Omelia S.Messa convegno nazionale dei direttori diocesani di Pastorale Giovanile
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sabato 23 febbraio 2002

1.

"I popoli cammineranno alla tua luce"(Is.60,30). La voce del profeta Isaia risuona nel nostro spirito in questa odierna liturgia che apre l'orizzonte dei credenti all'universalità della salvezza donataci da Cristo Gesù nostro Signore nel mistero della sua Pasqua di morte e di resurrezione. "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo"(Gv.1,9). "Io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita"(Gv.8,12). La Luce è Cristo, salvatore unico dell'umanità. La Luce è sinonimo di grazia, le tenebre sono sinonimo di peccato. La Luce è sinonimo di vita, le tenebre sono sinonimo di morte. La condizione per vivere nella luce è credere, affidarsi pienamente a Dio, fidarsi completamente di Dio.

2.

Chi crede cammina nella luce. La fede, dono che viene dall'alto, virtù teologale che ci rende capaci di accogliere il dono della vita di Dio, di apprezzarlo, coltivarlo e viverlo non è un fatto automatico che scatta in noi dopo un ragionamento, non è una dimostrazione della verità che si è rivelata pienamente in Cristo Gesù. La fede è un dono liberissimo di Dio, un atto di amore di Dio che ci raggiunge misteriosamente e ci muove a dire l'eccomi con gioia. La fede non è un vestito che si indossa a piacimento, non è una semplice emozione dell'animo, non è un sistema di pensiero condiviso, non è un codice di comportamento accettato, non è un dono ricevuto una volta per sempre. La fede è un incontro vitale tra Dio onnipotente e salvatore e l'uomo creatura e peccatore. Incontro personale, folgorante, decisivo, compromettente, rivoluzionario che dà alla vita quel quid in più che ci rende capaci di vedere, giudicare, agire nell'ottica del Cristo, visto, incontrato, contemplato. La fede è incontro che trasforma e divinizza "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me"(Gal.2,20).

3.

"Camminare alla tua luce" è : ricercare le ragioni della fede, non chiuderci aprioristicamente al soprannaturale, giocarci la vita senza ipocrisia e senza preclusioni e pregiudizi, aprirci al mistero che ci sovrasta, dare spazio alla speranza che ci proietta nel futuro senza paure. "Camminare alla tua luce" implica fatica, la fatica del credere, della ricerca, del tormento della fede carica di perché, di dubbi, di angosce. La fede è questo camminare per una strada lunga, a volte tortuosa, che ogni tanto si restringe, richiede attenzione e tanto sforzo, strada difficile e in salita. Ci sono incroci, stop, discese dove si può correre di più… c'è una sosta ogni tanto… Ma quando arriveremo? Dov'è la meta esattamente? Cristo, la sua Parola illumina il nostro cammino, lascia intravedere il destino, la meta a noi che con umiltà e coraggio decidiamo di dedicare l'esistenza a rispondere positivamente all'amore del Padre che ci regala resurrezione e vita eterna. La strada è lunga, ma sappiamo dove ci porta. La strada è faticosa, ma sappiamo che arriveremo alla meta. È necessario perseverare nel cercare il volto di Dio, cercarlo con l'intelligenza del cuore, un cuore capace di ascoltare. Le ragioni del cuore vanno oltre le ragioni dell'intelligenza. "Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre"(Ger.20,7).

4.

Cristo ci manifesta il volto radioso del Padre, è Lui la Luce che orienta, guida, sostiene. I suoi lineamenti sono dipinti sui volti dei poveri, dei piccoli, degli ultimi. Tutto ciò è sconcertante, rivoluzionario, controcorrente come d'altronde lo è tutto il Vangelo: "vi è stato detto, ma io vi dico, amate i vostri nemici, e pregate per i vostri persecutori"(Mt.5,44). "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia"(Mt.5,11). Luce purissima è Cristo, luce che non si consuma. La Luce vera si diparte: da quell'umile casa di Nazaret dove il Verbo di Dio si fa carne nel seno della Vergine Maria, da quella grotta di Betlemme dove il Salvatore dell'umanità nasce piccolo e povero, da quel tribunale di Pilato dove il divino giudice è condannato, da quel Calvario dove il Dio fattosi uomo è stato giustiziato, da quella tomba vuota dove un angelo annuncia alle donne smarrite: " non è qui, è risuscitato"(Lc.24, 6). Credere è: vedere la salvezza del Signore, stupirci per le meraviglie di grazie che lo Spirito di Cristo va compiendo nella nostra vita. La salvezza deve raggiungere ogni uomo e solo Cristo è il salvatore ieri, oggi e sempre.

