. Con Maria cantiamo la nostra esultanza. Nella fede inneggiamo al nostro Salvatore. Esplodiamo di gioia perché Dio ha operato ed opera in nostro favore, non ci ha lasciato orfani, si è compromesso con noi, ha assunto dall'umanità tutto eccetto il peccato, si è nascosto e identificato negli ultimi, nei poveri e nei sofferenti, si è reso cibo e bevanda espropriandosi, annichilendosi. "La mia anima esulta nel mio Dio", trova in Lui gioia, serenità, pace, risposta ai tanti annosi problemi che affliggono, riceve luce e speranza. Nella linea del profeta Isaia si muove l'apostolo Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi (cap. 5,16-24) in cui l'apostolo precisa e dà le regole per vivere in pienezza il mistero della salvezza:
  • State sempre lieti
  • Pregate incessantemente
  • Rendete grazie sempre e per tutto
  • Non spegnete lo Spirito
  • Non disprezzate le profezie
  • Fate continuamente opera di discernimento spirituale
  • Astenetevi dal male
  • Lasciatevi condurre da Dio nella via della perfezione (santità).
  • Siate irreprensibili, spirito, anima e corpo.
  • Prendete sul serio la vita di fede.
  • Con coerenza, senza tentennamenti e rimpianti, decisi, scegliete Dio.
Nel Santo Vangelo Giovanni Battista si presenta come testimone della luce, voce che grida nel deserto: preparate la via del Signore. Egli è in mezzo a noi e noi ci ostiniamo a non riconoscerLo. La ricchezza e la profondità della Parola donataci dall'odierna liturgia ci invita a compiere una lettura sapienziale della nostra storia personale e di questa santa Chiesa che è in Trapani. Per vie che solo la Provvidenza dispone e sulla trama di un vissuto voluto e costruito da Dio, siamo, stasera, qui in Erice per accogliere il dono della vostra presenza, carissimi fratelli e sorelle della comunità delle beatitudini, e per dire con voi tutta la nostra gratitudine e la nostra gioia a Dio. "La nostra anima esulta in Dio". Il nostro spirito è colmo di gioia poiché voi, comunità delle beatitudini, per noi siete lettera di Dio, lieta novella, piccolo seme di vita, Vangelo vivo. S. Paolo fa l'identikit della vostra scelta di vita: esistenza gioiosa e serena, preghiera incessante, offerta di amore grato a Dio, segno dei cieli nuovi e della terra nuova per la scelta e l'esercizio dei consigli evangelici della povertà, castità e obbedienza, profezia per il mondo sazio di tutto, ma vuoto dei valori perenni del Vangelo, vita impegnata nell'opera di discernimento che vi porta ad amare ciò che conta e vivere nell'essenzialità la vostra esistenza, vita impegnata nel bene e tesa alla perfezione, alla santità. Siate irreprensibili e saggi come le vergini del Vangelo, sempre pronti per l'incontro definitivo con lo Sposo. Siete chiamati come Giovanni Battista in una maniera tutta particolare ad essere testimoni della luce. Non riceve il cristiano nel Santo battesimo la consegna della luce da alimentare continuamente e da diffondere? "Voi - ci dice Gesù - siete la luce del mondo. Non si può accendere una lucerna e metterla sotto il moggio, ma sul lucernario perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere e glorifichino il Padre che è nei cieli" (Mt. 5,14-16). Erice è la città posta sul monte, luogo ideale per vivere l'esperienza della luce. Come non è possibile occultare questa città, ben visibile da ogni parte, così non può essere imprigionata la luce che la vostra vita di consacrati diffonde. Luce è sinonimo di verità, di vita, di bontà, di santità, di grazia, di risurrezione. Esplode la luce nella notte del mondo e a Natale rivela agli uomini il mistero nascosto nei secoli in Dio. Nella grande veglia Pasquale, nella santissima notte, in cui il nostro Redentore ha vinto le tenebre del peccato, esplode la luce nel fuoco e nel cero pasquale simbolo del Risorto. Da 2000 anni la luce di Cristo non può più essere occultata, né spenta. Luce è appellativo di Dio, la vita eterna è luce