Piano Pastorale 1999-2000
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mercoledì 01 settembre 1999

Camminiamo nell'unità bellezza della vita ecclesiale segno profetico per il mondo.

A Voi Carissimi Presbiteri, Diaconi, Religiosi, Religiose, Popolo Santo di Dio di questa Chiesa trapanese che credo, amo, mi sforzo di servire, a tutti voi figli amatissimi sia pace e gioia nello Spirito. Ogni anno pastorale che inizia è un cammino che ci accingiamo a compiere, un cammino che richiede di essere guidato e orientato verso comuni obiettivi in una coralità di intenti, in una armonia di rapporti, che manifesti e renda credibile l'essere della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. L'unità nella fede, nella morale, nella operosità è condizione indispensabile per l'efficacia dell'azione pastorale: "Che siano tutti una cosa sola perché il mondo creda" (Gv 17,21). Con il piano pastorale che pongo nelle vostre mani non voglio imporre niente a nessuno, ma forte del mandato di Cristo che mi ha chiamato ad essere apostolo di questa Chiesa, intendo promuovere un cammino sinodale, sinergico, sostenuto e illuminato dalla presenza corroborante dello Spirito Santo. A nessuno è lecito correre per conto suo: non costruiscono Chiesa i navigatori solitari, i primi della classe ad ogni costo, i battitori liberi. La Chiesa è un corpo organico, un unum che ha regole, tempi, metodi e strumenti che postulano convergenza e richiamano comunionalità. Voglio sperare che il presente piano pastorale non cada nel vuoto, ma che interroghi le coscienze, le muova verso la comune meta, le faccia crescere nella dimensione ecclesiale cattolica, le spinga ad una operosità intelligente e sinergica.
L'icona del nostro cammino
L'icona che accompagnerà il nostro cammino pastorale sarà quella di Zaccheo, l'uomo che ha cercato Gesù e si è lasciato riconciliare da Lui. Il tema: "Riconciliati camminiamo insieme verso Gerusalemme" trova in Zaccheo un esempio di come oggi è possibile lasciarsi sedurre da Dio compiendo un cambiamento radicale di vita. "Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: 'Zaccheo, scendi subito, poiché oggi devo fermarmi a casa tua'. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: 'E' andato ad alloggiare da un peccatore!' Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: 'Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto'. Gesù gli rispose: 'Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (Lc 19, 1-10).


PARTE PRIMA
Scenario mondiale
Dagli orizzonti del villaggio globale al mondo vitale della nostra Chiesa

La storia di questo fine secondo millennio subisce i ritmi di una costante e inarrestabile accelerazione. Il già sperimentato è superato in un consumismo che tutto stritola e distrugge, chiede novità, postula esplorazione verso l'indefinito che attrae irresistibilmente perché appare misterioso e foriero di cose meravigliose, capace di saziare la fame di immenso che s'annida nel cuore dell'uomo. Ci sono attese, aspirazioni, ricerche che toccano aspetti vitali, esperimenti che portano ai confini della vita dove la necessità di nuove conquiste si scontra con la liceità e la moralità. Gli scenari che si aprono sono inquietanti e sconvolgenti, rischiano di far saltare il naturale svolgersi della vita dei popoli e della natura: ingegneria genetica, clonazione, uso e abuso delle forze della natura. C'è un tentativo titanico di costruire fuori dalle regole di un universo che non è posto dal caso, ma è retto e governato da leggi sapienti e provvidenziali. L'uomo arbitro assoluto delle sorti del mondo, protagonista di storia segnata da egoismo, da superbia blasfema, da insaziabile bramosia di possesso, è la tragica maschera di se stesso e del progetto di Dio che lo ha chiamato ad esplorare la natura, a governarla con amore, a servirsi di essa per realizzare una storia di salvezza. Ci sono i segni della vita nella riscoperta continua delle meraviglie dell'ordinario... dei tanti uomini e donne che vivono con significato ed amore le fatiche quotidiane. Profezia di umanità impenetrabile alla logica del mondo, ma luminosa a coloro che aprono i loro cuori. Ci sono i testimoni della vita, del lavoro, della giovinezza e i tanti che vivono la scelta del bene... verso il meglio e il più di umanità. C'è la "scandalosa stoltezza" di chi vive e soffre sperando e impegnandosi per un mondo migliore. Il processo di globalizzazione rende tutto a portata di mano, fa sentire il mondo come un villaggio globale, brucia inesorabilmente notizie, scoperte e avvenimenti, massifica tutto e tutti, asserve l'intelligenza e la dirige verso il buco nero del vuoto pauroso dei valori, del pensiero senza pensiero, del nulla. La politica mondiale, lasciatasi alle spalle il vecchio assetto est-ovest da guerra fredda, vive oggi la follia di guerre e guerriglie locali che nascono da interessi etnici, tribali, da rigurgiti di nazionalismo esasperato. In Italia l'euforia dell'euro deve fare i conti con un sistema pensionistico obsoleto, con lo stallo dell'economia, con un rapporto conflittuale tra cittadino e cosa pubblica. La nostra Sicilia, nel carrozzone Italia del sud, è regione a rischio dove la politica soffre dello stile gattopardiano per cui tutto cambia perché tutto resti immutato. Trapani, nel panorama siciliano, paga lo scotto di un sistema arcaico di burocrazia bloccante, è minata dal virus micidiale della mafia atea e assassina che tiene sotto scacco istituzioni e cittadini.

La crisi interroga la Chiesa
Per una Chiesa purificata che possa interrogare la crisi dell'uomo La Chiesa, guidata da quest'uomo venuto dall'Est, Giovanni Paolo II, è scossa da un fremito di novità e di paure che ne condizionano la vitalità e la forza operativa. Già il Concilio Ecumenico Vaticano II nella "Gaudium et Spes" aveva con lucidità evidenziato il travaglio in cui la Chiesa alla fine di questo millennio si è venuta a trovare: lo iato tra fede e vita, tra cultura e Vangelo. Masse sempre più numerose di cristiani per nulla cristiani portano la Chiesa a contarsi, a vivere da minoranza, a rinserrare le fila per compiere un cammino di coscientizzazione che eviti l'insignificanza, la invisibilità, l'inefficienza. C'è crisi di ecclesialità. Si ama privilegiare l'aggancio a Cristo, ma non si accetta la mediazione della Chiesa. E' in crisi, inoltre, la comunione ecclesiale perché è in crisi la persona che vive la tragedia dell'uno, nessuno e centomila, divisa in se stessa, incapace di capirsi e di accettarsi, ma costitutivamente creata per essere dono agli altri, per trascendersi in Dio.

L'anno Santo: Kairos per la Chiesa
Nell'oggi di ogni uomo gesù opera meraviglie "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo figlio, nato da donna" (Gal 4,4). Gesù di Nazaret, recatosi un giorno nella Sinagoga della sua città si alzò per leggere (Cfr. Lc 4, 16 - 30): "Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore" (Is 61, 1 - 2). "Oggi, soggiunse Gesù, si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi" (Lc 4, 21). "Tutti i giubilei si riferiscono a questo tempo e riguardano la missione messianica di Cristo.... E' Lui ad annunziare la buona novella ai poveri, è Lui a portare la libertà a coloro che ne sono privi, a liberare gli oppressi, a restituire la vista ai ciechi..... Giubileo, cioè un anno di grazia del Signore, è la caratteristica dell'attività di Gesù" (Tertio Millennio adveniente N. 11). Il mistero dell'incarnazione è l'Evento che nell'oggi della storia porta salvezza all'uomo pellegrino nel mondo. In questa prospettiva il grande Giubileo del 2000 è l'occasione, il dono, la grazia che lo Spirito del Signore ci offre per guardarci nella pace e per costruire umanità rinnovata. Abbiamo bisogno di conversione vera, di riconciliazione ad ogni livello, in ogni ambito della vita civica, famigliare, ecclesiale. E' necessario pensare ad itinerari di riconciliazione diversificati, predisporre degli organici cammini di formazione delle coscienze. Ci muoviamo nell'orizzonte dell'anno santo, questa grande utopia storica e concreta che ben si coniuga con le beatitudini evangeliche. L'anno santo è un "Kairos", un dono, un evento, una folgorazione di Dio che irrompe nella storia degli uomini con la forza dello Spirito a Pentecoste. Nella luce della fede va accolto, vissuto, celebrato, assaporato, rettamente inteso. Una visione fuorviante dell'anno santo significherebbe un'occasione perduta, un dono sciupato, un incontro disatteso, una prospettiva mancata. L'anno santo ci offre la possibilità di contemplare il mistero dell'incarnazione, di rivisitare il cammino di Dio verso l'uomo nell'esperienza esaltante ed unica del popolo di Abramo, pellegrino errante, padre nella fede, capostipite di una schiera innumerevole di credenti nel Dio unico. L'anno santo postula una catechesi biblicamente fondata; esso stesso deve diventare una catechesi nel suo svolgersi non lasciando cadere nell'insignificanza del consumismo selvaggio i segni di questo straordinario evento di grazia. Nei mass media l'anno santo rischia di essere business, giro di denaro, occasione per realizzare opere pubbliche importanti, per dare un volto rinnovato alla Roma, caput mundi e sede del successore di Pietro. L'anima del Giubileo non è la quantità di pellegrini che si recheranno a Roma, alla tomba degli apostoli Pietro e Paolo, non è la possibilità data dalla Chiesa ai battezzati di guadagnare le sante indulgenze, ma è soprattutto il richiamo alla conversione della mente e del cuore, l'esigenza della riconciliazione.

