Omelia Convegno Ecclesiale
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giovedì 30 agosto 2001
30 Agosto Il leit motiv del piano pastorale che scaturirà dal convegno che stiamo celebrando sarà questo brano del Vangelo di Giovanni 13,12-17 sul quale la liturgia di oggi ci invita a riflettere. Cristo, servo di Jahvé, è davanti a noi, esempio di vita donata per amore, spesa completamente per la causa del Padre nell'abbandono pieno alla sua volontà. "Non sia fatta la mia, ma la tua volontà"(Lc.22,42). Perché il servizio sia efficace si richiede che nasca da un cuore che si è svuotato e Cristo ha svuotato se stesso. Da Dio che era e si è fatto uomo e ha preso la forma di servo. Il grembiule con cui Cristo si cinge i fianchi, prima di chinarsi in umile atteggiamento di servo a lavare i piedi degli apostoli, è il vestito sacerdotale che alla chiesa, comunità tutta sacerdotale votata al servizio, non è mai lecito dismettere. La ragione del servire è l'amore. Cristo è il sacramento dell'amore infinito ed eterno del Padre, un amore purissimo, disinteressato e perciò totale, arricchente, capace di donazione totale: "avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine"(Gv.13,1). Scoprire e vivere il servizio a Dio e ai fratelli nella chiesa è l'obiettivo ambizioso a cui intendiamo dedicare l'intero anno pastorale 2001 - 2002. Nessuno è un peso morto nella chiesa, tutti abbiamo il nostro ruolo da capire e da vivere, e non è lecito tirarci indietro e delegare ad altri quello che il Signore chiede a noi. Chi si pone nella logica del servizio vive responsabilmente il suo essere chiesa, mostra un cristianesimo maturo, accattivante, trainante. Nell'immagine del corpo umano privilegiata dall'apostolo Paolo nella lettera ai Romani per esprimere la bontà dell'essere e dell'operare della chiesa c'è la chiave di lettura del nostro dover essere chiesa oggi, corpo di Cristo da edificare servendo Cristo. Il corpo umano vivente è tale perché ogni singola parte, ogni cellula che lo compone partecipa della stessa vita, assimila le stesse sostanze. Il principio vitale è unico. Nella chiesa principio di vita è Cristo e il suo Spirito che l'anima e la vivifica. La chiesa di Cristo è tale se vive in Cristo, di Cristo, con Cristo e per Cristo, se c'è lo sforzo personale e corale di conoscere, contemplare, imitare Cristo Gesù. Giovanni Paolo II nella "Novo millennio ineunte" ci ha dato una precisa consegna: chiesa, contempla il suo volto radioso. Non c'è possibilità di costruire chiesa e di rinnovare le nostre parrocchie se non centriamo la nostra vita in Gesù, se non diamo uno spessore di santità vera alla nostra vita, se non viviamo in comunione profonda con Dio, se la sua vita non è in noi fonte di forza e di gioia, " sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal.2,20). Tutto questo vale per il battezzato, ma a maggior ragione vale per chi ha autorità nella chiesa. Gesù ha legato ogni autorità nella comunità al servizio. La chiesa non ha bisogno di personalità brillanti, ma di fedeli servitori di Gesù e dei fratelli, di innamorati di Cristo e della sua Parola, di consacrati all'amore. La fiducia per il mandato di Cristo si decide nella fedeltà a Gesù non sulle qualità di cui il servo dispone. La categoria del servizio nella Bibbia è applicata ai profeti, a Maria, allo stesso Messia, a tutti quelli che lo Spirito del Signore destina per una missione particolare. Nel Santo Vangelo anche Dio viene descritto come Colui che metterà, alla fine dei tempi, i suoi a tavola e passerà a servirli: un Dio che si fa servo dei servi, un Dio servitore che si china davanti all'uomo e lo onora. I battezzati, "Christifideles laici", resi immagine - presenza di Cristo, sono chiamati per il sacerdozio comune a servire Dio e i fratelli, un servizio reso sull'esempio di Gesù servo di Jahvé e servo per amore che non ha disdegnato di soffrire e di morire per noi uomini e per la nostra salvezza. Il servizio esprime la volontà di amare, l'operosità dell'amore che lo Spirito mette nel cuore dei credenti: "Caritas Cristi urget nos"(2 Cor.5,14). La molla del servizio è Cristo - Carità che è presenza viva che urge dentro noi, ci dà forza, spinge a donarci senza riserve "Inpendam et superinpendar ipse pro animabus vestris"(2Cor.12,15). L'amore a Cristo si commisera all'amore che nutro per la chiesa. Quanto più cresce l'amore alla chiesa tanto più cresce l'amore a Cristo e viceversa. E' un solo amore l'amore a Cristo e alla sua chiesa. Bellamente la preghiera colletta di questa divina - liturgia ci ha fatto pregare così: "O Dio che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia". Avere lo sguardo stregato dal Cristo, il cuore innamorato di Cristo per donare, offrire, consumare la vita per amore e nell'amore a Dio e ai fratelli ecco l'ideale, la missione, il progetto di vita che ciascun battezzato di questa chiesa e tutta quanta la comunità diocesana è chiamata a desiderare, a volere, a vivere. Ci aiuti Maria, l'umile serva del Signore, a scoprire il senso di una vita al servizio e sul suo esempio ci faccia essere servi per amore.

Erice, 17 Agosto 2001