Discorso in Piazza Vittorio Emanuele, Processione dei Misteri
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venerd́ 21 aprile 2000
Con lo spirito accompagniamo Gesù nel suo itinerario doloroso che dal cenacolo si snoda attraverso l'orto degli ulivi, i tribunali di Anna e Caifa, la casa di Pilato, fino al Calvario. Nell'ora estrema Cristo è accompagnato da insulti, calunnie, dileggi, bastonate, umiliazioni, mentre una folla di curiosi, assoldati dalla cattiveria dei capi, lo circonda mentre solo pochi fedelissimi da lontano e in pianto lo seguono. Il condannato è Gesù, il divino maestro che era passato per le vie della Palestina beneficando tutti, annunciando la buona novella del Regno, profeta mite e umile che aveva insegnato amore, sopportazione, perdono, pace. Lungo il cammino notiamo il gesto premuroso e gentile della Veronica, lo sguardo in lacrime delle pie donne, l'aiuto forzato del Cireneo costretto a portare la croce, condannato a condividere un tratto di strada che porta verso il Calvario. Il luogo è poco distante dalla città santa. Gerusalemme è il luogo in cui i profeti avevano vaticinato il compiersi della salvezza e Gesù non disdegna di recarsi a Gerusalemme sapendo di andare incontro alla sua ora, al martirio della croce. C'è un filo nel mistero che lega l'inizio della missione di Cristo e il suo compimento, significato dalle parole: "Ecco, io vengo poiché di me sta scritto nel rotolo del libro per fare, o Dio, la tua volontà" (Eb.10,7) e l'estremo, lacerante grido del crocifisso innocente "Tutto è compiuto"(Gv.19,30). La croce issata in alto con la scritta della condanna "Gesù Nazareno re dei Giudei" diventa il segno più grande, unico, necessario dell'immenso amore di Dio per l'uomo. Il Venerdì Santo, attraverso la suggestione del rito, dove Parola e gesti si susseguono in un crescendo di emozioni e di sentimenti che spingono l'animo dei credenti a contemplare l'amore crocifisso, ad adorare il grande mistero, porta ciascuno di noi a guardarci nella fede, a pensare seriamente alla conversione, a imboccare la via del bene senza tentennamenti e dubbi, ma con decisione e coraggio. Liturgia e tradizioni, a Trapani come in tante altre città e paesi si intrecciano e caricano il triduo sacro di profonda valenza educativa, di grande significato per ciascun battezzato. C'è una connessione che non va dimenticata tra liturgia e tradizione, la tradizione dice essenzialmente riferimento alla liturgia, la prepara ed è propedeutica ad essa. La tradizione esalta, attraverso i quadri plastici devozionali, che a Trapani amiamo chiamare "misteri", momenti fondamentali della passione. Sotto gli occhi della città sfilano le icone del dolore innocente e il popolo si ritrova in quelle scene di sofferenza, si identifica in esse, le vive sulla propria pelle. Ma guai a fermarci a questa sia pur lodevole identificazione nei misteri, siamo chiamati ad andare oltre e la liturgia è questo andare oltre. Nella liturgia la sequela del Cristo, povero, innocente, salvatore, ha la forza e l'efficacia del sacramento, la grandezza misteriosa della memoria attualizzante. Ci sta bene la tradizione purché porti alla liturgia, purché ci faccia incontrare Cristo, purché ci coinvolga non solo emotivamente, ma spiritualmente nel percorso salvifico e impegni la nostra volontà al cambiamento radicale della vita. I "misteri" con il loro lento incedere, con la lunga processione che li porta per le vie di Trapani, non sono una parata, non esauriscono la portata dell'evento che oggi e qui trova uomini e donne, giovani, adulti e anziani bisognosi di salvezza, bisognosi di aggrapparsi alla croce di Cristo, unica ancora di salvezza nel naufragio dei valori, nella confusione e nel caos del vivere moderno. Trapani, non fermarti alla processione dei misteri! Compi il tuo pellegrinaggio interiore, il pellegrinaggio dell'anima chiamata a liberarsi dalle pastoie del peccato, dalle logiche aberranti del perbenismo borghese, delle false credenze, dei ricorsi alla magia, delle appartenenze sospette e del tarlo dell'indifferenza e dell'apatia religiosa. Trapani, ritorna a Cristo, fatti discepola fedele del Cristo, non avere altri maestri se non Cristo, altro Vangelo se non il Vangelo di Cristo, altra legge se non la legge di Cristo! Non mancano le lusinghe, le sirene di un mondo che continua a crocifiggere i giusti ed esalta i peccatori, i Barabba di turno. L'anno santo è un anno di conversione a Dio, è l'occasione propizia per rompere le catene e i lacci di un vivere epicureo, edonistico, chiuso negli angusti orizzonti del proprio io, della propria professione, dei propri interessi. Uscire dall'io per incontrare Dio, uscire dall'anonimato del credere e assumere l'atteggiamento coraggioso della Veronica ecco il coraggio che la processione dei misteri ci chiede, ecco la prospettiva in cui l'anno santo ci colloca, ecco l'impegno a cui la devozione di noi trapanesi ci obbliga. All'amore Crocifisso, a Gesù Signore e Salvatore, rappresentato in questi 20 gruppi plastici offro me stesso, consacro la mia volontà, consegno la mia vita, e con me offro, consacro, consegno la santa chiesa di Dio che è in Trapani perché, seguendo Cristo nella passione, possa con Cristo risorgere, essere luminosa testimonianza pasquale, segno della vita nuova che splende nella bontà delle opere, nell'esercizio delle virtù umane e cristiane, nell'esempio di vita improntata all'amore, alla solidarietà, al perdono. Trapani, risorgi!
L'esperienza di Cristo non si ferma al Calvario, oltre la morte c'è la vita, la vera vita. Sappi, fratello e sorella che segui Gesù sulla via dolorosa del Calvario, che questa vita è tua e se lo vuoi Cristo te la dona, la chiesa attraverso la Parola e i sacramenti te la offre. Non rifiutare tanto dono.
Apriti alla Pasqua

Trapani 21 Aprile 2000