IV Convegno delle Chiese di Sicilia: porta santa del 2000
Crescere nel cuore della Chiesa, mistero di comunione, promuovendo una presenza matura e responsabile dei laici. Agli inizi di Gennaio dell'anno santo del 2000 le chiese di Sicilia saranno riunite in convegno per riflettere su "Una presenza per servire, i laici per la missione della Chiesa in Sicilia nel terzo millennio." Anche la nostra Chiesa trapanese si è preparata a questo evento con un corale e interiore pellegrinaggio - "approfondendo la propria chiamata di popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, pellegrino nella storia come segno e strumento dell'unità del genere umano, - interrogandosi sulla specifica vocazione dei fedeli laici nella comune missione di annunciare, celebrare e testimoniare il Vangelo della carità in questa nostra terra" (dal documento base di preparazione al Convegno). Una coscienza più matura della Chiesa tutta circa la natura e la missione del laico è esigita dal comune denominatore che fa di noi il popolo santo di Dio pellegrino per il mondo: il santo battesimo. La Chiesa è popolo "laòs"; la laicità qualifica, specifica l'essere della Chiesa, mistero di comunione. Il grande Agostino rivolgendosi ai fedeli di Ippona: "Con voi sono cristiano per voi sono Vescovo" intendeva sottolineare questa verità con forza. Sul laico responsabile, cosciente, maturo, impegnato, intendiamo scommetterci per portare avanti la pastorale nella nostra Chiesa. In quest'orizzonte trova la sua logica collocazione il piano pastorale di quest'anno particolarissimo che intendiamo vivere nella fede come occasione di promozione vera del laicato.


PARTE SECONDA
In ascolto con amore
In confronto con le logiche del mondo per ascoltare le invocazioni di ogni uomo.

Viviamo in un mondo diviso e contrapposto, segnato da odi e rancori, percorso da insani pensieri di vendetta, guidato da logiche egoistiche che calpestano i diritti della persona umana e che causano indebitamento, sfruttamento, schiavitù. Sperimentiamo il cammino perverso di chi è ricco e diventa sempre più ricco e di chi è povero e diventa sempre più povero. Constatiamo l'illogico e distruttivo benessere dell'occidente che brucia risorse immense, inquina e distrugge l'ambiente, spezzando l'equilibrio dell'ecosistema, ferendo irreversibilmente il pianeta terra. La perdita dei valori religiosi, dell'etica e del senso del peccato pesano sull'umanità come un enorme macigno, sono come una pietra tombale che fa calare un silenzio di morte sull'umanità che anela alla liberazione. Il pensiero intriso di mafiosità è la piaga della terra di Sicilia. La mafia è il male oscuro che con le sue logiche di morte semina sconforto, azzera la speranza, ferisce la volontà di riscatto di un popolo schiavizzato da una minoranza arrogante e senza scrupoli. L'intreccio nefasto tra politica, economia e potere mafioso scardina i principi della legalità e della giustizia, incute paura, condiziona le coscienze, le manipola e le asserve. Il bene e il male non discendono da un'etica oggettiva, ma obbediscono agli interessi del potente capo mafia di turno. Anche il concetto di famiglia è inquinato e distorto, usato per indicare un'appartenenza forte, un legame assassino; la famiglia mafiosa ha interessi che difende con metodi barbari non facendosi scrupolo di uccidere. Anche la religione viene chiamata a supporto di chi sceglie la strada infida della mafia: i riti iniziatici della mafia sono un'offesa al sacro, una parodia della fede, una strana, diabolica liturgia sancita con il sangue. Il Vangelo della carità cede il passo al Vangelo dell'uomo di onore, di chi vorrà farsi ragione con le proprie mani dei torti subiti, di chi fa sua la massima dell'occhio per occhio e dente per dente. L'abbrutimento delle coscienze, narcotizzate da un benessere facile da raggiungere attraverso le scorciatoie dell'illegalità e dell'imbroglio, pesa sulla vita di un popolo che si porta dietro paure ancestrali, pensieri funesti, comportamenti riprovevoli. Il rispetto del bene altrui, il senso civico, la fiducia nelle istituzioni sono i beni da recuperare se non si vuol correre il rischio di una esplosione selvaggia del sistema sociale sempre più connotato dalla legge della giungla. "A riguardo della mafia, in quanto distorto complesso di falsi valori e dunque, prima ancora che per il suo nefasto potenziale di delinquenza e di antisocialità, è nostro dovere ribadire la denuncia, altre volte espressa, circa la sua incompatibilità con il Vangelo (...). Tale incompatibilità con il Vangelo è intrinseca alla mafia per se stessa, per le sue motivazioni e per le sue finalità, oltre che per i mezzi e per i metodi adoperati. La mafia appartiene, senza possibilità di eccezione, al regno del peccato e fa dei suoi operatori altrettanti operai del Maligno. Per questa ragione, tutti coloro che, in qualsiasi modo, deliberatamente, fanno parte della mafia o ad essa aderiscono o pongono atti di connivenza con essa, debbono sapere di essere e di vivere in insanabile opposizione al Vangelo di Gesù Cristo e, per conseguenza, di essere fuori dalla comunione della sua Chiesa". (Nuova Evangelizzazione e Pastorale n.12)

La Chiesa mistero
Chiamati per grazia ad essere presenza viva di Cristo La Chiesa, scaturita dal costato squarciato di Cristo, morto e risorto, Mistero continuamente donato e partecipato a tutti noi dalla potente azione dello Spirito Santo, è dono che va accolto e vissuto da ciascuno con docile e impegnata fedeltà. è dono da edificare ogni giorno con totale disponibilità da parte di ciascuno con i carismi e ministeri a lui donati dallo Spirito proprio per l'edificazione comune. Ciascuno deve riconoscersi debitore all'altro, come realtà di una sola e medesima Chiesa, come membra dell'unico corpo: "perché a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1 Cor 12,6), perché è l'unico Spirito che rende "idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo" (Ef 4,11). Per questo ETC, al n. 26 afferma: "Ciascuno, secondo il proprio ministero e il dono dello Spirito ricevuto, deve sentirsi impegnato in prima persona a edificare la comunità nell'amore di Cristo, partecipando con piena responsabilità alla sua vita e alla sua missione". Nella Chiesa non dobbiamo sentirci estranei. nella Chiesa non ci sono servi e schiavi, ci sono solo figli e fratelli e ognuno ha il suo posto in quanto tutti in forza del battesimo costituiamo la Chiesa tutta ministeriale, comunità sacerdotale, profetica e regale.

Chiesa, diventa ciò che sei
Luogo di grazia per la risposta personale di ciascuno al dono di Dio Credere la Chiesa è vivere nella Chiesa, è amare la Chiesa, è servire la Chiesa, è lavorare perché sia bella, splendente, senza macchia né ruga. Questa santa Chiesa trapanese ci appartiene: sentiamola nostra, difendiamola, purifichiamola da tutte le incrostazioni, le muffe, gli orpelli inutili, facciamola essere segno credibile nel mondo, sacramento del Cristo, unico Signore e Salvatore. La Chiesa è famiglia, è comunità in cammino, è segno di Dio che nel già e non ancora annuncia all'uomo pellegrino sulla terra l'avvento dei cieli nuovi e della terra nuova. La Chiesa è per servire Dio e per servire l'uomo, è presenza che si spende, è carità che si dona. E' atto di obbedienza allo Spirito accogliere, scoprire, il proprio carisma e il proprio ministero proprio, assumersi ogni responsabilità, praticarli con generosa disponibilità e in piena comunione ecclesiale assumendosi ogni responsabilità. Ed è ugualmente atto di obbedienza allo Spirito riconoscere, rispettare, promuovere e valorizzare il carisma e il ministero dei fratelli. E' grata riconoscenza allo Spirito il dono ricevuto e umile riconoscimento del proprio limite aprirsi ai doni che gli altri hanno ricevuto per ricercare insieme quell'integrazione che rende completo nelle sue varie manifestazioni il corpo del Signore, cioè la Chiesa. Infatti "il carisma - ha detto Giovanni Paolo II a Mazara del Vallo - non è affatto un'arbitraria iniziativa del singolo all'interno della Chiesa. E' piuttosto la risposta suscitata dallo Spirito ad un bisogno concreto dell'apostolato, una risposta incarnata nelle capacità personali. Il carisma autentico è essenzialmente a servizio della comunità ecclesiale".


