A nessuno è lecito subire passivamente e stare a guardare
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mercoledì 25 aprile 2001
"Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finchè non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada"(Is.62,1)

Carissimi fratelli e figli di questa santa chiesa trapanese,

sarebbe per me, apostolo di questa comunità ecclesiale, più comodo in certe sitazioni, far finta di niente, rifugiarmi nell'ambito di un sacro avulso dalla storia, disincarnato e velleitario. Mi sentirei di tradire il mio mandato se non mi facessi voce di chi non ha voce, coscienza critica del mio popolo. Non intendo e non voglio vivere in questo colpevole silenzio. Avevo già da tempo maturato il proposito, secondo le linee del piano pastorale di quest'anno "La Speranza non delude, chiamati ad iscrivere la legge della città divina nella città terrena", di rivolgere un pressante, accorato e necessario invito a pensare al socio-politico come impegno non opzionale ma prioritario che la nostra chiesa non deve disattendere e da cui non può tirarsi fuori. Gli ultimi episodi, che hanno portato Trapani alla ribalta della cronaca nazionale, e le imminenti consultazioni elettorali non possono non interrogare le nostre coscienze, non farci riflettere su dove stiamo andando; pertanto non possiamo lasciarci prendere dallo sgomento e dal disimpegno lasciando che tutto resti come prima. Siamo chiamati a reagire, a trovare la forza ed il coraggio di dire basta a questa illogica, ingarbugliata e odiosa trama di potere politico-economico-sociale, non possiamo non ribellarci a questa penosa agonia in cui stentatamente Trapani vive. Trapani, quanto dovrà durare ancora l'attesa dell'alba del nuovo giorno di resurrezione? Le pesanti catene dell'indifferenza, del servilismo, della clientela, favoriti da un sistema di potere lobbistico che in maniera insidiosa narcotizza le coscienze, incute paura, fa terra bruciata intorno a chi osa ribellarsi, contribuiscono a fare di questa città, una città avvilita e calpestata nella sua dignità. Si coglie nell'aria una strana sensazione di impotenza poiché il male è così pervasivo, così sottile che si insinua in ogni ambito della società e non risparmia, purtroppo, nemmeno gli apparati politico-amministrativi. La cultura della mafiosità, contigua a quella della consorteria massonica, è cultura di morte e non di vita, di privilegi e non di diritti e doveri, di illegalità e di ingiustizie e non di bene comune, di rispetto delle leggi e dell'uguale dignità di ogni persona. Scrollarsi di dosso questo peso insopportabile è l'obiettivo che gli uomini e le donne di buona volontà di questo territorio debbono con forza perseguire se vorranno consegnare ai loro figli una città libera, una città che vive nei suoi monumenti, nelle sue strade, nei suoi mercati, nelle sue iniziative di lavoro. Il bene comune deve starci a cuore, l'amore per la città deve affermarsi. La coscienza di dover vivere da uomini liberi deve trovarci protagonisti attenti e vigili. A nessuno è lecito subire passivamente e stare a guardare. E' ora di svegliarci dal sonno, è ora di gridare con forza il nostro "no" allo strapotere della politica degli interessi di parte, dell'accaparramento e della spartizione dei beni economici. Trapani, alzati e cammina verso un'ideale città della legalità, della giustizia, del potere-servizio, della solidarietà, del bene comune condiviso e perseguito generosamente! Nutro la ferma e fondata speranza che gli uomini e le donne di buona volontà, tanto numerosi, non si lascino prendere dallo sgomento e dallo sconforto, ma escano allo scoperto, si scommettano nel sociale e nel politico, evitando con la latitanza colpevole di dare spazio e potere a chi non si adopera per il bene della città e della sua gente. I cristiani, che non sono cittadini di serie B, devono impegnarsi a vivere una fede più incarnata. Devono, cioè, farsi promotori di una svolta morale contro il sistema di peccato imperante, confrontandosi generosamente e lucidamente, con grinta e passione, con i problemi vecchi e nuovi di Trapani. Le nostre liturgie, le catechesi, i gesti di carità devono essere accompagnati e supportati da una coscienza civica non servile e non settaria. Il socio-politico è banco di prova di un cristianesimo scomodo, in cui la follia della croce continua a segnare l'esperienza dei discepoli del Risorto e in cui è da mettere in conto anche il martirio quotidiano. Carissimi fratelli e figli, è tempo di uscire dalle sacrestie e dalle chiese; è tempo di assumere responsabilità; è tempo di non delegare ma di partecipare; è tempo di rischiare e di compromettersi; è tempo di testimoniare i valori; è tempo di progettare percorsi di liberazione; è tempo di umanizzare la politica; è tempo di pensare libero; è tempo di organizzare la speranza; è tempo di vivere sulla strada con impegno e coerenza il Santo Vangelo, unico messaggio liberante e salvifico. Ci accompagni in questa opera non facile lo Spirito del Risorto e la materna intercessione della Madre di Dio e nostra dolcissima Madre

Trapani, 25 aprile 2001

Con affetto vi benedico
+ Francesco Miccichè
Vescovo