Messaggio alla scuola
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luned́ 16 settembre 2002
Carissimi giovani e operatori della scuola,

vi chiedo di farmi posto nel vostro cuore permettendomi di entrare insieme a voi nella vastissima e complessa problematica che l’attraversa, fonte di angoscia, di tensioni, di speranze, di dibattiti, di scontri.

            La scuola, nel panorama socio-politico italiano, fa discutere, pone sfide cruciali, richiede scelte coraggiose e non più dilazionabili,  postula un dibattito sereno, pacato e non viziato dal tarlo roditore della politica partitica.

            La scuola va amata perché rappresenta insieme alla famiglia e alla chiesa l’agenzia più importante, la colonna vertebrale del sistema sociale che sostiene il pensiero, la cultura, il modo di essere, di pensare e di vivere di un popolo.

            Bisogna amare la scuola e con intelletto d’amore accostarsi ad essa sforzandosi di capire le dinamiche interne, di migliorarla partecipando attivamente alla sua vita, di mettere a frutto la straordinaria forza innovativa e formativa di una istituzione che risulta fondamentale per un paese civile che vuole proiettarsi con dignità nel futuro.

            Amare la scuola è condizione previa per adoperarsi con intelligenza in suo favore, per difendere i principi del sapere contro i demolitori per professione, gli ideologi del “tanto peggio tanto meglio”, gli anarchici del pensiero, i teorizzatori di una scuola che intende dare spazio e voce solo all’effimero, che esclude l’impegno e lo sforzo e lascia a tutti la libertà di pensare e di fare secondo il gusto del momento, affidandosi alla verità effettuale che più aggrada, conviene, soddisfa.

            Amare la scuola è un imperativo morale che deve farsi strada nel cuore degli operatori scolastici, degli alunni, dei politici, dei genitori, della chiesa, della società civile se non vogliamo un futuro incerto, manipolato dagli strateghi del potere occulto che schiavizzano le coscienze impoverendo il pensiero, debilitandolo, abbassando il livello culturale del popolo, togliendo ai più l’accesso agli ingranaggi del pensiero.

            La scuola va pensata  nelle sedi competenti dove si giocano le sue sorti, nelle aule del parlamento dove l’interesse supremo di chi ci governa dovrebbe essere il bene dei cittadini e dove gli schieramenti ideologici-politici dovrebbero cedere il passo all’interesse sommo della formazione di cittadini onesti, responsabili, protagonisti della loro storia e capaci di costruire un futuro di speranza.

Bisogna pensare alla scuola e partire dall’uomo, avere a cuore la persona umana e  porsi nella logica del servizio, sulla base di un umanesimo che non può non essere cristiano, pena l’azzeramento dell’identità culturale della nostra nazione, ricca di secoli di storia, di arte e di pensiero credente.

La scuola va costruita giorno dopo giorno con il contributo di tutti, a cominciare dal legislatore il quale con l’ausilio e il parere degli esperti deve, nel rispetto della tradizione e tenendo conto del bene della persona umana, dare le coordinate legali per il giusto, sereno e proficuo funzionamento della scuola.

La riforma della scuola, oggi, si impone per vari ordini di motivi:

a)      in una società che cambia la scuola non può rimanere ingessata ;

b)      in un mondo globalizzato la scuola non può chiudersi nel provincialismo più gretto;

c)      in un presente così massicciamente segnato dagli strumenti di comunicazione sociale la scuola non può chiudersi a riccio in un insegnamento che ignora e si rifiuta di utilizzare gli strumenti nuovi della comunicazione;

d)      in uno scenario di popoli in movimento, di razze e di religioni diverse che si incrociano, in un continuo e tumultuoso esodo biblico sempre meno regolabile, la portata del sapere  deve essere sempre meno angusta e sempre più aperta alla ricchezza della mondialità.

Non possiamo chiudere gli occhi davanti ai tantissimi e gravi problemi che investono la scuola: dagli organici deficitari anche per preparazione professionale agli edifici e alle strumentazioni carenti, dalla mancanza di fondi alla nebulosità-fluidità della legislazione scolastica che per troppo tempo è andata avanti per decreti parziali e circolari e manca in atto di un’organica intelaiatura legislativa moderna e puntuale.

            Le famiglie, giustamente, guardano con apprensione l’inizio del nuovo anno  scolastico e quasi a volerlo esorcizzare si dispongono a vivere la difficile arte dell’educazione dei figli sperando che il nuovo anno porti serenità e non sia turbato da inutili e dannosi stop alle lezioni.

Voglio pensare in positivo la scuola e voglio sperare che i protagonisti primi della scuola, docenti e alunni presi da un sussulto di dignità, diano prova di responsabilità, di serietà, di impegno, di volontà di comune crescita.
 
Carissimi Giovani,
non lasciatevi imbrogliare dagli imbonitori di turno, da coloro che urlano e teorizzano la babele del pensiero come ultima spiaggia di una società senza regole.

            L’astensione dalle lezioni, impropriamente intesa come “sciopero” – diritto sacrosanto di ogni lavoratore – può diventare in sé immorale e comunque non può caratterizzare e scandire i primi mesi dell’anno scolastico: un appendice delle vacanze, un modo per smaltire la noia dell’estate continuando nella logica della trasgressione. Non è lecito far ricorso allo “sciopero” come sistema collaudato per non far niente, per eludere i problemi, per non giocarsi la carta della responsabilità e del sacrificio. Lo “sciopero” così come spesso è pensato e realizzato è un’arma contro la scuola e diseduca alunni e docenti in quanto non attiva un dibattito culturale serio e imparziale, ma radicalizza le faziosità, crea spaccature, deresponsabilizza.

            Auguri, carissimo giovane,  costretto a sopportare anche questo richiamo del pastore della diocesi. Se non condividi, se pensi che ti abbia pungolato troppo, se non vedi la bontà delle argomentazioni, se sei stufo di sentire sermoni a destra e a manca, se non hai eccessiva voglia di impegnarti subito su questo fronte, se ti annoia leggere e pensare, se per caso ti ha dato fastidio questa mia annuale incursione nella scuola, sono disponibile a sentire le tue ragioni, ad ascoltarti ed anche a chiederti scuse. L’importante è che non mi chiuda il tuo cuore, che non cestini queste riflessioni e se queste, come sono certo, ti hanno inquietato e disturbato nel tuo quieto-turbolento vivere, sono contento perché questo era lo scopo che mi ero prefissato.

            Abbi cura di pensare alla scuola con serietà e amore.

            Usa la tua intelligenza e non ti lasciare travolgere dalla massa amorfa.

            Giudica con la tua testa ponendoti con verità davanti alla coscienza.

            Unisci intelligenza e fantasia per vivere l’esperienza scolastica come avventura gioiosa.

            Ritma i tempi scolastici con lo studio appassionato delle varie discipline.

            Impegnati con tutte le forze per fare della tua scuola una scuola di qualità.

 
            Con l’affetto e la stima dell’alunno di un tempo e del docente saluto e benedico quanti hanno a cuore la scuola e in essa con sacrificio e intelligenza lavorano. Maria Santissima, educatrice e madre, vi assista, vi guidi e vi protegga in questa splendida avventura dell’anno scolastico 2002-2003.

            Trapani, 23 Settembre 2002


+ Francesco Micciché, Vescovo