PARTE TERZA
Riconciliazione dono dall'alto
Nella conversione di ciascuno la novità e la bellezza della vita cristiana, con la grazia della riconciliazione

Giovanni Paolo II dedica una larga parte della TMA al tema e all'impegno della Riconciliazione, considerata nei vari aspetti, ma soprattutto come presa di coscienza e umile confessione dei peccati, che rompendo la comunione con Dio hanno gravemente offuscato non solo la santità dei singoli cristiani ma della stessa Chiesa e ne hanno oscurato la sacramentalità, svuotando di significato e di efficacia la sua azione salvifica e la sua missione nel mondo. Per questo afferma che in questo Anno Santo "E' giusto che...la Chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza del peccato dei suoi figli nel ricordo di tutte quelle circostanze in cui, nell'arco della storia, essi si sono allontanati dallo Spirito di Cristo e del suo Vangelo, offrendo al mondo, anziché la testimonianza di una vita ispirata ai valori della fede, lo spettacolo di modi di pensare e di agire che erano vere forme di antitestimonianza e di scandalo" (TMA 33).

Riconciliazione come stile di Chiesa
Novità di vita e di amore al servizio di ogni uomo Il rimando alla riconciliazione è di una evidenza solare. Il Mistero della Riconciliazione trova riferimento nella Santissima Trinità e nella Pasqua di Cristo Signore, il suo radicamento nella conversione personale, nei suoi ambiti: ecclesiale e sociale, nelle sue esigenze e condizioni, nei suoi possibili itinerari. "Riconciliazione" è il termine "umano", legato cioè alla condizione dell'uomo decaduto e peccatore, è il termine "storico" della parola divina "comunione". Non c'è comunione senza riconciliazione! Dio stesso per riportare l'uomo, per riportarci tutti alla comunione con sé e renderci partecipi della sua gloria, "ci ha riconciliati con sé in Cristo" (2Cor 5,18), "quando eravamo ancora peccatori, ...quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, ... ci gloriamo in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale abbiamo ottenuto la riconciliazione" (Rm 5, 6-11).

Novità nel cuore dell'uomo "Dalla morte e risurrezione di Cristo scaturisce ad opera dello Spirito Santo, la "nuova creatura" (2 Cor 5,17), l'uomo nuovo (cfr. Gal 6,15), la comunità umana nuova (cfr. Ef 2,14-18),l'ordine cosmico nuovo (cfr. Col 1,20) nel quale l'uomo fruisce in sovrabbondanza della pace con Dio e con i fratelli" (Doc. di lavoro per il Sinodo dei Vescovi del 1983). Per la Pasqua del Signore Gesù, tutta la storia e ogni uomo sono sotto e dentro la grazia riconciliante di Cristo, così come sono stati e sono ancora dentro il mistero del peccato. E' il mistero pasquale della nostra salvezza. Il Battesimo, immergendoci nella morte liberatrice del Cristo e, per la potenza del Padre, facendoci riemergere alla vita col Signore Risorto (cfr. Rom 6,4) ci ha fatti entrare nella prima, radicale riconciliazione. Essa è, come la grazia e come la vita, un impulso e una corrente che trasforma i suoi beneficiari in operatori e trasmettitori di se stessa. Il dovere della riconciliazione attinge personalmente tutti e singoli i fedeli, ciascuno di noi: e senza il suo adempimento rimane inefficace persino il sacrificio cultuale che facciamo (cfr. Mt 5,23). La Chiesa, perché "mondo riconciliato", è nativamente e permanentemente riconciliante; e, in quanto tale, essa è presenza e azione di Dio "che riconcilia a sé il mondo in Cristo" (2Cor 5, 19).

Unica via per essere e diventare sempre più comunione "La riconciliazione è l'unica via storica per la comunione, mentre la comunione ecclesiale è l'unica istanza storica da cui parte in Cristo e nello Spirito l'appello e la forza della riconciliazione cristiana. La riconciliazione è pertanto preliminare all'esperienza di comunione e continuamente la ricompone e l'alimenta, consentendo di vivere in profondità il mistero della Chiesa convocata nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, fino alla pienezza di comunione del Regno" (CEI, La Forza della Riconciliazione, 1984). Essa pertanto è l'unica via necessaria per poter vivere, nella fedeltà, il dono con cui lo Spirito ci introduce e ci fa vivere nell'intimità della Trinità Santissima. E' l'unica via possibile per poter condividere con i fratelli, nella Chiesa, il dono della Comunione che incessantemente ci viene donato dall'Alto, per crescere in esso e costruire, insieme, comunità riconciliate e riconcilianti. Solo nella riconciliazione si potrà "rifare con amore il tessuto cristiano delle comunità ecclesiali", vivere una autentica vita di comunione nella Chiesa a tutti i livelli... la Chiesa potrà essere e brillare "in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). Non è possibile nessuna comunione senza una sincera e profonda conversione personale, senza un impegno quotidiano di riconciliazione, verso tutti, mai nessuno escluso,... senza rinuncia, senza sacrificio, senza la potenza liberante della croce. Solo la riconciliazione genera e promuove una vera cultura di comunione, quella cultura che, secondo Comunione e comunità I, richiede alcuni valori umani, quali l'attitudine al pensare insieme, alla condivisione degli impegni, alla elaborazione comunitaria dei progetti pastorali, alla formulazione corretta di giudizi comuni sulla realtà, all'adozione di forme d'intervento in cui si esprima l'anima cristiana di tutta la comunità, che riconosce il dialogo quale metodo e strumento normale della crescita comunitaria. un dialogo caratterizzato dall'apertura franca e leale, dall'umile riconoscimento della necessità di ricevere l'altro come dono, dall'esperienza della fraternità, dallo scambio gratuito del perdono reciproco, dall'assunzione della responsabilità.

Per una cultura della riconciliazione
Dinamismo creativo di amore autentico, sempre più grande Una vera cultura di comunione è fondata su un'effettiva prassi di riconciliazione:
  • che richiede innanzitutto una mentalità e un costume permanente di riconciliazione: si tratta di un atteggiamento di fede, che nasce in ognuno dall'esperienza profonda e personalissima di essere stato perdonato e amato da Dio. Tale esperienza trasformante porta inevitabilmente ciascuno a perdonare, spontaneamente, gratuitamente, sempre, in ogni caso, chiunque;
  • che comporta l'esercizio in pienezza del metodo comunitario della correzione fraterna, con le tipiche gradazioni di intervento, previste dallo stesso Vangelo, quando nascono problemi e difficoltà di convivenza;
  • che impegna ad una pronta e disponibile obbedienza ai legittimi pastori, riconosciuti "principio di coesione essenziale all'interno della Chiesa";
  • che esige, infine, quando la conflittualità si fa ostinata, caso non tanto infrequente, che tale conflittualità sia vissuta ancora in maniera ecclesiale, cioè spartendosi tutti il dolore di tale divisione e facendosi tutti carico di continuare a ricercare la comunione.
  • La riconciliazione è fatica, è rinuncia, è sacrificio, è Croce. Non si attua certo eliminando chi non è d'accordo, ma lasciandoci, come Cristo, inchiodare sulla Croce. Ma è Croce vittoriosa. Essa impegna tutti a ricominciare daccapo, con la potenza della Pasqua di Cristo, in ogni situazione, ogni volta.

    La comunione
    Manifestazione originale e autentica della Chiesa Il vero compimento del rinnovamento conciliare, l'unica svolta, essenziale e ineludibile, per la pastorale, l'adeguata risposta di salvezza per l'uomo d'oggi, è la COMUNIONE. Dono dello Spirito, impegno faticoso e quotidiano di ogni cristiano, cammino di ogni comunità mai compiuto pienamente e da percorrere ogni giorno. Il primo, fondamentale rinnovamento della Pastorale non può consistere nel reperimento di nuovi metodi e di nuove tecniche, nemmeno nell'apertura di nuovi orizzonti o nell'offerta di nuove proposte; come se tutto si risolvesse sul piano dell' "oggettivo", del "che cosa" e del "come", per adeguare le azioni e i doni della fede ai nuovi soggetti che si presentano destinatari della missione della Chiesa. La prima, fondamentale e radicale risposta all'urgenza del rinnovamento viene soltanto dalla mobilitazione del soggetto ecclesiale stesso che pone l'offerta cristiana all'uomo storico. La Chiesa è chiamata, innanzitutto, ad adeguare se stessa, in quanto Chiesa, attraverso la riscoperta della propria identità e il recupero degli aspetti che maggiormente abbisognano di rivitalizzazione perché essa diventi, prima ancora che credibile, significativa ed efficace strumento per l'uomo di oggi. E' stato questo il grande richiamo e l'invito pressante del convegno dell'anno scorso e del Piano Pastorale del 1998-99 "Sul Tabor per sperare". Un ritorno alle origini, all'autenticità cristiana, alla santità, a lasciarci irradiare dalla Luce di Cristo, per sperare e potere essere veramente ministri di speranza per l'uomo che varca le soglie del Terzo Millennio dell'era cristiana. Certamente, non si tratta di creare, adesso, ex novo, la Chiesa come soggetto attivo di pastorale. si tratta invece di riscoprire tutti la comunione come elemento costitutivo ed essenziale da vivere e praticare con passione,...fino alla Croce. si tratta di svegliare le parti dormienti, di rimettere in moto le membra atrofizzate, di snodare articolazioni alquanto paralizzate, di richiamare a raccolta tutte le componenti ecclesiali, di dare spazio e valorizzare a pieno tutti i carismi.