infinita, Cristo è luce, sole senza tramonto, luce per illuminare le genti. La Chiesa è realtà di luce, pellegrina verso la luce piena. La vita consacrata dev'essere esperienza di luce. E' esperienza di luce la vostra vita se vivrete la gioia di essere salvati, la gioia pura e semplice dei piccoli, dei poveri, degli anawim biblici. La beatitudine, la gioia, vi qualifica, vi caratterizza, vi specifica, vi appartiene. Non siete la comunità delle beatitudini? Mi è lecito, credo, tradurre comunità della gioia. State sempre lieti. Non una gioia sciocca, immotivata, superficiale, di facciata, recitata secondo copione, ma una gioia consapevole, profonda, vera che nasce dalla consapevolezza di essere stati pensati, amati, scelti e consacrati da Dio che tutto vi ha dato e avendo il Quale nulla vi manca. Dio è il vostro tutto, ecco la luce che dà senso al vostro carisma nella Chiesa, ecco la verità che vi rende lieti nel Signore, veramente beati. Voi siete proprietà di Dio, voi dovete essere familiari di Dio, voi dovete sostare con Lui in una vita di contemplazione, di estasi, di amore, di dialogo nella preghiera senza stancarvi mai. Per quel che siete, per il segno che rappresentate nella nostra Chiesa, per i propositi di bene che nutrite in voi, per la freschezza, la semplicità con cui vi ponete, per la testimonianza che riuscite a dare, per il richiamo al di più della vostra esperienza di vita, noi vi diciamo grazie e insieme a voi rendiamo grazie al buon Dio che vi ha condotto su questo monte. A Erice, voi rappresentate un piccolo ma significativo tassello di un ardito progetto della nostra Chiesa trapanese che abbiamo denominato così: "Erice montagna del Signore". Siate luce, siate voce per i giovani che vi accosteranno. La media della vostra età vi colloca nella fascia dei giovani. Avete una marcia in più per accoglierli, per comprenderli, per amarli, per testimoniare loro la gioia di essere con il Signore sempre. I giovani sono assetati di luce, di gioia, di verità, di valori. Conduceteli con amore attraverso itinerari semplici e con un affettuoso accompagnamento spirituale a scoprire la loro vocazione. Fatevi cirenei del mondo giovanile.
  • Non giudicateli ma amateli.
  • Non respingeteli ma accoglieteli.
  • Non catturateli ma liberateli.
Conto molto su quanto, con la grazia del Signore, riuscirete a incidere sui nostri giovani.
  • Innamorateli di Dio,
  • educateli alla preghiera,
  • affascinateli con il canto,
  • inebriateli con la vostra vita fatta di essenzialità, di semplicità, fatta dono e servizio.
Puntate a far riscoprire la vita come vocazione. Sentano i nostri giovani l'amore di Dio attraverso il vostro amore, gustino il bene attraverso la vostra gioia di credere e la scelta radicale per il Vangelo. Sulle famiglie, crocevia della pastorale del terzo millennio, potrete incidere mostrando che non è fragile, inconsistente e illogica utopia vivere secondo il Vangelo, ma può essere ed è consolante e felice esperienza che arricchisce chi la vive e dona speranza a chi vi guarda. Possa innescare la vostra presenza ad Erice un processo virtuoso sul tessuto delle nostre famiglie cristiane un po' demotivate, stordite e confuse perché ricentrino la loro esperienza su Cristo, perché vivano secondo il Vangelo la consapevolezza della missione che sono chiamate a portare avanti. Sento di dovervi dire un grande grazie a nome della Chiesa che è in Trapani. Impareremo a conoscerci meglio, a stimarci e stimolarci a vicenda nel bene, faremo insieme, Chiesa che è in Trapani il percorso verso la meta, la Gerusalemme nuova, carichi della certezza che Dio è con noi e carichi di speranza. L'Anno Santo ci aiuterà a camminare insieme, riconciliati, ritemprati, da salvati e salvatori, comunità in festa, comunità delle beatitudini qui ad Erice e comunità delle beatitudini Chiesa tutta che è in Trapani.

Erice, Chiesa Madre 11 Dicembre 1999

vedi SPIRITUALITÀ | Luoghi dello Spirito