Omelia Festa S.Alberto
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marted́ 07 agosto 2001
Abbiamo elevato la nostra preghiera a Dio che nella sua immensa bontà illumina la chiesa con l'esempio dei santi. Per noi pellegrini sulle strade del mondo i santi sono questa luce amica che rischiara le tenebre di un mondo che fa fatica a darsi una ragione, di un mondo che sempre più spesso ci appare senza speranza e privo di valori. S. Paolo nel cap. 4, 1-6 della 2° lettera ai Corinzi, che abbiamo appena ascoltato, delinea l'identikit del ministro, servo di Dio che non si perde d'animo e che con verità annunzia il Vangelo di Cristo Gesù che è immagine del Padre. La conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo risplende nella testimonianza del discepolo del Signore Gesù. L' Evangelista Marco con un crescendo di verbi ci dice quanto il vero discepolo del divin Maestro deve fare se vuole mettersi alla sequela di Gesù: va, vendi, dona, vieni, seguimi. Quanto il vero discepolo del Signore Gesù lascia è ben poca cosa in rapporto a ciò che trova: "chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita"(Mt. 19,29). In questa parola del Signore c'è il segreto della vita di S. Alberto. S. Alberto, religioso, presbitero, uomo votato alla perfezione evangelica, seppe far tesoro del dono di grazia ricevuto nel S. battesimo e con convinta ed energica passione si è decisamente incamminato nella via della santità. La santità può apparire ad alcuni una parola scomoda, fuori tempo, astratta, arcaica, incapace di dire qualcosa all'uomo di oggi così pragmatico, così preso dalle sfide del quotidiano da non trovare il tempo per pensarsi e progettarsi in prospettiva di eternità, di paradiso, di vita eterna. La vita di S. Alberto è una vita luminosa perché carica della luce di Cristo alla cui sequela si è posto fin dai suoi teneri anni. La fama della santità esplode ancora in vita a motivo del suo essere radicato in Cristo Gesù. Per Gesù Cristo egli lasciò ogni cosa e si fece povero, scelse il convento con il suo stile di vita semplice, ritmato dalla preghiera e dalla penitenza e si vota al servizio del Vangelo. Cosa ha da dirci questo santo vissuto alcuni secoli fa a noi uomini del terzo millennio? La santità può trovare spazio nella vita odierna? I problemi che ci angustiano, le speranze del momento presente possono trovare risposta concreta, alla luce della Parola di Dio ascoltata e della testimonianza dei Santi? In un mondo segnato dalla violenza folle e assassina e dalla logica distruttrice aberrante e cieca, il G. 8 di Genova è stata una vetrina di umanità alla deriva, veniamo provocati da alcune domande inquietanti: dove sta andando l'uomo? Verso quale ideale di società ci stiamo incamminando? La globalizzazione è la parola sotto accusa. Più che attivare il confronto, il dialogo per la ricerca della verità frange estremiste e politicamente manovrate fomentano la rabbia, attivano l'irrazionalità, danno corpo a quella strategia del terrore che richiama gli anni di piombo del terrorismo in Italia con la sua stagione di morti, di guerriglia urbana, di rabbia, di odio. C'è bisogno di ritornare alla normalità, al dialogo pacato, sereno, costruttivo, propositivo, dialetticamente corretto, non settario e di parte, libero da preconcetti, non idealogizzato. C'è bisogno di menti e cuori disinquinati, aperti alla verità, carichi di idealità, pieni di una grande passione per l'uomo, soprattutto se debole e povero. C'è bisogno di Vangelo in questo mondo allo sbando, malato, segnato dall'odio, dall'egoismo gretto, dalla cattiveria gratuita. C'è bisogno di una politica attenta all'uomo, non demagogia, che promuova il bene comune, la giustizia, la legalità. Nel contesto globale in cui nessuno può tirarsi fuori poiché tutti siamo coinvolti e partecipe della sorte di tutti una zummata sul nostro territorio e sulla nostra città in occasione della festa liturgica di S. Alberto, nostro concittadino e nostro patrono e protettore, è