    Per una Chiesa missionaria
    Protagonista del rinnovamento della storia e dell'umanità L'umanità oggi, come e più di sempre, ha bisogno di "cattolicità" come dimensione profonda e interna del vivere sociale. Il soggetto ecclesiale di cui il mondo ha bisogno è proprio il soggetto "cattolico", vale a dire una comunità viva, concreta, che mostra ed evidenzia la possibilità di valorizzare "parti" ed "elementi" senza sacrificarli al "tutto", anzi valorizzandone l'armonia e le esigenze. La vocazione "cattolica" della fede cristiana attende oggi la sua migliore verifica a servizio dell'uomo. La Chiesa, nella sua attività pastorale ha l'obbligo di rifondare anzitutto in se stessa questa sua dimensione interna e costitutiva, nell'apertura delle "parti" al "tutto" e del "tutto" alle "parti": essa deve mostrarsi come forza unificante della capacità di armonizzazione del "diverso", impedendo ogni tipo di affermazione del "particolare" contro altro "particolare" o contro "l'universale".


    PARTE QUARTA
    Liberati dalla ricchezza della Riconciliazione
    Perché risplenda in noi la bellezza dell'amore fraterno

    A questa prassi di riconciliazione, definita "necessità vitale della Chiesa", Paolo VI, l'8 Dicembre 1974, ha dedicato la sua mite e forte esortazione apostolica "Paterna cum benevolentia" (sarebbe quanto mai opportuno riprenderla costantemente, meditarla, e ispirare ad essa la nostra vita ecclesiale). In essa Egli ci ricorda che ogni itinerario di riconciliazione ecclesiale comincia sempre da se stessi: "Inizia la pace da te, affinché, quando tu stesso sarai pacifico, possa portare la pace agli altri" (S. Ambrogio). Solo a questa condizione la Chiesa sarà credibile agli occhi degli uomini e sarà effettivamente sacramento di unità e di salvezza per tutti gli uomini, artefice di "cieli nuovi e terra nuova". "Solo la comunione che nasce dalla riconciliazione permanente rende la Chiesa sulla terra mondo riconciliato" affermava S. Agostino che anticipando la fraternità escatologica, mostra la Chiesa icona del mondo futuro, preannuncio di quella Gerusalemme celeste ove Dio sarà tutto in tutti. La riconciliazione suppone la capacità da parte di ciascun battezzato e delle comunità ecclesiali della nostra Chiesa diocesana di far discernimento, di metterci in discussione, di lasciarci interpellare dalla Parola di Dio. "Zaccheo capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù" (Lc 19,3). Alla luce del Vangelo siamo chiamati a leggere la nostra vita, siamo invitati a conoscerci nella verità, a prendere coscienza delle luci e delle tenebre, della grazia e del peccato che è in noi.

    In ascolto della Parola...
    La comunione è già iniziata Una Chiesa passata al vaglio dalla Parola è una Chiesa in atteggiamento-tensione di riconciliazione. La Parola di Dio è la spada a doppio taglio che penetra fin nelle profondità, che smuove le coscienze sopite, risveglia le narcotizzate, fortifica le deboli e le ritempra, le attrezza per l'ardua impresa della riconciliazione. Il primo - fondamentale - indispensabile ministero della nostra Chiesa diocesana è, resta e sarà quello di farci profezia, testimonianza, servizio umile, gioioso, costante della Parola attraverso itinerari organici di evangelizzazione, di catechesi sistematiche, di annuncio missionario del Vangelo. L'ufficio catechistico diocesano dovrà farsi carico di pensare, organizzare, stimolare la nostra Chiesa trapanese sul delicato - fondamentale versante della catechesi in quest'avvento del 3° millennio dell'era cristiana, in un contesto sempre meno cristiano e sempre più caratterizzato da multietnicità e inter-religiosità.

    La nuova evangelizzazione
    Condotti dalla "passione" per la Parola nelle vie inedite del mondo di oggi Saremo aiutati a tentare vie nuove di evangelizzazione facendo nostro l'invito del Santo Padre Giovanni Paolo II che ci spinge a percorrere nuove vie di evangelizzazione. La nuova evangelizzazione dovrà essere l'obiettivo, il tormento, lo stile, il programma di quanti abbiamo a cuore l'avvento del Regno di Dio. La catechesi non è tutto, ma tutto nella Chiesa necessita di essere catechizzato, la catechesi attraversa trasversalmente ogni ambito della vita della Chiesa, ne rappresenta l'anima, dà un senso all'agire, al vivere, al credere della Chiesa stessa. La fede è suscitata dalla Parola ed è fidando sulla Parola di Dio e sulla potente azione dello Spirito che la Chiesa continua nel tempo della storia a gettare le reti e a proporre con forza l'eterna Verità che fa liberi. Nella giungla del mondo, ad un'umanità soffocata da vacue e fuorvianti parole la Chiesa è chiamata a rivolgere con forza testimoniante la parola di Dio, luce di verità, seme di vita nuova nello Spirito.

    La catechesi per un tempo di cambiamento
    Cammino permanente di fede nell'esperienza integrale e storica di ogni uomo E' il momento di mettere in crisi il sistema tradizionale di una catechesi scuola-corso di preparazione ai sacramenti ed è tempo di iniziare un cammino nuovo di formazione permanente alla fede, di catecumenato, di catechesi che accompagna abitualmente ogni stagione della vita e ha come obiettivo una presa di coscienza sempre maggiore del nostro battesimo. Per troppo tempo abbiamo scolarizzato la catechesi con la conseguenza di aver creato la falsa convinzione che il sacramento ricevuto alla fine di un preordinato cammino di catechesi dava il diritto a non impegnarsi più nello studio - meditazione della Parola di Dio. I sacramenti dell'iniziazione cristiana per quanti ragazzi hanno rappresentato il sacramento dell'addio? Come fare per orientare la vita cristiana in un cammino che sia illuminato, ritmato, sostenuto, guidato dalla Parola di Dio? Impresa non facile, compito difficilissimo è questo e richiede una comunità attrezzata di educatori - catechisti preparati, ok, impegnati, autentici testimoni del Cristo, motivati, disposti a svolgere con competenza questo delicato e preziosissimo ministero. Formare i formatori, creare gli operatori della catechesi è lo sforzo che dobbiamo affrontare se vogliamo dare solide fondamenta alla nostra azione pastorale. Il nostro istituto di scienze religiose e le scuole di teologia di base sono uno strumento prezioso da rimotivare, rivitalizzare, a cui indirizzare i nostri operatori pastorali perché si qualifichino e diano il meglio nella loro azione al servizio della causa del Vangelo.

