Omelia - Messa del Crisma
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giovedì 20 aprile 2000
1. "Canterò per sempre l'amore del Signore"(Sl. 88).
Abbiamo una ragione in più noi sacerdoti per cantare oggi e sempre l'amore del Signore. Oggi, è il compleanno del nostro sacerdozio,
oggi il nostro cuore si rifugia nel cenacolo dove Gesù ci ha chiamati a sedere alla sua mensa e ci ha ordinati suoi ministri per sempre,
oggi è la festa memoriale dell'istituzione dell'Eucaristia e del sacerdozio. Queste due realtà sono intimamente congiunte, l'una richiama l'altra, ed entrambe sono costitutive dell'essere stesso della chiesa. Non c'è chiesa senza Eucaristia, non c'è Eucaristia senza sacerdozio. Siamo chiamati a cantare con le labbra, ma ancor di più con il cuore e con la vita l'amore del Signore. Veramente grande è l'amore che Dio ci ha donato, fratelli e figli presbiteri! Solo l'amore del Signore può spiegare la sublime missione che ci è dato di svolgere. Non siamo migliori degli altri, non abbiamo meriti particolari per tanta predilezione. Siamo sacerdoti perché l'amore di Dio l'ha voluto. "Canterò per sempre l'amore del Signore"(Sl. 88).

2. "Il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri"(Is.61,1). "Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione"(Lc.4,18).
Su questa parola di Dio è dolce soffermarci, meditare, adorare, ringraziare. E' quello che la chiesa ci invita a fare introducendoci al triduo Pasquale. Questa è la giornata sacerdotale per eccellenza. E' ormai consuetudine ultra ventennale che per il giovedì Santo, giorno dell'Eucaristia e nostro giorno per eccellenza, il Santo Padre Giovanni Paolo II invii a tutti i sacerdoti del mondo una lettera che, in quest'anno giubilare, ha voluto scrivere dal Cenacolo di Gerusalemme dove si è recato pellegrino penitente con l'intento di spingere l'umanità verso Cristo unico Salvatore ieri, oggi e sempre. Il Cenacolo è il cuore di Gerusalemme. Tra quelle sante mura, in quella sera carica di mistero, davanti agli occhi stupiti degli Apostoli, seduti intorno alla mensa, Gesù compie gesti, pronunzia parole che, ripetute per suo comando dagli Apostoli lungo il corso dei secoli, ripresentano e attualizzano il mistero dell'amore salvifico. Il Papa ci invita a meditare il mistero di quella notte. Rifugiarci nel Cenacolo, la nostra casa, è gustare, assaporare, vivere la grandezza del mistero che in modo specialissimo ha coinvolto la nostra persona chiamata al ministero del sacerdozio cattolico. Il nostro sacerdozio è nato nel Cenacolo. Con il salmista potremmo anche noi ripetere: "Il Signore scriverà sul libro dei popoli: là costui è nato"(Sl.87,5).

3. Il presbiterio è composto da sacerdoti entusiasti e pieni di gioia, forse anche da sacerdoti segnati dal dolore, dallo smarrimento e dalla stanchezza, ma sempre sacerdoti in cui nella fede riconosciamo ed onoriamo l'immagine di Cristo per la consacrazione presbiterale che ha impresso il carattere che ci connota in maniera indelebile. L'amore di Cristo ci ha raggiunto, ed è la causa sorgiva del nostro essere sacerdotale. Su questo amore possiamo e dobbiamo sempre contare per camminare nella gioia o per ricominciare con nuovo entusiasmo, nella prospettiva della fedeltà senza smagliature e senza sconti.