d'obbligo. Celebrare la festa dei santi vuol dire caricare la nostra vita delle valenze positive con cui questi uomini e donne si sono votati a Dio scegliendo di vivere solo per il bene. I santi non sono gli uomini del compromesso, la loro scelta per Dio è senza sconti, gioiosa e totalitaria. "Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde"(Mt.12,30) ammonisce Gesù nel Santo Vangelo. Scegliere Dio, lasciarsi scegliere – catturare da Dio è l'invito primo che ci viene dai santi ed oggi da S. Alberto. Scegliere Dio vuol dire dare una salutare e compiuta risposta ai perché fondamentali della nostra esistenza: perché sono, da dove vengo, dove vado? La vita ha un senso perché non è frutto del cieco destino, non è l'approdo senza senso di un cammino che parte dal nulla e va verso il nulla. Noi veniamo da Dio e andiamo a Dio, veniamo dalla Luce e andiamo verso la Luce, veniamo dall'Amore e siamo protesi all'Amore. Ascolta Israele: il Signore è il tuo Dio, Lui solo servirai. Quanti dei falsi e bugiardi, quanti idoli vani non catturano i cuori degli uomini: il dio piacere, il dio denaro, il dio divertimento, il dio potere. I falsi dei incantano e incatenano, schiavizzano, carcerano l'uomo, sono i padroni, i tiranni che tolgono la libertà e producono sofferenza. Terribile è il nulla sperimentato dalle passioni, dai piaceri, dai vizi! Gioie effimere, paradisi fatui, speranze infrante, utopie bruciate, vite spezzate. Scegliere Dio è vivere di cielo, inebriarci di cielo, accogliere, sperimentare, toccare con mano il Verbo della vita, Cristo Salvatore e Signore, il Vivente e Veniente. La via della santità è la sequela di Cristo, l'accoglimento della sua Parola di salvezza, la contemplazione appagante del suo Volto radioso. Da vero religioso carmelitano S. Alberto da Trapani è stato un contemplativo, un uomo di orazione. La sua vita è richiamo costante a quanti vivono l'impegno nella storia perché non dimentichino che l'uomo è fatto per il cielo, che Dio è il fine ultimo della vita, che siamo tutti orientati all'escaton, all'attesa dei cieli nuovi e della terra nuova. Ritornino i nostri cristiani a meditare con assiduità la Parola di Dio. La catechesi ritmi il cammino dell'animo credente verso i pascoli eterni. Ritornino le famiglie ad essere scuole e palestre di formazione umana e cristiana. Vogliamo pensare ai genitori catechisti dei loro figli, alle famiglie, piccola chiesa domestica, dove si accoglie e si testimonia il Vangelo, ai giovani che si preparano al matrimonio perché sentano questo stato di vita come vocazione da scoprire e da vivere. La preghiera dia respiro alla nostra vita, ci faccia crescere nel desiderio di Lui, ci faccia tendere sempre più fortemente a Lui, ci faccia innamorare di Dio, ce Lo faccia scoprire Padre buono e misericordioso, provvidenza infinita, Dio umanato che cammina con gli uomini e per gli uomini si offre vittima sul Calvario della croce. La liturgia è preghiera alla quale vogliamo dare maggior peso nella nostra vita. Il gusto della liturgia si traduce in amore per la liturgia che vuole ministri attenti e competenti, tempi e luoghi appropriati, formule e canti che abbiano il sapore del divino a cui devono orientarci. In questi giorni a Roma si è tenuto il raduno internazionale dei chierichetti – ministranti; è una gioiosa primavera dell'altare che va anche nella nostra diocesi attenzionata di più, resa più capillarmente presente nelle comunità parrocchiali. Possa questo annuale appuntamento di fede essere per noi chiesa di Trapani un invito a puntare all'essenziale, a vivere di Dio. O beato Alberto guarda la tua Trapani così lacerata, stanca, avvilita inquinata dal male. Intercedi presso Dio perché porti luce alle menti, perché possiamo correre speditamente sulla strada dell'unità, della legalità, della giustizia, del bene comune. Ottienici che sul tuo esempio tanti cristiani si decidano a scegliere Cristo Gesù come unico tesoro della loro vita. AMEN

Trapani, 7 agosto 2001