    Alla riscoperta del sacramento della Riconciliazione
    Rinascere a vita nuova nella freschezza perenne della gioia autentica In quest'anno particolare di grazia, in quest'anno santo del 2000, con forza la Chiesa ci chiama a vivere la riconciliazione e ci indica la strada da percorrere per fruire abbondantemente dell'amore misericordioso del Signore. Il sacramento della penitenza è l'ancora lanciata ai battezzati per rinascere a vita nuova, per operare quel cambiamento di vita che è condizione indispensabile per essere uomini e donne veramente salvati. Riscoprire la bontà di questo sacramento, viverlo con intensità di fede, lasciarci conquistare ogni giorno dal desiderio ardente di Dio, della santità, operare con gioia una salutare purificazione della mente e del cuore, puntare tutto su Cristo unica speranza che non delude, scegliere decisamente di stare dalla parte del Vangelo senza annacquamenti e sconti, scommettere fino in fondo sulla Parola: ecco la meta esaltante, giubilare che ci aspetta. Ci impegniamo a vivere questo sacramento nella fede, a celebrarlo spesso, individualmente e comunitariamente. Non mancheranno nelle mete dei nostri itinerari giubilari presbiteri generosi, disponibili e pazienti che si faranno cirenei, fratelli e padri nella fede pronti a dispensare la gioia del perdono, il dono della riconciliazione. Una Chiesa riconciliata è una Chiesa penitente, che prende coscienza del suo peccato e si fa pellegrina nella fede verso il suo Signore e Padre, Dio che accoglie e che perdona. Zaccheo è il pubblicano curioso, desideroso, ansioso di vedere Gesù. Si muove da casa, sale sul sicomoro, poiché era piccolo di statura, vede e non è visto, può soddisfare appieno la sua curiosità. Gesù ha fissato per lui da sempre questo momento per salvarlo ed eccolo Gesù sganciarsi dalla folla e andare decisamente verso l'albero del sicomoro e li fermandosi chiamare Zaccheo con il proprio nome come si chiama un vecchio amico, uno che gli sta a cuore: "Zaccheo, vieni giù, oggi voglio venire a casa tua" (Lc 19,5). Questo preveniente amore di Gesù scombussola i piani di Zaccheo, gli mette dentro un desiderio di bene a lungo sopito, gli dà un coraggio insospettato, gli fa prendere la decisione che inconsciamente anelava da tutta una vita, quella decisione che lo libera dalle catene - pastoie del denaro, del vizio, dell'usura, dell'odio e lo fa aprire alla generosità, all'amore, al dono: "Se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto" (Lc 19,8). Oggi, dirà Gesù, la salvezza è entrata in questa casa. Ci proponiamo che in quest'anno santo ogni casa, ogni famiglia sia visitata dalla salvezza, in ogni cuore venga accolto Cristo Gesù, ogni persona viva la gioia dell'incontro liberante - salvifico con Cristo.

    Il peccato
    Esperienza negativa che ferisce la bellezza di ogni uomo "E' andato ad alloggiare da un peccatore" (Lc. 19, 7). Gesù non disdegna di recarsi da Zaccheo, di compromettersi andando da lui. E' "venuto non per i sani, ma per i malati, non per i giusti, ma per i peccatori". Il peccato non scoraggia Cristo, non gli impedisce di compiere la sua missione. Per sconfiggere il peccato si è incarnato, è morto sulla croce ed è risorto il terzo giorno. Il peccato è attentato alla comunione. prendere consapevolezza del peccato personale e sociale è condizione indispensabile per intraprendere un serio ed efficace cammino di riconciliazione che si manifesta nel volto della comunione ecclesiale. Il peccato ferisce e illude tradisce e inquieta separa e svilisce Ecco l'uomo sazio di tutto, teso al consumismo più sfrenato, assetato di godimento, inquinato da egoismo cieco, lanciato verso un vivere sempre più libertario, senza regole e senza padroni, pervaso da una smania di novità che tutto brucia. l'uomo postmoderno appare sicuro di sé, artefice del proprio destino, manipolatore della vita e della morte, ateo dichiarato, piccolo e sperduto atomo dotato di intelligenza sperduto nell'immenso cosmo. Il peccato sta nella incapacità dell'uomo di riconoscersi creatura, di sottostare al suo Creatore, Padre e Salvatore. Quando la mente si offusca e il cuore, inquinato da insane passioni, tende a legarsi all'effimero, il baratro del male con il suo carico di miserie, di orrori, di soprusi, di ingiustizie, di odio, di illegalità si apre davanti a noi, ci travolge come un fiume limaccioso e ci trascina verso il basso, ci conduce verso la disperazione, verso il vuoto assoluto. Il popolo d'Israele sperimenta l'allontanamento da Dio, il peccato, esperienza di dolore e di morte da cui solo l'intervento salvifico di Javè riesce a tirarlo su.

    Ogni peccato è un'invocazione all'opera di Cristo Tutta la storia sacra è una memoria del provvidenziale intervento di Dio per risollevare il popolo eletto dalla rovina morale in cui continuamente cade. I salmi davidici traducono bellamente questo struggente anelito di cielo, di pulito, di infinito che è nel cuore dell'uomo peccatore che si riconosce tale e guarda a Dio come il solo, l'Unico salvatore, Lo implora, Lo incalza con il lamento, l'implorazione, la lode, il ringraziamento. Il tarlo dell'egoismo insano, il blasfemo "non serviam" assumono i connotati di un'umanità sciocca e gaudente, maschera tragica di un ideale umano veramente buono, pensato, voluto, creato da Dio. Non c'è ambito della vita umana che non sia segnata dall'esperienza del peccato. Le strutture di peccato, reti negative di male imprigionano gli uomini e li indirizzano verso un vivere balordo in cui l'uomo è vittima e torturatore, in cui bene e male fanno fatica a distinguersi e l'orizzonte della coscienza umana si annebbia sempre più. I sistemi economici e le logiche politiche non fondate sul bene comune, i poteri occulti e le lobby di pensiero che si ispirano ad un materialismo meccanicistico e libertario dominano incontrastati lo scenario mondiale dove i ricchi sono sempre più arroccati nella difesa della loro ricchezza e i poveri vengono ricacciati in uno stato di sempre maggiore povertà. Il debito estero del terzo mondo grida vendetta al cospetto di Dio poiché è frutto dell'egoismo gretto dei popoli detentori dell'economia mondiale che affamano letteralmente i paesi poveri dove milioni di persone vivono una vita subumana e muoiono di fame. Il S. Padre ha levato forte il suo grido di protesta e invita la Chiesa a farsi dalla parte degli ultimi e, in occasione del grande giubileo del 2000 ha lanciato un appello accorato alle nazioni ricche perché condonino il debito dei paesi poveri. La conversione se non si fa gesto concreto e visibile non è credibile e non è vera conversione. Rimarrà questo invito lettera morta? Smuoverà le coscienze dell'occidente opulento e gaudente e le porterà a pensare in termini di condivisione, di solidarietà? Il peccato è nel tessuto della Chiesa che si annida come insidioso e sottile veleno, contrasta l'opera dello Spirito e deturpa il volto del corpo mistico di Cristo. La maschera tragica del perbenismo borghese ci porta molto lontano dalla radicalità evangelica, rende insipida, incolore e insapore la realtà ecclesiale, mistero di luce, di verità e di amore che, per divina missione, deve rendere presente e vivo nel tempo della storia il mistero di Cristo, Salvatore e Signore dell'uomo.

    Nella Chiesa con amore
    La "bellezza" di ogni dono e soprattutto di ogni "si" "Oggi la salvezza è entrata in questa casa" (Lc 19,9). "La carità congiunge la preghiera con l'impegno, in modo da rendere contemplativi nell'azione e memori del mondo davanti a Dio. Genera una spiritualità che guarda oltre la storia, ma è sostanziata di storia. Ama appassionatamente, come Dio li ama" (CEI, Con il dono della carità dentro la storia, n. 11). C'è esigenza di riconciliarci con la verità poiché solo la verità ci rende liberi e ci salva. è necessario che si affermi con forza una sana e retta ecclesiologia di comunione, una visione credente della Chiesa popolo e mistero, Regno di Dio che è già e non ancora, segno di una speranza non aleatoria, sacramento di Cristo che postula la partecipazione cosciente e responsabile dei battezzati all'opera salvifica di Gesù. La fede nella Chiesa è da ricercare, approfondire, rimotivare, rinnovare per dare alla Chiesa spessore, vivibilità, efficienza. Riconciliarci con la Chiesa è sentirla nostra, non accusarla ma amarla, non ignorarla ma conoscerla, non snobbarla ma viverla. La sacramentalità della Chiesa, l'essere strumento di Cristo per l'uomo viatore può fare problema a chi con sguardo miope si ferma a considerare le miserie umane che attraversano la storia della Chiesa. Grazia e peccato si scontrano nello scenario del mondo in cui la Chiesa non è la torre d'avorio, la città murata dove il credente vive al sicuro, ma tensioni, ansie, speranze, problemi del mondo sono anche della Chiesa. La Chiesa è chiamata ad essere coscienza critica del mondo, a dare un'anima al mondo, a riconciliare il mondo portandolo a riconoscere il proprio peccato e a indirizzarsi decisamente al bene. Il peccato più grave, quale tarlo corrosivo, deleterio e infido che mina profondamente l'essere della Chiesa, è l'attentato alla comunione ecclesiale. Camminiamo insieme è l'imperativo categorico che faccio mio e su cui vorrei impegnare questa Chiesa che è in Trapani in maniera particolare in quest'anno pastorale che corrisponde all'anno del grande giubileo del 2000. I ritmi del nostro vivere ecclesiale devono essere quelli del camminare insieme durante l'anno santo, visto come occasione particolarissima di conversione e di rinascita nello Spirito. Non si dà itinerario di comunione vera senza una visione antropologica corretta.
    E' la persona immagine di Dio, soggetto dell'amore preveniente e misericordioso di Dio, che va attenzionata, ricentrata nella fede, amata. Nella migliore realizzazione dell'uomo, aldilà delle diversità e dei cambiamenti culturali, Dio ha inscritto per tutti e per sempre il suo messaggio e...se stesso. Non è ipotizzabile nessun itinerario di conversione senza attivare prima un approfondimento sull'essere persona nel contesto socio-culturale in cui viviamo.