4. Il Santo Padre ci invita a considerare Gesù nell'atto di lavare i piedi agli apostoli, lo sconcerto di Pietro e l'ammonimento del Cristo: "se non ti laverò, non avrai parte con me"(Gv.13,8). Gesù ci apre all'intimità della vita trinitaria, alla quale il Padre ci chiama inserendoci in Cristo con il dono dello Spirito. Gesti e parole chiariscono e specificano la volontà salvifica di Cristo, unito profondamente al Padre nell'adempimento della sua volontà, pronto a ritornare a lui attraverso il sacrificio della croce e desideroso di partecipare ai discepoli la sua unità. Unità con il Padre: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola"(Gv.17,21). E' la chiesa che nel Cenacolo nasce come "popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"(S. Cipriano, De Oratione Dom.23). Nella chiesa un ruolo particolare hanno coloro che in persona Christi ripetono il gesto di Gesù nell'ultima Cena quando istituì il sacrificio Eucaristico "fonte e culmine di tutta la vita cristiana" (Lumen Gentium, 11). Costituiti sacerdoti per il sacramento dell'Ordine la nostra presenza è unica, necessaria e insostituibile. La Santa Messa è fonte e culmine del ministero sacerdotale! Il presbitero dice riferimento all'Eucaristia; il popolo cristiano lo identifica in questo atto sublime della memoria pasquale che si rinnova nella Santa Messa. Vale la pena di essere sacerdoti anche soltanto per celebrare una sola volta la santa Messa. A quale altezza sublime il Signore non ci ha chiamato! Non ci è lecito sciupare, bistrattare la Messa facendola diventare la cenerentola della nostra vita sacerdotale. E' l'atto più grande del nostro ministero sacerdotale in cui siamo chiamati a impersonare Cristo, sacerdote e vittima, oblazione pura e santa, sacrificio gradito al Padre. La messa quotidiana, carissimi fratelli e figli presbiteri di questa santa chiesa trapanese, alimenta il nostro impegno pastorale, carica di gioia il nostro ministero, dà supporto alla nostra vita. Non riesco a pensare un sacerdote che con leggerezza manchi a questo quotidiano appuntamento. Lo paragono a una pila scarica, ad una lampada priva dell'energia luminosa. Vivere la messa è condizione indispensabile per testimoniare la Carità. Il prete eucaristico è un prete mangiato che si sforza di essere ogni giorno buon pane per i suoi fedeli. La messa è l'atto supremo da vivere devotamente, pienamente, nella consapevolezza di agire e impersonare Cristo da cui discende il nostro ministero.

5. Se rappresentiamo Cristo dobbiamo imitarne la Santità, imparare da Lui ad essere docili al volere del Padre, a pregare senza stancarci mai, ad essere puri nel corpo e nello spirito, a vivere per il servizio, lasciando che sia Dio a disporre del nostro corpo, dei nostri beni, del nostro tempo, della nostra salute, della nostra vita. La fede, la dottrina, le preghiere, le parole, i poteri, la testimonianza del presbitero trovano forza, linfa, ragione di vita nell'Eucaristia, nella celebrazione quotidiana della Messa e nell'adorazione prolungata di Gesù presente e vivo nel tabernacolo. Converte più una Messa santamente celebrata di mille dotte omelie. Non ci è lecito dare un tempo breve alla celebrazione Eucaristica, bisogna viverla lungamente, assaporarla lasciandoci invadere dalla luce di Cristo, inebriare dal suo amore. Bisogna prepararsi adeguatamente alla celebrazione, curare il luogo della celebrazione, evitare tutto ciò che sa di banale, di freddo, di specioso, di non vero nei segni, nei canti nell'atteggiamento. Amare l'altare è vivere il messaggio che proviene dall'altare che rappresenta Cristo, "la pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo".(Mc.12,10) Il decoro dell'altare, mensa attorno a cui lo Spirito del Signore convoca il suo popolo per farlo uno, deve starci profondamente a cuore. Il Padre ha preparato per noi un banchetto eterno nel suo regno di luce e di pace. La mensa Eucaristica è questo segno della beatitudine eterna che il Padre riserva ai suoi eletti.

6. Pregare piegando le ginocchia in atteggiamento adorante davanti a Gesù Sacramentato è garanzia di vita spirituale autentica, di efficacia nell'azione pastorale, di testimonianza credibile, di servizio vero alla causa del Vangelo. Ritorniamo a ciò che conta veramente, a ciò che è importante nella nostra vita di sacerdoti, ritorniamo a pensare la nostra esistenza nella luce dell'Eucaristia. Davanti al tabernacolo, in adorazione perpetua ci trovi il popolo quando ci cerca. Lasciamoci modellare da Cristo pastori buoni e solerti del gregge santo, uomini della carità che non disdegnano di essere crocifissi con Lui, di dare la vita per Lui. Il sacerdote, conquistato dall'Eucaristia, converte le anime, è segno di contraddizione, è speranza del mondo, è seme di vita. Più Eucaristia, più messa, più adorazione Eucaristica, più adorante contemplazione del Mistero dell'altare renderà ricca e significativa la nostra comunità diocesana, più pura e più coinvolta nella logica del Vangelo. Non offuschiamo il volto di Cristo con il nostro peccato. Non si ripeta il tradimento di Giuda, non prenda il sopravvento la debolezza del rinnegamento di Pietro. Sappiamo di portare questo "tesoro in vasi di creta perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi"(2Cor.4,7).

