Ai Presbiteri e agli Operatori Pastorali
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mercoledì 18 aprile 2001
Il primo maggio di ogni anno celebriamo la festa di S. Giuseppe lavoratore, uomo giusto scelto da Dio per la missione specialissima di casto sposo di Maria e padre di Gesù, Verbo di Dio fattosi carne nel seno purissimo della Vergine sposa. E' una felice occasione che ci è data di contemplare le meraviglie che Dio compie nei suoi eletti e rendere grazie al Padre di ogni grazia e consolazione per tutti i benefici con cui arricchisce la nostra vita. S. Giuseppe è l'icona dell'uomo timorato di Dio che con docilità si sottopone alla volontà divina e si dispone, nel servizio quotidiano umile e nascosto, a realizzare il suo progetto. Il lavoro, che scandisce l'esistenza del patriarca S. Giuseppe nel povero villaggio di Nazaret in Galilea, è lo strumento di santificazione con cui egli collabora all'opera redentrice di Cristo redentore dell'umanità. Nel tempo della globalizzazione selvaggia si impone una riflessione sul lavoro non come realtà alienante, ma come mezzo per arricchire e dare spessore alla dignità della persona umana. Il diritto al lavoro per ogni uomo è sacro e le logiche di mercato e di profitto devono garantirne la dignità, evidenziarne la preziosità. La nostra terra di Sicilia soffre a causa di un endemica e colpevole mancanza di lavoro che interessa soprattutto i giovani, penalizzati da politiche poco illuminate e incapaci di progettare un sano ed equilibrato sviluppo del territorio, vittimizzati da una cultura clientelare e mafiosa che tarpa le ali alla libera imprenditoria, vittima del pizzo, dei soprusi, dei cavilli burocratici, delle faide politiche, dei potentati economici. E' necessario portare avanti una riflessione credente sul lavoro alla luce del magistero sociale della chiesa, uscendo dal pantano delle rivendicazioni settarie e delle contrapposizioni frutto delle ideologie marxista e radical liberale, aprendoci alla solidarietà e alla corresponsabilità. Il lavoratore nella chiesa ha una profezia da annunciare, una ministerialità da esercitare, un progetto da realizzare, una missionarietà da vivere. Il suo specifico deve trovare accoglienza, disponibilità, ascolto. Santificare il lavoro e santificarci attraverso il lavoro è la grande sfida che può sanare le ferite di una chiesa che nella prassi ordinaria si è resa a volte colpevole di poca attenzione al mondo del lavoro. Auspico che la nostra chiesa possa farsi compagna e amica dei lavoratori, che sappia evangelizzare il mondo del lavoro con amore e compatire con chi vive il dramma della mancanza di un lavoro dignitoso e stabile. L'ufficio diocesano per la pastorale del lavoro è chiamato a farsi promotore intelligente di una cultura del lavoro liberante e propositiva, attivandosi perché in ogni comunità ecclesiale i valori evangelici del lavoro siano conosciuti, apprezzati e vissuti. Chiedo al santo lavoratore Giuseppe la grazia per questo nostro territorio di un risveglio delle potenzialità di lavoro che trovi occupazione alle tante persone che vivono in grande precarietà e sono alla ricerca di un lavoro onesto e dignitoso. Nell'attesa di ritrovarci a Sperone di Custonaci dove vivremo un forte momento di chiesa con la celebrazione della liturgia Eucaristica, alle ore 10.00 di questo 1 maggio del terzo millennio, vi saluto con affetto e benedico.

Trapani,18 Aprile 2001

+ Francesco Miccichè
Vescovo