    L'Anno Santo nell'anno liturgico
    Le ricchezze giubilari della riconciliazione Ho già segnato gli itinerari giubilari per la nostra Chiesa e dato le linee maestre per un cammino comune che ci unisce alla cattolica, cammino cadenzato da celebrazioni particolari, pensato e voluto come impegno della nostra Chiesa diocesana a lasciarsi condurre dallo Spirito. La liturgia: esperienza di Dio privilegiata che apre continuamente al servizio e all'impegno personale. La liturgia è cuore del mistero della Chiesa, attraverso i momenti liturgici ripercorriamo i misteri della nostra salvezza, entriamo nel raggio di amore del Dio di Gesù Cristo morto e risorto, asceso al cielo, il cui Spirito non finisce di compiere meraviglie di grazie nella storia. La liturgia va vissuta, gustata, assaporata, capita, amata. L'ufficio liturgico curerà ogni momento del Giubileo, insieme ai responsabili dell'anno santo appronterà strumenti, proporrà occasioni di incontri e di studio. La liturgia qualificherà il nostro essere ecclesiale, lo orienterà, lo realizzerà. Vorrei che non si allentasse la nostra attenzione a questa dimensione della Chiesa, che la liturgia non si svilisse in uno sterile rubricismo, ma che diventasse cibo sostanzioso alimento della vita spirituale dei credenti. Perché la liturgia sia scuola di vita cercheremo di riscoprire, valorizzare, dare nuovo slancio ai ministeri istituiti e di fatto del lettorato e dell'accolitato, cureremo i ministranti, faremo in modo che non manchino in ogni comunità i ministeri dell'accoglienza e della consolazione. Un ruolo particolare ha il diaconato permanente. Rendo grazie al Signore per l'ottimo cammino che alcuni nostri fratelli hanno intrapreso con l'ausilio di una equipe di formatori verso la meta del diaconato. La nostra Chiesa deve sentire la responsabilità verso questi fratelli, deve seguirli con amore, scommettersi con loro per una diaconia che qualifichi e ritmi il cammino della nostra santa Chiesa trapanese.

    Per una cultura cristiana visibile
    Lievito efficace per una qualità di vita più... Nella "Gaudium et spes" con tocco magistrale i padri del Concilio hanno tracciato la via maestra di questa mai esaurita fatica della riconciliazione. "Gioie, speranze, angosce dell'uomo sono anche della Chiesa". La Chiesa non è la torre d'avorio, la città murata, sorda ai richiami di un'umanità dolente, alla ricerca, inquieta. siamo chiamati ad entrare con discrezione in ogni campo del vivere sociale per conoscere e per compiere il discernimento sapienziale alla luce della Parola di Dio. Tutto ciò fa la Chiesa madre e maestra, la rende benevola, tenera, amorevole, serva dell'uomo. Dal Convegno Ecclesiale di Palermo '95 è partito l'input per una riflessione delle nostre chiese su: "il progetto culturale per una nuova società in Italia".
    La cultura nel senso più ampio e comprensivo del termine è il veicolo di pensiero retto o deviato, informa le scelte etiche, politiche ed economiche, i percorsi di ricerca e di sperimentazione di frontiera. Cultura e pastorale sono due binari di un'unica locomotiva che conduce verso il traguardo di nuova umanità segnata dalla presenza salvifica dello Spirito Santo che, in una rinnovata Pentecoste, perpetua tra i credenti quei prodigi e segni che rendono l'evangelizzazione credibile e attuale.

    Liberare la ricchezza dei semi del Verbo nella cultura di oggi La cultura cristiana è chiamata a scardinare le logiche di un pensiero ateo, nichilista e qualunquista, a smascherare la saccente sicumera di un laicismo liberal-massonico, a contrastare l'insipiente cicaleccio televisivo spettacolare e vuoto, ad arginare lo sproloquio giornalistico intriso di pressappochismo e settario, a combattere l'overdose di parole, esercizio narcisistico di nominalismo fatuo, a centrare tutto sul pensiero credente, illuminato, sostenuto, guidato dalla Parola di Dio e dal magistero ordinario e straordinario della Chiesa. La Chiesa, in questi due millenni dall'incarnazione del Verbo, si è sempre fatta promotrice di cultura vera. Ne sono prova i monumenti letterari, architettonici, pittorici, scultorei che caratterizzano il territorio e il vissuto delle nostre regioni e delle nostre città. Intorno al campanile si è costruito un'ideale di città per l'uomo che nemmeno la spinta secolaristica più aberrante è riuscita a sradicare completamente. Se è vero che la monolitica società dei nostri padri, la cristianità, ormai è un ricordo del passato, è altrettanto vero che in questa nostra società post-cristiana o come qualcuno ama meglio definirla post-moderna ritorna prepotentemente il bisogno di Dio. Nella tendopoli umana dove si era gridato alla morte di Dio ritorna il bisogno cogente della fede, ancora di salvezza nel naufragio di ogni valore, nel vuoto pauroso di umanità. Non è vero che escludendo Dio dal mondo c'è più posto per l'uomo, poiché lo spazio dato a Dio non solo non toglie nulla all'uomo, ma dà allo stesso una marcia in più per comprendersi nel suo essere più recondito, per camminare non sulla sabbia mobile del relativismo suicida ma nella strada maestra di una verità oggettiva, uguale per tutti, garanzia di giustizia e di legalità.

    Nell'acqua viva del Vangelo: la riscoperta dell'uomo a se stesso In Dio l'arte, la musica, la letteratura, la pittura, l'architettura, la poesia ritrovano la fonte di ispirazione, attingono ogni idea di bellezza in quanto Dio è Bellezza antica e sempre nuova. Sul bello come sul vero e sul buono la cultura credente è chiamata a scommettersi. su questi versanti è chiamata a produrre bellezza, verità, bontà nella vita e nel cuore degli uomini e delle donne di oggi. Non ci è lecito giocare al ribasso, non è giusto appiattire lo spirito in un feriale grigio e triste, non è evangelico tarpare le ali del sogno che sfida l'impossibile e sostanzia di concretezza divina il fragile sentire della creatura umana. La Riconciliazione con la cultura è necessitata dalla Verità che ci sovrasta e ci attrae, quella Verità non marginale, ma sostanziale, infinita, divina che si è rivelata in Cristo Gesù per la nostra liberazione. La cultura come veicolo di verità liberante e salvifica ci deve stare sommamente a cuore, nè è pensabile un credo senza cultura, senza verità: sarebbe un credo magico e tenebroso. Ben vengano i percorsi scientifici di approccio alla cultura teologica attraverso una frequentazione numericamente più rilevante di laici della nostra Chiesa all'istituto di scienze religiose e alla facoltà teologica "S. Giovanni Evangelista" di Palermo. Per un vero dialogo alla pari con la cultura laica, perché la Chiesa abbia voce nel mondo culturale trapanese, perché le ragioni della fede non siano proclamate soltanto nelle omelie e nelle catechesi, ma trovino spazio nei pubblici dibattiti, nella stampa, nella televisione, nei circoli culturali, nel vasto campo del socio - politico, si richiedono cristiani attrezzati culturalmente, capaci di controbattere la cagnara laicista-massonica che tutto copre con i suoi tentacoli di potere economico-politico. Su questo obiettivo, su un'apertura più marcata al sentire "cum ecclesia" nella tensione della cattolicità, punta il progetto formativo del nostro Seminario. I nostri giovani aspiranti al presbiterato, ottimamente guidati dal rettore e dal padre spirituale, frequentano con profitto la Facoltà Teologica "S. Giovanni Evangelista" di Palermo. nel periodo estivo hanno avuto modo di confrontarsi con realtà culturali ed ecclesiali diverse e lontane da noi, di aprirsi ad orizzonti più vasti e più interessanti del piccolo, angusto orizzonte del nostro territorio diocesano. I presbiteri del 3° millennio non possono permettersi di essere accusati di provincialismo, devono pensare, progettare, vivere alla grande il loro sacerdozio scrollandosi di dosso incrostazioni, muffe, pregiudizi, assunti sorpassati, anacronistici che nulla riescono a dare agli uomini e alle donne del nostro tempo. Abbiamo giornalisti credenti? Operatori credenti nel campo televisivo? Una classe docente cristianamente motivata, culturalmente valida? Riconciliati con la cultura per incidere nel vissuto della nostra gente ecco l'appuntamento a cui la nostra Chiesa non può mancare.