7. Nonostante la nostra debolezza e il nostro peccato la forza salvifica di Cristo continua ad essere donata. Riscopriamo, carissimi, il dono e il mistero che abbiamo ricevuto. Cristo è l'unico, eterno e sommo sacerdote e questo sacerdozio Egli comunica a tutto il popolo di Dio in forza del battesimo. Il sacerdozio di Cristo lo identifica, non è accidentale, ma è inscritto nella sua identità di figlio incarnato, di Uomo Dio - tutto passa per Lui. "Nessuno viene al Padre se non per me"(Gv.14,6). Egli è sacerdote e vittima. Questo aspetto sacrificale è costitutivo del sacerdozio di Cristo. Egli è corpo offerto in sacrificio, sangue versato per tutti in remissione dei peccati. Egli è vero cibo e vera bevanda da cui scaturisce un fiume di grazia, pegno e anticipazione del paradiso. Contempliamo questo mistero, non stanchiamoci di sostare prostrati in adorazione davanti a così grande sacramento. Nel Cenacolo insieme all'Eucaristia è nato il nostro sacerdozio: "Fate questo in memoria di me"(Lc.22,19). Agli Apostoli Gesù consegna l'atto di trasformare il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue e per le loro mani diventa sacramentalmente anche atto della chiesa. Quel "fate questo" è l'atto costitutivo del sacerdozio ministeriale, elemento costitutivo della chiesa stessa. Cristo per l'azione dei suoi ministri si rende presente nel mistero Eucaristico, presenza vera, attuale, specialissima, che ha percorso i due millenni della storia della chiesa e l'accompagnerà fino alla fine della storia. Restiamo fedeli alla consegna del Cenacolo. Mettiamoci alla scuola dell'Eucaristia. L'Eucaristia ci è di conforto,
è il segreto per vincere la solitudine,
il sostegno per sopportare le sofferenze,
l'alimento per riprendere il cammino dopo ogni scoramento,
l'energia interiore per confermare la scelta di fedeltà. Riscopriamo il nostro sacerdozio alla luce dell'Eucaristia. Facciamo riscoprire questo dono ai nostri fedeli nella celebrazione quotidiana della Santa Messa e in special modo in quella domenicale. Cuore dell'anno giubilare è il congresso Eucaristico internazionale che ha per tema: "Gesù Cristo unico Salvatore pane per la nostra vita". Vivremo un pellegrinaggio giubilare con Gesù Eucaristia in diversi paesi della diocesi dal 12 al 18 giugno. Sarà per tutti noi come un bagno salutare, un'immersione nella fede che vogliamo esprimere pubblicamente, fede granitica nella presenza reale di Cristo Gesù nel pane e nel vino consacrato. Vogliamo essere chiesa tutta Eucaristica, in perenne rendimento di grazie, chiesa povera, che non rifugge dal sostare sul Calvario, che predilige il tabernacolo, che ama conoscere Gesù poiché conoscere Lui è tutto e il resto è niente. Chiesa che vuole stare vicina a Gesù per ricevere il suo Spirito "alitò su di loro"(Gv.20,22), chiesa che si lascia ferire, attraversare dall'amore del Signore, in atteggiamento permanente di orazione, contemplazione - meditazione.

O Dio nostro Padre,
donaci sacerdoti santi,
innamorati della loro missione,
bramosi di spendersi fino all'estremo delle loro forze
per te e per i fratelli.
Siano, o Divino Spirito,
carichi di entusiasmo esplosivo e travolgente,
sappiano, guidare con saggezza e amore le anime,
possano, con la vita semplice e umile,
accostare tutti per educarli al Vangelo.
O Dio umanato,
rendi i tuoi ministri pastori buoni del gregge,
uomini tutto cuore,
carichi della passione per il Regno.
Rendili generosi, entusiasti, coraggiosi,
capaci di martirio. Fà che non si fermino
davanti agli ostacoli del mondo.
O Vergine Madre dei sacerdoti
ottienici da Dio la grazia
di un sacerdozio sempre giovane,
sereno e fedele. AMEN

Trapani 20 Aprile 2000