5.

Davanti al male fisico e morale l'uomo si chiede: perchè? Il dolore del mondo è uno scandalo, una clava che scombussola le sicurezze e ci fa gridare il bisogno di salvezza, di redenzione, di vita, di luce, di speranza, di senso dell'esistenza. Il mondo è funestato da troppe ingiustizie e guerre. I diritti delle persone sono negati, la loro dignità misconosciuta, i bisogni ignorati, i desideri disattesi. Il peccato dilaga nel mondo e come una marea fangosa inquina tutto e tutti: sesso, droga, nichilismo elevato a sistema di vita, odi, soprusi, follie di onnipotenza con incursioni pirata nella bioetica, non rispetto della vita, aborto, eutanasia, sfruttamento scriteriato e selvaggio dell'ambiente. I no global sono la punta dell'iceberg del disagio esistenziale, i loro capi sono i nuovi missionari-profeti di un mondo più giusto, più a dimensioni d'uomo. Questo esercito di giovani con una voglia dentro di cambiamento, di rinascita, di nuovo ordine mondiale hanno un substrato di umanità ferito, deluso, ideologizzato da cattivi maestri che non disdegnano di incitare i giovani alla violenza e li usano per i loro fini politico-partitici. C'è un popolo no-global credente, non violento che anela a un mondo più giusto, più equo e solidale, si scommette sul Vangelo di Cristo Gesù, crede ed ama la chiesa, vuol fare la rivoluzione dell'amore e tende decisamente alla santità.

6.

Sono le sentinelle del Mattino, quasi duemilioni di giovani di Tor Vergata che il Papa nella memorabile giornata mondiale della gioventù dell'anno santo 2000 ha investito di un mandato speciale come Gesù ha fatto con i suoi discepoli. "Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo"(Gv.17,18). Cristo, la chiesa vi lancia nel mondo, missionari del 3° millennio. Cosa siete chiamati a portare con voi in questa impresa esaltante e impegnativa? La fede solida, motivata, gioiosa, grintosa, travolgente e trainante, la vita di grazia, di comunione con Cristo intensa, ricca, piena, appagante, lo stile di vita semplice, essenziale, centrato nella preghiera, supportato dalla contemplazione del volto radioso di Cristo, alimentato dalla Parola e dall'Eucaristia. Dovete essere missionari giovani tra i giovani con una marcia in più in rapporto agli altri giovani: voi avete incontrato Cristo, il Maestro e Signore, vi siete messi alla sua sequela, avete accettato le sue ragioni, il suo Verbo, la sua vita.

7.

La vostra verità è Cristo, la vostra forza è Cristo, la vostra vita è Cristo, il vostro ideale è Cristo, la vostra via è Cristo. Non abbiate paura di scegliere Cristo. Non abbiate paura di seguire Cristo. Non abbiate paura di affidarvi a Cristo. Non abbiate paura di consegnarvi a Cristo. Non abbiate paura di annunciare Cristo. Non abbiate paura di testimoniare Cristo. Non abbiate paura di scommettervi per Cristo. Non abbiate paura di rischiare per Cristo Non abbiate paura di lottare per Cristo. Non abbiate paura di soffrire per Cristo. Maria, la donna dell'eccomi, disponga i vostri cuori alla generosità e li consegni al Divino Spirito perché l'infiammi di amore per Cristo, per la chiesa, per i giovani delle nostre diocesi. Amen.

Isola delle Femmine (PA), 23 febbraio 2002