    PARTE QUINTA
    Camminare insieme si può e si deve
    "Diritto" e "dovere" per vivere l'amore fraterno

    Strumento di cammino comunionale sono le interparrocchialità e le unità pastorali. Non è esigenza di mera strategia sociologica che ci spinge a fare insieme, non è la mancanza di presbiteri a suggerire la necessità di mettere insieme le forze per affrontare meglio le emergenze, non è l'inarrestabile processo di globalizzazione che incalza la progettualità della nostra Chiesa, ma è il mistero della Chiesa che ci obbliga a percorrere la strada maestra della comunione, l'unica strada di salvezza possibile. L'interparrocchialità non annulla le peculiarità delle singole parrocchie, non intende mortificarle, ma armonizzarle, canalizzarle, indirizzarle ad unum. Le poche ricchezze dei singoli diventano grande ricchezza quando vengono messe insieme. Il Vangelo della carità passa, si manifesta, vive nella scommessa della comunione che andremo a vivere e l'interparrocchialità è uno strumento di questa comunione, postula un metodo, vuole delle strategie, si propone degli obiettivi a medio e lungo termine. Si può camminare insieme in un territorio dove esistono diverse comunità parrocchiali se le volontà vorranno allenarsi allo stile della comunione e se con cuore docile presbiteri e laici ameranno incontrarsi, ascoltarsi, dialogare, pregare insieme. Non è inutile il tempo che dedichiamo all'ascolto reciproco. Chi pretende di non aver bisogno dell'altro e scarta già in partenza la possibilità di potersi arricchire nell'incontrarlo si pone fuori dal processo vitale della comunione ecclesiale, fa uno strappo alla tunica indivisa della Chiesa, somiglia al navigatore solitario non voluto e non benedetto da Cristo che mandò i suoi discepoli a due a due nel mondo per annunciare - testimoniare - celebrare l'Amore di Dio resosi visibile, sperimentabile in Cristo Gesù.

    Esprimere la bellezza della vita di grazia
    La partecipazione attiva e generosa nei vari organismi ecclesiali Gli organismi di partecipazione ecclesiale vanno rinverditi, rimotivati, rilanciati se non vogliamo impantanarci in un iter parolaio dove si divulga a piacimento pensiero che nessuno ascolta e recepisce e si fomenta apatia, disistima, lacerazioni su lacerazioni. I consigli presbiterale, pastorale, per gli affari economici, sono luoghi privilegiati di comunione, strumenti preziosi di esercizio comunionale, realtà di Chiesa che vanno promossi, valorizzati, vissuti. E' tempo di costituire in ognuna delle tre zone pastorali il consiglio pastorale che funzioni come cinghia di trasmissione con la diocesi, le interparrocchialità, le parrocchie. Si costruisce Chiesa viva nella quotidiana fatica del cammino comunionale ad ogni livello. Si celebra la comunione ecclesiale nello sforzo generoso di ascoltarci a vicenda e di dialogare. Si matura un vissuto di comunione vera e profonda se lo stile sinodale diventa passione per la nostra Chiesa. I laici hanno voce in un ordinato e regolamentato cammino di partecipazione responsabile e motivato alla vita e alla missione della Chiesa. C'è posto per tutti e non è la presenza dei laici un di più concesso per benevola concessione, ma è un diritto-esigenza originato dal santo battesimo. I laici, popolo santo, regale profetico e sacerdotale e i ministri ordinati, sono chiamati a camminare insieme rispettosi dei carismi di ciascuno, attenti e comprensivi dei tempi di maturazione e delle sensibilità di ognuno. La comunione ecclesiale va perseguita con caparbietà perché da essa si origina la missione, perché l'efficacia dell'azione pastorale - salvifica discende da una reale, forte, motivata, visibile, concreta comunione ecclesiale. Gesù nella preghiera - testamento dell'ultima cena ha collegato inscindibilmente la comunione con l'efficacia della missione: "Padre, che siano tutti una cosa sola perché il mondo creda" (Gv 17,21). "Se un regno è diviso in se stesso va in rovina" (Lc 11,17). I primi discepoli del Signore (atti degli apostoli cap. 2) erano un cuor solo e un anima sola, assidui nell'ascolto della Parola di Dio e nella frazione del pane. L'ecclesia celebra l'Eucaristia, mistero di comunione e di vita e dall'Eucaristia riceve la forza di coesione e la spinta alla missionarietà. Andare e annunciare, testimoniare, rivelare, evangelizzare, spenderci per la verità, catechizzare, essere profezia nel mondo, gridare sui tetti quel che abbiamo sperimentato nel segreto, è l'impegno esaltante, la felice condanna a cui ci chiama Gesù.

    La comunione dono e missione
    Novità sempre inedita per condividere e servire La comunione ecclesiale ricercata, voluta appassionatamente, invocata, pregata, celebrata è annuncio - testimonianza - profezia - missione. In quest'anno giubilare siamo chiamati a celebrare la comunione in molti momenti comunitari diocesani, occasioni propizie per far tacere i particolarismi e far risplendere la comunione. Il primo e fondamentale dono dell'anno santo per la nostra Chiesa sarà quello di una ritrovata unità, di una ricercata e assaporata comunione ecclesiale, di un'appassionata ricerca di ciò che ci unisce più che di ciò che divide, di un sentire comunionale semplice, trasparente, fraterno, evangelico. Il piano pastorale sarà ritmato dal convenire, dal pellegrinare, dal camminare insieme.
    Il camminare insieme
    non è sinonimo di massificazione forzata,
    non è l'ordine militare di marciare compatti
    senza discutere,
    non è lo sforzo richiesto
    per l'efficienza tecnica di un percorso,
    ma è necessità esigita dal nostro essere uno in Cristo, innestati in Lui come tralci al tronco, membra di un'unico corpo di cui Cristo Gesù è il capo. Non sono motivi di convenienza umana, sociologica a determinare la necessità dell'essere uno, ma il dono preveniente di Dio all'uomo. La vita divina a noi comunicata per Cristo nello Spirito ci abilita ad essere un popolo unito nella fede, nella speranza e nell'amore, mistero di comunione che annuncia al mondo smarrito e deluso l'avvento dei cieli nuovi e delle terre nuove.
    Insieme possiamo di più. Insieme siamo forza. Insieme cresciamo. Insieme sperimentiamo la gioia. Insieme camminiamo spediti sui sentieri del bene. Insieme costruiamo umanità nuova. Insieme superiamo ogni ostacolo. Insieme scaliamo le vette della santità. Insieme rompiamo il ghiaccio dell'indifferenza e dell'apatia. Insieme voliamo liberi nei cieli di Dio, uomini e donne della speranza certa.

    Verso Gerusalemme
    Incontro all'infinita bellezza della vita che ci aspetta Gerusalemme è l'icona che richiama la comunità cristiana protesa verso l'escaton di luce e di gioia, è il segno della speranza che polarizza l'interesse dei credenti in Cristo Gesù, è l'oggetto dell'aspirazione somma di chi coltiva desideri di pace e di salvezza, è la risposta di Dio al bisogno di certezza dell'uomo. Gerusalemme concretizza, soddisfa, rappresenta l'ideale della speranza. La speranza è l'acqua salutare che ristora la sete di Dio, è la luce amica che rischiara il cammino verso la meta, è il soffio leggero che annuncia la presenza dello Spirito e infonde coraggio, dà certezza, impegna per la missione. Nel mondo c'è crisi di speranza. "Date ragione della speranza che è in voi" (1Pt 3,15) ci ammonisce l'apostolo Pietro. Nel solco della speranza progettiamo, lavoriamo, costruiamo nel "qui ed oggi" della storia città a misura d'uomo, famiglie solari, posti di lavoro non trappole per l'uomo, ma luoghi di benessere e di gratificazioni, sociale segnato da giustizia e carità, guidato dalla Verità liberante, Chiesa splendida e provvida madre dei credenti, fontana del villaggio a cui tutti vanno con fiducia ad attingere acqua dissetante e salutare. La speranza non delude, è intuizione, è forza penetrante e lungimirante che ci porta oltre l'apparenza, ci conduce nel paradosso " il mondo vi dice ma io vi dico" di cui è pieno il Vangelo. La speranza ha i colori del contrasto: "Vi è stato detto amate i vostri amici e odiate i vostri nemici, ma io vi dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, pregate per coloro che vi calunniano e vi perseguitano" (Lc 6,27). La speranza ha le note di una sinfonia costruita tutta sulle splendide utopie delle beatitudini evangeliche: beati i poveri, chi soffre, chi opera per la pace, chi riceve ingiurie e persecuzioni per la Verità. La speranza è anima del vissuto ecclesiale più vero, è spinta propulsiva che immette energia vitale nel pensare, progettare, agire ecclesiale. La speranza sposa l'ottimismo, rilancia la sfida tra il bene e il male con la certezza che il bene vincerà "Coraggio, io ho vinto il mondo".

