Omelia Adorazione della Croce
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venerd́ 29 marzo 2002
"Ecco il legno della croce a cui è appeso il Salvatore del mondo" La liturgia del venerdì santo è centrata tutta sulla croce issata sul Calvario, luogo del teschio, dove i condannati alla morte ignominiosa della crocifissione venivano condotti tra i lacci e gli schiamazzi della folla curiosa e avida di sangue. Gesù è un condannato speciale che tanta gente segue con morbosa curiosità, è un maestro fallito, abbandonato anche dai suoi discepoli, è un sognatore e un profeta che chiude miseramente con una condanna al patibolo della croce la sua carriera, è un uomo finito che si trascina stancamente sulla via dolorosa del Calvario. Si notano solo pochi gesti di pietà lungo la via dolorosa, ci sono sua madre con le pie donne che lo seguono afflitte e tutt'intorno ci sono sguardi ostili, gente che sputa odio e veleno dalla bocca, che irride e sghignazza. Per Cristo è giunta la sua ora, quell'ora decisiva, importante, fondamentale per la quale Egli era sceso dal cielo sulla terra, aveva occultato la sua divinità assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini. È l'ora delle tenebre, dell'odio, della falsità, della calunnia, della bestemmia, è l'ora dell'abbandono, della solitudine, dello sconforto, è l'ora della nudità, dello squallore, del dolore innocente che grida, che urla la sua tragedia infinita. Cristo si carica del peccato dell'umanità e nella sua morte in croce paga per tutti noi, ci riscatta dal maligno, ci merita la vita nuova. Cristo si offre per amore. La croce è il segno sconvolgente di questo amore smisurato, infinito di Dio per l'uomo. La croce è la misura dell'amore di Dio, rivela il valore immenso di quest'amore. Amore che interroga, amore che paga, amore che sana, amore che salva. "Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi"(Mi.6,3). Ti ho fatto uscire dall'Egitto, ti ho dato la manna nel deserto, ti ho dissetato con l'acqua della roccia e tu mi hai tradito, ti sei dimenticato di me. Sul Calvario del mondo dove Cristo continua ad essere crocifisso nei poveri resi sempre più poveri dall'ingordigia dei ricchi, nei bambini fatti oggetto di luride passioni, nei giovani schiavizzati da pseudo maestri di vita che producono morte, nelle famiglie disgregate da una morale permissiva che deresponsabilizza e produce sfascio, nella società pragmatica e utilitaristica che non riesce a beneficiare della pace e vive in una conflittualità permanente. L'agonia del Cristo continua nella storia ed oggi ha nome droga, prostituzione, embrioni distrutti, aborto, eutanasia, ingegneria genetica, guerra, terrorismo. La croce è presente ed è pesante è gravosa da sopportare. L'ora presente è l'ora di un'umanità stanca, stordita, impaurita, sbandata che urla il suo drammatico: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?"(Mt.27,46). Dio è morto nel cuore di tanta gente, è morto nei rapporti sociali, nelle famiglie sfasciate, nelle scuole, nelle piazze, nei luoghi della politica. Il grido straziante dell'uomo Dio è il grido dell'uomo crocifisso dalla follia di onnipotenza dell'uomo moderno. Ritroverà l'umanità la forza di rinascere, la gioia del vivere, la strada sicura da percorrere se ritornerà alla fede semplice, all'abbandono fiducioso in Dio. "Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito"(Lc.23,46). La salvezza dell'uomo è questione di fede. Bisogna ritornare ai valori della vita, della pace, della famiglia, della giustizia, della legalità, dell'amore, della solidarietà. La croce di Cristo sconfigge la croce del mondo se accettiamo la croce di Cristo, croce gloriosa, preludio di gioia di vita, di resurrezione e di grazia, attesa dell'alba radiosa di Pasqua. La croce di Cristo che adoriamo, la nuda croce di Cristo a cui affidiamo tutto noi stessi è lo strumento della nostra salvezza. Accettare la croce di Cristo è vivere pienamente abbandonati in Dio, sicuri che la notte non durerà per sempre, certi che la vita germoglierà, vincerà sulla morte, il bene sul male, l'amore sull'odio, la speranza sulla disperazione. Aiutaci, o Signore, a portare la croce,
ad accettare il nostro limite
a soffrire con te e come te
l'ingiustizia, l'odio, l'abbandono
amando, perdonando, affidandoci
fiduciosi nelle braccia del Padre.
La vita è croce, ma con te
non è croce pesante,
la vita è croce ma con te
diventa strumento di purificazione,
la vita è croce ma con te
è gioia il soffrire e il morire
poiché se il chicco di frumento
caduto in terra non muore
non porta frutto.
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Trapani, 29 marzo 2002