    Nella croce vittoriosa di Cristo la risposta ad ogni "croce" degli uomini
    La croce non è sconfitta-insipienza
    non è fallimento-debolezza
    non è annientamento-morte.
    La croce è salvezza
    sapienza
    forza
    vittoria.
    Con la croce, aggrappati ad essa, tronco vitale noi poveri, piccoli tralci, faremo grandi cose.
    Non mi fa paura il soffrire.
    Non mi fanno paura le difficoltà.
    Non mi fa paura l'incomprensione, l'apatia del mondo.
    Non mi fanno paura le armi affilate del principe di questo mondo.
    Se Cristo è con me "Posso tutto in Colui che mi dà forza" (Fil 4, 13).
    So che le scelte pastorali che andremo a fare troveranno ostacoli prima che nel mondo nelle nostre file, so che il peccato si annida in noi e nelle nostre comunità, so che anche Giuda di turno possono nascondersi tra i discepoli del Signore, ma ciò non mi scoraggia, non mi dà diritto a disperare, mi spinge ad aggrapparmi più fortemente, ad ancorarmi maggiormente a Cristo, a riporre in Lui e solo in Lui ogni speranza. Vi invito, fratelli e figli di questa santa Chiesa trapanese, a venire con me per immergervi nelle acque salutari dell'amore infinito e misericordioso di Cristo, a sostare con me al sicuro nel rifugio del suo cuore divino.
    Vi supplico
    a non lasciarvi guidare dallo scoraggiamento,
    a non lasciarvi guidare da pensieri terra-terra,
    a volare alto,
    a inebriarvi di Dio,
    a lasciarvi penetrare dalla sua luce,
    a permettere che sulle ali della speranza noi puntiamo decisamente verso il sole, Cristo Gesù, unico ideale che appaga l'ansia di infinito che è nel nostro cuore.

    Nella giovinezza perenne della speranza cristiana
    Il nostro "si" a Cristo è la nostra presenza impegnata La speranza ha il volto del credente doc, ha la voce di una Chiesa discepola e maestra della Parola, ha i passi dei ministri di Dio motivati e santi, degli operatori pastorali preparati ed entusiasti. La speranza ci introduce nello spazio sacro della vita dove siamo chiamati a fare scelte controcorrente, dove non ci è lecito appiattirci nel nulla di un pensiero senza dogma e senza morale, dove si richiede coerenza di vita, buon esempio, testimonianza viva, non maschera tragica del credo, non fariseismo bigotto, ma linearità e trasparenza di vita. La speranza è il volto comunionale di questa Chiesa che intende camminare insieme. La speranza è il fervore di iniziative, di programmi, di progettualità che porteremo avanti. La speranza è la scommessa vincente di una comunità che sa misurarsi con i problemi reali della gente tentando di dare giuste ed eque soluzioni. La speranza è sfida dell'impossibile nell'umile morire ogni giorno come il chicco di frumento sotto terra per dare i suoi frutti. La speranza è l'alleluia di chi crede che tutto è possibile a chi si fida di Dio e si affida a Dio. La speranza è la certezza che il sogno di Dio si realizza se i nostri sogni si uniformeranno a quello di Dio. La speranza non è l'azzardo di una vita bruciata per un ideale impossibile, ma è la scommessa vincente di un desiderio d'infinito coltivato nel piccolo cuore dell'uomo.

    Facciamo giovane il mondo La speranza affascina perché proietta nel futuro, dà respiro al feriale, apre sempre nuovi orizzonti, ci sprovincializza, ci fa cattolici veri.

    La speranza è l'ideale della Gerusalemme nuova, della Chiesa che siamo chiamati a costruire oggi, ad amare, a servire con tutte le nostre forze. La speranza fa sprigionare in noi energie insospettate, desideri sublimi, aneliti di santità possibile e realizzabile. Con la speranza mi sento più sicuro di condurre la navicella della nostra Chiesa particolare in mari che si annunciano a volte sereni a volte burrascosi in questa straordinaria stagione della storia del mondo. Aiutatemi anche voi ad avere più speranza, sproniamoci a vicenda nel coltivare, costruire, organizzare la speranza per la nostra Chiesa, per il nostro territorio, per i nostri giovani, per le nostre famiglie, per la nostra società. Sarebbe bello se chi ci guarda come Chiesa potesse dire con verità: sono uomini e donne di speranza, hanno un sogno, un'utopia, una strana, appassionante follia, non sono striscianti, non sono omologati, non obbediscono alla moda, sono indicatori, profeti, testimoni di un mondo nuovo. "Il futuro del mondo e della Chiesa appartiene alle giovani generazioni, che, nate in questo secolo, saranno mature nel prossimo, il primo del nuovo millennio. Cristo attende i giovani, come attendeva il giovane che gli pose la domanda: Che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna? (Mt 19,16). Alla stupenda risposta che Gesù gli diede ho fatto riferimento nella recente Enciclica "Veritatis Splendor" , come, in precedenza, nella Lettera ai giovani di tutto il mondo del 1985. I giovani, in ogni situazione, in ogni regione della terra non cessano di porre domande a Cristo: lo incontrano e lo cercano per interrogarlo ulteriormente. Se sapranno seguire il cammino che Egli indica, avranno la gioia di recare il proprio contributo alla sua presenza nel prossimo secolo e in quelli successivi, sino al compimento dei tempi. "Gesù è lo stesso ieri, oggi e sempre". (Tertio Millennio Adveniente n. 58). Dobbiamo riconciliarci con il mondo della cultura, dell'arte, della musica, della politica. Una Chiesa in tensione riconciliatrice è la Chiesa che sogno, che amo, per cui intendo spendermi. O eterna ed infinita Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo, Luce potente, Dio glorioso e santo Verità solare, carità sostanziale che hai voluto rivelaci l'intimo Mistero di comunione vitale creandoci a tua immagine e somiglianza donandoci la tua vita nel Verbo che si è fatto carne guarda benigno questo tuo popolo santo che intende camminare verso la pienezza di vita nello Spirito in comunione profonda e sincera avendo come ideale l'essere uno come tu sei Uno o Dio, divina Trinità. Il difficile cammino della comunione ecclesiale non affievolisca il nostro entusiasmo, non allenti la tensione verso la perfetta comunione dei santi, mettici, o Signore, un grande desiderio di comunione nel cuore, arda, si consumi la nostra esistenza per questo ideale. sia la Chiesa tutta pervasa dall'anelito della comunione, viva, soffra, speri, operi per la comunione. Illumina, rinfranca, sostieni, guida i nostri passi su sentieri di giustizia e di pace, di fraternità e di amore. Rendici uno, o Dio, voce corale che loda, ringrazia, adora plasmaci tuo popolo che professa l'unica fede, sperimenta l'amore come vincolo santo, che accetta la diversità e la conduce ad unità, proclama la speranza non come ultima spiaggia dei delusi e degli sconfitti della vita ma come ancora di salvezza al naufragio dei valori, come certezza appagante della tua presenza di amore nella storia, o Cristo vittorioso e potente Signore della vita e della morte. Facci, o divino Spirito, seme di vita che si apre alla comunione vieni a noi, Luce Amica, e rischiara il nostro cammino. dacci forza per superare le contraddizioni del ragionare terreno infondi sicurezza al nostro spirito debole e disorientato da un relativismo distruttivo e dissacrante. Poni nel nostro cuore un desiderio ardente di amore e di servizio a Dio e ai fratelli, una grande passione per la Chiesa. Chiesa benedetta e santa sacramento di Cristo città posta sul monte, Gerusalemme nuova. Questa Chiesa di Trapani, realtà di grazia, sacramento di salvezza viva in noi, che pellegrini camminiamo verso il Padre. i nostri passi, il nostro operare, sognare, vivere ritmi la vita di questa santa Chiesa che intendiamo servire, amare rendere bella ai tuoi occhi, o Padre di infinita tenerezza, Dio dell'amore e della gioia. Riconciliati vivremo liberi nella verità donaci la grazia di comprendere il tuo amore infondi in noi coraggio e forza per resistere alle tentazioni. sia il nostro cuore di carne e non di pietra aperto a valori dello Spirito teso all'amore più puro e più vero ardente del fuoco di santità proteso alla gioia della comunione ecclesiale. insieme potremo di più insieme cammineremo sulla tua strada saremo sicuri, con te o Cristo via maestra che ci conduci alla meta speranza certa che non deludi, Carità somma che riempi la nostra vita. A Te eterna Trinità la lode, l'adorazione, il ringraziamento oggi e sempre nei secoli dei secoli. Amen.